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Covid19 e calcio, Spadafora vuole fermare i campionati: “Non ha senso mettere a rischio la salute”

ORE 13.10 – Ancora un colpo di scena: Parma-Spal si giocherà: le due squadre torneranno in campo per giocare alle 13.45.

DOMENICA 8 MARZO ORE 12.45 – Regna l’incertezza attorno al calcio italiano. Alle 12.30 doveva iniziare il lunch match di Serie A tra Parma Spal ma la partita è stata rinviata a pochi minuti dal fischio d’inizio. Ora si valuta la sospensione dei campionati come ipotizzato da Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport, che ha condiviso l’appello del presidente AIC Damiano Tommasi: “Mi unisco alla sua richiesta – ha dichiarato Spadafora all’Ansa – non ha senso in questo momento chiedere enormi sacrifici ai cittadini per evitare la diffusione del contagio e mettere a rischio la salute di giocatori, arbitri, staff tecnico e medici. I tifosi si raduneranno per vedere le partite e sono a rischio. Tutto questo solo per non sospendere temporaneamente il calcio ed intaccare gli interessi che ruotano attorno ad essi”.


SABATO 7 MARZO – La Serie A ha già confermato le linee guida adottate nei giorni scorsi, a breve potrebbe farlo anche la Serie B, ma l’allarme Coronavirus si fa più forte e già questa sera – al più tardi domattina – il Governo potrebbe emettere un nuovo decreto con ulteriori e fortissime restrizioni che potrebbero condizionare il regolare svolgimento dei campionati, con un vero e proprio allargamento della cosiddetta zona rossa. A breve potrebbe infatti arrivare l’approvazione di una bozza di provvedimenti già in circolazione, che da domani dovrebbe vietare l’ingresso e l’uscita dall’intera Regione Lombardia e da alcune province di Veneto, Emilia Romagna, Marche e Piemonte. Nel dettaglio, le zone di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro-Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria. Si proverà a scongiurare il rischio che il calcio possa fermarsi del tutto.

Il decreto del premier Giuseppe Conte (foto in alto da profilo FB ufficiale) prescrive dievitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori su citati, nonché all’interno dei medesimi territori di cui al presente articolo, salvo che per gli spostamenti motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza. Nelle indifferibili esigenze lavorative potrebbe intravedersi l’ancora di salvezza per una prosecuzione dei campionati, almeno quelli professionistici, visto anche che scorrendo il decreto il Governo ribadisce la sospensione degli “eventi e competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici o privati”, pur restandoconsentito lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento degli atleti agonisti, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico“. Insomma, quanto ribadito tre giorni fa dal premier Conte, prontamente verificatosi nel corrente weekend. In aggiunta a tutto ciò, però, c’è l’obbligo per associazioni e società sportive, di controllare e certificare la salute dei propri dipendenti e tesserati. Esse, infatti, saranno tenute a mezzo del proprio personale medico, ad effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus COVID-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano“. 

Le disposizioni del decreto in via di pubblicazione saranno efficaci da domani e fino al 3 aprile. La Salernitana, entro quella data, non incrocerà formazioni provenienti dai territori su citati. All’Arechi, i lombardi della Cremonese dovrebbero però giungere il 5 aprile, solo due giorni dopo. Con il proliferarsi sempre più rapido del Coronavirus, risulta francamente difficile pensare (anche se è l’auspicio di tutti, a prescindere dalle fedi calcistiche) che gli stadi e le altre attività possano improvvisamente riaprire. Alla luce del divieto di uscita dalla Regione Lombardia, non è detto che non vengano presi provvedimenti ancora più drastici. Il 13 marzo i club di Serie B si riuniranno in assemblea a Roma (clicca qui per leggere) e discuteranno sul da farsi. Non sono da escludere misure drastiche, soprattutto se i rappresentanti di Cremonese, Venezia e Cittadella dovessero – come probabile – alzare la voce e sottolineare una loro chiara difficoltà a proseguire serenamente con tali norme sempre più stringenti. Si proverà tuttavia a evitare un blocco e a salvaguardare la prosecuzione del torneo cadetto, magari con un accordo che consenta la trasmissione delle partite in chiaro sulle piattaforme tv che detengono i diritti: la Serie C ha già firmato un accordo con Eleven Sports che trasmetterà le prossime giornate gratuitamente con l’avallo della Rai, mentre il ministro dello sport, Spadafora, afferma di aver “avuto contatti telefonici con i vertici del calcio perché contino a pensare che in questo momento sia importante offrire uno svago ai cittadini in casa propria. C’è una soluzione possibile, sulla quale aspettiamo le valutazioni della Serie A. Per questo motivo ho scritto di nuovo al presidente della Lega di A Paolo Dal Pino e attendo una risposta”. Manca all’appello, per il momento, la Serie B, i cui diritti in esclusiva sono detenuti da DAZN. Non è detto che possa unirsi anche la lega cadetta all’iniziativa. Venerdì 13 si parlerà anche di questo.

“Fermiamo il campionato! Serve altro? Stop football!”, ha scritto via social in serata Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. Facilmente prevedibile la posizione dei giocatori, che nonostante le prescrizioni su distanze da mantenere e saluti da evitare, durante le fasi di gioco mantengono comunque contatti stretti. Potrebbero far sentire la propria voce e rifiutarsi di scendere in campo.

 

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