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“Ci sono vite che capitano e vite da capitano”: si scrive Di Tacchio, si legge…coraggio

“Voglio regalare a questa città qualcosa di speciale”. A dirlo è stato capitan Francesco Di Tacchio, il 2 novembre del 2020 durante la prima puntata del format ideato dalla Salernitana “Box to Box”, presentandosi ai tifosi granata. E sono passati soltanto 3 mesi per quel regalo da scartare, destinato ai tifosi della Salernitana. E’ il 20 febbraio 2021 e proprio il capitano dell’ippocampo a prestare i primi soccorsi sul campo (diventato pesante) del Del Duca di Ascoli al compagno Patryk Dziczek, che arrancando sviene sul rettangolo verde. Dall’urlo disumano e le braccia sventolate al cielo per richiamare attenzione, al pallone che è diventato un oggetto inesistente, alla folle corsa al vicino compagno, è Di Tacchio – insieme al bianconero Parigini – a capire da subito e con freddezza la gravità della situazione e senza esitazione, ad aprire la bocca del polacco e a tirargli fuori la lingua per evitare – come si fa in questi casi – il soffocamento.

E’ l’emblema di chi, buttate le chiavi del centrocampo all’aria, tiene solo quelle del cuore tra le mani. “Un giocatore, lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia…” avrebbe cantato Francesco De Gregori. E sebbene di fantasia nel gioco, in Francesco Di Tacchio, se ne ritrova ben poca (data la fisicità con cui orchestra il suo ruolo), non si può dire che non abbia coraggio e non sia un vero altruista. Ieri però – durante quei momenti – è stato il vero eroe, regalando scene che rimarranno per sempre impresse negli occhi dei tifosi e di chi era presente. Come un marchio a fuoco rimarrà per sempre la smorfia di dolore, mentre il compagno gli morde la mano, mista agli occhi di apprensione e allo stesso tempo alla freddezza con cui ha atteso e sperato che quella siringa di adrenalina – iniettata dai soccorritori – facesse effetto. E’ rimasto lì, accanto al suo compagno, fino all’arrivo del medico e dei sanitari della Croce Rossa, dopo aver lanciato l’allarme.

Ha dato poi il “cambio” in un secondo tempo all’altro polacco – Pawel Jaroszynski –  per permettere la comunicazione tra i due e tra i medici in campo. Di Ascoli – Salernitana, le orecchie e la mente, ricorderanno in sequenza la richiesta a gran voce del capitano e il pianto liberatorio del giocatore classe 1998, dopo aver ripreso conoscenza. In fondo oltre alla fascia attaccata al braccio, c’è il grande cuore oltre l’ostacolo, la grande anima che rimbalza non solo al ritmo di un pallone su un prato verde: perchè oltre la tecnica e i piedi “ci sono vite che capitano e vite… da capitano”.   

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