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De Sanctis a 360°: “Dia il più inseguito. Ci vedevano brutto anatroccolo, ora siamo cigno”

Per Morgan De Sanctis è un mercato soddisfacente, “di consolidamento per arricchire la rosa e fare punti su tutti i campi. Ho avuto delle difficoltà all’inizio, eravamo visti come il brutto anatroccolo, ma internamente sapevamo che potevamo ambire a diventare un cigno. Gli altri non lo vedevano e adesso la Salernitana comincia ad essere riconosciuta anche a livello internazionale, uno dei valori più importanti di questa campagna acquisti”, confessa il direttore sportivo granata nella lunghissima conferenza stampa post-mercato tenutasi questa mattina al Mary Rosy.

Un nuovo appeal

“Ringrazio i giocatori importanti che ci hanno dato fiducia, in ordine cronologico Lovato che ha dato un significato soprattutto all’interno del mercato italiano. Chi profondamente ha cambiato le cose è stato il duo Vilhena-Candreva. Il primo gode di tantissima credibilità a livello internazionale ed Antonio è stato l’acquisto che ha spostato l’idea che la Salernitana stesse facendo un progetto importante. Siamo visti come elemento di disturbo importante, il rumore dei nemici lo sento – ha detto l’ex dirigente romanista – Sui 15 giocatori arrivati, forse 4-5 potevano essere diversi, ma siamo tutti estremamente felici, compresi i tifosi che hanno accolto giocatori che conoscevano già meglio e stanno imparando a conoscere Dia, Vilhena e impareranno a conoscere altri ragazzi che hanno bisogno di tempo per affermarsi e per performare come ci aspettiamo. Ringrazio chi fattivamente ha collaborato in questi due mesi con me, ovvero Giulio Migliaccio, che è il coordinatore dell’area tecnica, Simone Loschiavo che coordina l’area scouting e il segretario generale Massimiliano Dibrogni, ma anche tutta la struttura, il team manager Salvatore Avallone, Gabriella Borgia, l’ufficio stampa e gli avvocati Sica e Fimmanò che sono stati costantemente al nostro fianco per concretizzare una mole di lavoro enorme. Speriamo di mandare tanti giocatori in Nazionale, a quella italiana teniamo di più. Bronn e Dia potrebbero andare quasi certamente al Mondiale, magari ci vanno anche tanti altri”.



L’ultima ciliegina

“Con l’allenatore sin dall’inizio abbiamo condiviso un progetto tecnico, applicato durante il mercato. Piatek è l’ultimo acquisto che completa la rosa, lo avevamo in mente fin dall’inizio. È un giocatore importante. I giocatori dovevano arrivare al momento giusto e alle giuste condizioni: il momento giusto è stato questo e le condizioni sono state quelle che immaginavamo all’inizio del mercato, quando però non c’erano. Alcune volte si può correre il rischio che certi giocatori non ci siano più, ma se non ce ne sono alcuni, ce ne sono altri. Abbiamo considerato tantissimi obiettivi, abbiamo dato fastidio a tanti club e lo stesso è successo per noi. Siamo consapevoli che il nostro parco attaccanti è completo e può darci tantissime soluzioni, siamo soddisfatti. Già nelle prime partite si è capito che il tema tattico è diverso dalla Salernitana passata perché indubbiamente la qualità tecnica dei singoli è aumentata e questo permette a Nicola di poter ambire a sviluppare un gioco diverso, più palla a terra e con una manovra non condizionata solo da un unico tema, in base anche al valore dell’avversario. Abbiamo un’idea di 3-5-2 di base, dopodiché da lì si può sviluppare qualcosa di diverso, ma questo lo vedrà il mister. Piatek ha le caratteristiche per fare bene nella Salernitana. Avevo parlato di zero alibi, penso che tutti condividano questo messaggio: in questo caso è profondo senso di responsabilità di tutti, ci troviamo di fronte a una squadra che rispetto all’1 luglio è molto diversa, più qualitativa sia negli undici, sia nella panchina. Bisogna fare in modo da essere competitivi su tutti i campi e con tutti gli avversari. Il ragazzo si è sempre allenato con la prima squadra, è stato sempre all’interno della rosa dell’Hertha, ha detto di aver giocato tre amichevoli. Si è sempre allenato, ma non veniva convocato in gare ufficiali. Lo staff ha iniziato a valutare la sua condizione, è disponibile come gli altri, fatto salvo che viene da un percorso che ha qualcosa in meno rispetto agli altri elementi in rosa”.

Le critiche estive sui social?

“Non mi piace parlare di me, ho sempre anteposto l’interesse del club o della squadra. Mi aspettavo qualche critica, sono un ds giovane ed era normale che ci fosse scetticismo. Il mio percorso calcistico non ce l’hanno tantissime persone, nemmeno tanti professionisti del mio settore parlano 4 lingue, porto avanti un senso di aziendalismo indiscusso, ho delle certezze che mi fanno accettare con consapevolezza e serietà e con il fatto che è giusto che l’umore popolare sia espressione rispettose, qualche volta non molto cosciente. Non vengo da un altro mondo, ho fatto il calciatore anche in posti dove c’è tanta pressione ed anche quando fai cose buone sembra che tu non le stia facendo in modo perfetto. Sono sempre rimasto concentrato sugli obiettivi che ci eravamo dati con la proprietà. Le critiche servono anche a rendersi conto che certe volte devi fare qualcosa di diverso o più rapido, ti danno gli stimoli giusti, associati al fatto che sono stato sempre molto sicuro di me stesso e delle parole del presidente e le risorse che Iervolino fin dall’inizio mi ha detto che avremmo investito”.

Costi e commissioni

“Quello dei procuratori è un mondo variegatissimo, in questi due mesi ho collaborato con agenti che hanno preso consapevolezza che questo club per loro stessi è una grande opportunità non di guadagno, ma perché si sta consolidando, è giovane, seria, puntuale nei pagamenti. Dei 15 acquisti, ben 9 sono di proprietà e sugli altri 5 ci sono 4 opzioni e un obbligo. La direzione è chiara ed ha un valore. Quando gli agenti ti portano giocatori importanti, questo valore devi premiarlo. La linea è quella decisa a fare in modo che gli agenti restino collaboratori esterni che, se portano valore aggiunto, devono essere premiati in maniera giusta; se non lo portano, amici come prima. Abbiamo speso meno di 44 milioni, tra costi di acquisizione e commissione, poi c’è da fare il saldo tra quello che è entrato e quello che è uscito. I numeri sono importanti. Grazie alla proprietà abbiamo fatto degli investimenti, va contestualizzato anche il significativo incremento del monte ingaggi che va di pari passo con l’aumento della qualità. Abbiamo fatto 15 operazioni, ci eravamo dati l’obiettivo di arricchire la rosa anche con chi potesse già conoscere il nostro campionato, alcune eccezioni sono state fatte su giocatori di livello alto. Abbiamo mantenuto otto undicesimi dei titolari che l’anno scorso hanno compiuto il miracolo sportivo, anche questo è un valore che andava riconosciuto a chi era stato bravissimo lo scorso anno e che pensiamo possa continuare a dare un contributo importante. Due casi determinanti in più fra le entrate: Bohinen e Lassana. Questioni che erano da risolvere prima di cominciare ad acquistare, sono tra le operazioni tra le più importanti. Il maliano non ha più clausole: il principale protagonista è stato il presidente che ha messo risorse che neanch’io mi aspettavo. Gli sforzi fatti oggi ce li ritroveremo in un futuro che stiamo già iniziando ad elaborare”.

I tagli: 3 mln di buonuscite

“Ne abbiamo contate 22 di cessioni, di cui una risoluzione, nove in prestito e dodici a titolo definitivo. Non mi aspettavo tutte queste difficoltà, era un numero necessario non tanto per la qualità dei giocatori che sono stati ceduti, perché si è creato un profondo dislivello determinato dalla nuova proprietà tra quello che la Salernitana era prima e quello che la Salernitana è ora: molti giocatori che avevano il diritto di rimanere in una precedente Salernitana si sono ricollocati in questo tipo di rosa e necessariamente sono stati esclusi dal progetto tecnico. In tanti casi non c’è stata piena consapevolezza e successivamente non c’è stata collaborazione per poter trovare tutti una soluzione condivisa. Per qualcuno immaginarsi in una luce diversa, dover abbandonare nel momento più bello questa piazza perché per valore tecnico non potevano più starci, è stato difficile. Lì è scattato il passaggio dei costi in più per la società: dopo aver accettato l’idea di andare anche in club importanti, sono stati fatti sforzi economici importanti. Ci abbiamo lavorato anche per dare a tanti giocatori l’opportunità di mostrarsi e non restare qui senza giocare, che è un danno assolutamente maggiore. Abbiamo speso oltre 3 milioni di incentivi all’esodo, in alcuni casi abbiamo pagato anche mensilità di luglio e agosto che solitamente toccano agli altri. Non entrerò mai nei dettagli, potete immaginare a chi mi riferisco. Da calciatore vengo da un percorso sindacale, ho fatto dodici anni nell’Assocalciatori di cui quattro da vicepresidente. Sono 5 anni che opero nella direzione sportiva e posso dire che c’è enorme sproporzione tra diritti contrattuali e doveri. Certe volte su questa base di dislivello si creano dei meccanismi pesanti da sopportare per le società, ci rimettono sempre i club. Sono state ventidue operazioni complicate, il monte ingaggi si è abbassato, però altrettanto sinceramente dico che lo sforzo maggiore per accontentare tutti lo ha fatto la Salernitana. Dico che è un grande risultato lo stesso”.

Gli obiettivi e il patron

“Non fisserei un obiettivo di posizionamento in classifica. C’è un calendario favorevole nelle prime 15 partite, ci sono scontri diretti in casa, l’esigenza di essere subito competitivi era da soddisfare e ci siamo riusciti, al netto delle piccole sfortune avute con Lovato e Bohinen. Non è utopia pensare che ci si possa salvarsi prima della penultima giornata. Siamo nella condizione, e lo abbiamo dimostrato di andare su tutti i campi ed esprimerci con un certo tipo di potenziale per produrre punti. Andare a Udine e Bologna e spesso e volentieri mettere in difficoltà gli avversari con una rosa che ha avuto fuori quattro giocatori finora molto importanti, è stato un lavoro che ci dà un’idea di quello che vogliamo fare, certamente di più di quello che avevo dichiarato nella conferenza di presentazione, ovvero salvezza alla penultima giornata. Ricontestualizziamo, inizia anche la parte bella per me, mi dedicherò completamente alla gestione delle risorse umane, del quotidiano. Tra viaggi all’estero, riunioni fiume per chiudere le operazioni, non ho avuto tanto tempo per stare con i giocatori e con lo staff. Sono molto inclusivo, mi piace l’idea di essere sostenuto da chi ha la mia fiducia e sta in società. I voti? Ci sono gli addetti ai lavori, il vero voto lo darà il campo. So cosa ha fatto il presidente, l’ho vissuto giorno per giorno e ho visto entusiasmo, generosità, capacità di fare sforzi che non erano dovuti, né scontati. Questa è una forma di riconoscenza che ci portiamo tutti dietro. Dia? È il giocatore che ho inseguito più di tutti. Meritava attenzioni, aveva fatto gol in semifinale di Champions. È un po’ timido, mi farà piacere che parli anche con la stampa e quindi ai tifosi, è una bella persona, un grande professionista, ha vinto la Coppa d’Africa. Se ci poniamo un obiettivo, vogliamo raggiungerlo a tutti i costi, senza però prostituirci perché c’è l’orgoglio, la dignità e la forza di rappresentare un club importante. Quando capisci che non ci sono gli elementi ti tiri indietro”.

La corsia mancina e il vice play

“A sinistra siamo coperti, c’è Bradaric e Mazzocchi può essere performante anche a sinistra e lo stesso dicasi per Candreva. C’è Vilhena, nella sua carriera ha sviluppato il ruolo e nell’Espanyol ha fatto anche il terzino sinistro. Secondo me ci siamo. Questa è una stagione particolare: la rosa è importante, ci sarà anche da gestire, tante volte ci saranno squalifiche, qualche indisponibilità, ci sarà una selezione naturale, ma anche una selezione tecnica. Non potevamo pensare di fare una rosa speculare con coppie ovunque, anche se l’abbondanza c’è comunque. Per quanto riguarda il playmaker di riserva, Maggiore sta crescendo in quella posizione: con il mister abbiamo fatto dei ragionamenti che vanno anche nella protezione di un giocatore importante come Bohinen. Ci sono stati offerti giocatori che potevano coprire il ruolo di regista, ma nel mercato che è dinamico abbiamo colto un’opportunità come quella di Maggiore che è più mezzala. Potrebbero fare il play anche Vilhena o Kastanos. È rimasto Capezzi che ha un patrimonio di Serie A importante. Sul mercato un vice Bohinen non c’è ma abbiamo anche dovuto considerare che ci sono equilibri economici e di rosa da gestire. Il mercato ripartirà sostanzialmente dal 14 novembre, stiamo già girando. Abbiamo immaginato di dover sacrificare qualcosa per poter essere comunque competitivi durante tutto l’anno”.

È già futuro: il modello… Salernitana

“A gennaio ad uscite corrisponderanno entrate giovani e forti. Non escludiamo interventi diversi: oggi inizia una seconda fase, a gennaio e giugno prossimo si vedranno gli effetti – continua De Sanctis – Dobbiamo attivare un circuito virtuoso che non dipenda solo da un proprietario disponibile a mettere risorse e coprire i deficit di bilancio. Dobbiamo sviluppare giovani, valorizzare giocatori forti che, quando usciranno, saranno rimpiazzati dai giovani che abbiamo sviluppato, che a loro volta saranno sostituiti da giovani forti da sviluppare. Il modello è l’Atalanta o l’Empoli che lavora molto con il settore giovanile. non si poteva immaginare di sviluppare questo modello in due mesi. Non si può pretendere che ad ogni sessione di mercato ci sia un proprietario che sborsa tanti soldi. La Salernitana deve diventare un progetto di calcio sostenibile con la consapevolezza che il calcio di suo non è sostenibile, perché c’è l’esigenza di fare il risultato sportivo che determina la permanenza in A o meno. Sul rinnovo di Gyomber siamo in fase di considerazione, da parte del presidente c’è una logica secondo cui chi suda la maglia e offre prestazioni all’altezza va ricompensato”.

Il rigore di Bologna

La prima cosa che ho fatto quando è entrato negli spogliatoi gli ho chiesto se avesse toccato l’avversario, mi ha detto di sì. Puoi discutere se è dentro o fuori dall’area. Abbiamo profondo rispetto che abbiamo per l’operato arbitrale. Bisogna discuterne sempre all’interno. Poi ci sono momenti in cui si accumulano più situazione in cui è anche giusto dare l’idea che la società non sia passiva, però i passaggi non si fanno all’esterno. La linea è quella di uno scambio sincero e produttivo di informazioni rispetto a quello che succede in campo che agli occhi di chi non è specialista della materia potrebbe non essere chiaro. Acclarato che il contatto c’è stato, l’entità non è mai valutabile dal Var che è stato attivato per vedere se era fuorigioco, se era in area: immaginate quante situazioni bisognava controllare. Se quel contatto fosse stato cinquanta dentro e cinquanta fuori, il Var deve rinviare all’arbitro: cambiare la decisione avrebbe significato passare da un rigore a un’espulsione. Io ero allo stadio e ho avuto la percezione che fosse rigore: Sansone cade tanto, Norbert non protesta”.

Settore giovanile

“Ho potuto dedicare poco tempo all’accompagnamento del settore giovanile e ringrazio Colantuono che ce la sta mettendo tutta. Avevo fatto riferimento alla Primavera 2 che ha un percorso più lungo di quello della prima squadra. Il settore giovanile deve tornare ad essere una risorsa”, dice De Sanctis. Il cruccio in lista over è quello di non poter occupare una casella con un elemento cresciuto in granata: “Con il segretario abbiamo immaginato i giocatori di un certo livello che potessero essere considerati over formati nel settore giovanile: non ce n’erano, abbiamo pensato a D’Ambrosio ma non ha i 36 mesi consecutivi tra i 15 e i 21 anni col club. Immaginiamo eccellenze anche a livello strutturale nel settore giovanile, per poter dare certezze di crescita anche agli stessi genitori. Quest’anno ci saranno le retrocessioni anche in Primavera, Dobbiamo immaginare che nel giro di due o tre anni dobbiamo conquistare la Primavera 1″.

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