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Contenziosi legali, calcio non ancora al riparo: nel DL Rilancio tempi e modi dei ricorsi possibili

Serie A e B credono sempre di più nella fattibilità della ripresa, la Serie C molto meno. In attesa dell’incontro del 28 maggio che sarà decisivo, nonostante i passi avanti fatti in consiglio federale resta ancora tutto in forse. La dichiarazione dei piani di riserva (disputa solo dei playoff e playout oppure definizione delle classifiche in base a oggettivi criteri di merito sportivo) da parte della Federcalcio testimonia tutto ciò. Nella malaugurata ipotesi che il pallone non riuscisse più a rotolare, oppure lo facesse a scartamento ridotto, il rischio di contenziosi legali sarebbe alto, soprattutto… in basso. La situazione retrocessioni sarebbe ingarbugliata, con Cremonese e Ascoli che devono recuperare una partita e sono invischiate in zona playout o ai margini. Chi giocherebbe lo spareggio per non retrocedere? Come la prenderebbero le ultime tre? E l’Empoli che – da nono, a meno uno dall’ottava posiziona – non accederebbe per un pelo ai playoff? Per non parlare delle eventuali deluse della terza serie che non potrebbero giocarsi le loro chance di guadagnare la B anche dalla porta di servizio. Insomma, tutto potrebbe essere possibile se non ci fossero i verdetti del campo.

Per facilitare i compiti della Figc in questa eventualità, nei giorni scorsi il Governo ha annunciato misure di snellimento della giustizia sportiva (clicca qui per leggere) che sono state ufficialmente pubblicate nelle scorse ore nell’ambito del Decreto Rilancio in Gazzetta Ufficiale. Disposizioni processuali eccezionali per i provvedimenti relativi all’annullamento, alla prosecuzione e alla conclusione delle competizioni e dei campionati, professionistici e dilettantistici, il capitolo specifico che consente alle Federazioni di “adottare, anche in deroga alle vigenti disposizioni dell’ordinamento sportivo, provvedimenti relativi all’annullamento, alla prosecuzione e alla conclusione delle competizioni e dei campionati, professionistici e dilettantistici, compresa la definizione delle classifiche finali, per la stagione sportiva 2019/2020, nonché i conseguenti provvedimenti relativi all’organizzazione, alla composizione e alle modalità di svolgimento delle competizioni e dei campionati, professionistici e dilettantistici, per la successiva stagione sportiva 2020/2021”.

Aboliti i primi due gradi di giustizia sportiva a livello federale (TFN e Corte d’Appello federale), le ricorrenti eventuali potranno rivolgersi solo al Collegio di Garanzia del Coni, come già accennato nei giorni scorsi. Ecco che arrivano anche le tempistiche: i reclami andranno presentati entro sette giorni dall’ipotetica decisione della Figc, ed entro quindici giorni dalla presentazione, il Coni dovrà sentenziare. Se non arrivasse il pronunciamento, il ricorso sarebbe considerato respinto e si passerebbe direttamente alla giustizia amministrativa. In quell’occasione andrebbe in scena l’ormai noto Tar del Lazio (ricordate le vicende dello scorso anno che videro protagonista anche la Salernitana sulla disputa dei playout?) entro i quindici giorni successivi alla pubblicazione della decisione del Coni da impugnare, con la causa che dovrebbe essere discussa nella prima udienza utile dopo il decorso di sette giorni dalla scadenza del termine per il deposito del ricorso. Sarebbe possibile un solo rinvio (e non oltre i sette giorni) ed il giudizio dovrebbe essere dato in forma semplificata, con sentenza da pubblicare al massimo in dieci giorni. In caso di ulteriore rigetto, per il club che si ritenesse danneggiato l’ultima spiaggia sarebbe rappresentata dal Consiglio di Stato, a cui ci si potrebbe appellare entro quindici giorni dalla pubblicazione della sentenza in forma semplificata o dalla data di pubblicazione della motivazione in altri casi. Per il giudizio finale, l’iter sarebbe lo stesso del Tar.

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