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Da Gomorra alla Curva Sud, Gigante ha il granata nel sangue: “Salernitana è una seconda mamma”

L’anno di Pierluigi Gigante. L’attore salernitano è apparso in onda in queste settimane nella quarta puntata della fortunatissima serie Gomorra, giunta alla quarta stagione. Gigante ha interpretat Gaetano, un collaboratore del protagonista Genny Savastano a Londra. L’occasione giusta per spiccare il volo, anche perché a breve uscirà anche il suo primo film. Pierluigi è però anche un grande tifoso della Salernitana. Nato e cresciuto a Rione Carmine, Gigante è nipote di Gigi che ha indossato il granata per nove stagioni tra il 1953 e il 1964. E anche lui, come tutti i tifosi della Salernitana, non è per nulla contento della stagione del cavalluccio.

L’attore è stato ospite nello studio di Radio Alfa e ha parlato della deludente stagione della sua Salernitana, per lui “una seconda mamma”. La storia della sua famiglia coincide con quella dei granata: “Dalla Salernitana io ci sono nato, mio nonno da Posillipo si è trasferito a Salerno negli anni 50 per giocare – ha detto Gigante – Quindi la mia famiglia ha messo le radici a Salerno, per me la Salernitana è una seconda mamma. Questo centenario per la mia famiglia è un’occasione speciale. È più importante del nostro compleanno stesso, peccato sia macchiata da una stagione non tanto positiva. Deve essere un nuovo inizio, meritiamo almeno un paio di campionati di divertimento. La situazione attuale la vedo anonima, i gruppi hanno disertato ieri l’allenamento perché aprire le porte è stata una pagliacciata. A cosa serve adesso? Bisognava farlo prima, quando la Salernitana poteva ancora sperare in qualcosa in più. Adesso faremo quattro punti nelle ultime quattro partite e purtroppo sarà così, la B è una farsa. Sappiamo già cosa succederà”.

Anche Gigante si aspettava molto di più, soprattutto perché fra meno di due mesi le candeline da spegnere saranno cento: “L’anno del centenario pesa perché abbiamo fatto una brutta stagione, ma anche in un altro anno sarei stato molto molto deluso. Noi siamo partiti a inizio anno con una squadra allestita bene, a me entusiasmava avere in squadra Djuric e Di Gennaro. Credevo in un campionato di vertice, o almeno i playoff. Ma è stata una totale delusione. Anche l’addio di Colantuono non è chiaro, avrei preferito rimanesse perché dava carattere alla squadra. Per me il problema non era assolutamente Colantuono, l’allenatore è stata solo una vittima del sistema che c’è dietro. Io voglio sperare nella Serie A, non possiamo fare altro che sperare. Anche contestare o incitare non serve, siamo in una situazione di limbo a Salerno. Ci resta la speranza che le promesse fatte dai patron vengano a compiersi”.

Quindi, il dato tecnico nel dettaglio: “Jallow è un giocatore che ha ottime qualità, non capisco perché Gregucci lo abbia schierato prima punta e infatti la Salernitana non riusciva a segnare. Poi è arrivato Calaiò e lo ha potuto schierare in una posizione più naturale. L’assetto tattico è relativo, voglio essere già proiettato verso l’anno prossimo. Questo campionato se va bene lo chiuderemo 12esimi, siamo stati superati anche da squadre nettamente inferiori come il Cosenza. Micai è un portiere a cui si può dare fiducia. Ha fatto errori a volte imbarazzanti, ma secondo me può giocare. Mantovani è un ragazzo su cui puntare, non capisco perché non sia un titolare. Di Tacchio anche salverei, si è sempre impegnato. È stato il polmone del centrocampo. Djuric è una torre e fa salire la squadra, ma per me è una seconda scelta. Adesso è entrato in condizione, ma secondo me si deve ripartire da un altro attaccante. A Donnarumma ero affezionato, purtroppo non è mai stato protagonista. È il mio rimpianto più grande, secondo me merita la Serie A”.

Sabato Gigante sarà a Salerno e quindi “anche allo stadio”. Non serve disertare ma supportare: “Per me bisogna andare a vedere la partita, ma per attaccamento e non per vedere lo spettacolo perché non c’è nulla da vedere. I bambini si possono appassionare solo con un campionato di vertice, io mi immedesimavo in Bogdani e infatti da piccolo giocavo con la maglia numero 32: non un calciatore che ha lasciato il segno, ma comunque protagonista di stagioni che mi fanno venire i brividi. Ricordo con affetto anche Bombardini e Di Vicino, quelli erano bei campionati”.

Alla guida di quelle stagioni c’era Aniello Aliberti: “Il mio presidente. Probabilmente perché ero piccolo ma mi sentivo molto attaccato a quella Salernitana. Adesso qualsiasi proprietà non sarebbe abbastanza. Se dovessimo andare in Serie A saremmo rispettati da tutta Italia”. 

Prima di pensare troppo in là, però, c’è prima da salvare questo campionato. E la partita con il Carpi è fondamentale: “Sicuramente siamo superiori agli emiliani, però sarà comunque difficile anche se credo che ce la possiamo fare. Serve un atteggiamento diverso da quello visto a Brescia. Spero che la Salernitana sabato sia arrabbiata, anche per l’indifferenza del pubblico mostrata ieri al Volpe”.

Quindi il futuro. Gigante ha appena spiccato il volo, ma il suo sogno è tornare proprio a Salerno: “Gomorra è stata un’esperienza bellissima, così come lavorare al fianco di Salvatore Esposito sotto la direzione di Francesca Comencini. Mi ha dato il la per essere più sicuro su ogni progetto che mi capita. È stato un bel lavoro, un prodotto di alta qualità. È una serie venduta a livello mondiale, è stato importante per me sia sul piano artistico sia sul piano formativo. In cantiere c’è una fiction Rai che non so quando uscirà, interpreto un macellaio accusato di omicidio. Poi esce il mio primo film a cui sono molto legato, sono protagonista e ho imparato il dialetto materano. La regia è di Salvatore Metastasio, il film si chiama Mors tua vita mea e parla di un soldato materano che scappa dalla disfatta di Caporetto e vuole tornare a casa a Matera a piedi. Il mio sogno? Sarebbe bello tornare a Salerno con un’esperienza importante per aprire una scuola di recitazione, vorrei essere un punto fisso per ragazzi del meridione”. 

 

 

 

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