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Castori sorridente e cauto: “Vittoria che dà fiducia, ma dobbiamo migliorare. Lotito? Felice sia venuto”

È un Fabrizio Castori soddisfatto, ma prudente, nel post partita col Pisa. Il tecnico ha parlato, rigorosamente su Zoom, dopo il poker ai nerazzurri, elogiando la prestazione dei suoi ragazzi, ricordando però che di passi avanti da fare ce ne sono ancora: La squadra ha avuto la capacità di essere sempre compatta in tutti i reparti, sapevamo che il Pisa non era avversario semplice da affrontare, dovevamo tenere equilibrio e distanze e ci siamo riusciti. Nei momenti in cui il Pisa ci ha concesso qualcosa siamo stati bravi a capitalizzare, abbiamo interpretato la gara con grande concentrazione, leggendo i momenti propizi per essere subito letali e non concedere più nulla agli avversari. Per noi un buon banco di prova e di maturità. La vittoria è importante perché fa crescere autostima e fiducia. La squadra acquisisce consapevolezza e questo è propellente importantissimo. Di cose che dobbiamo migliorare ce ne sono ancora, ma c’è tempo. Un conto è migliorare dopo una vittoria e un conto dopo aver fatto un passo falso. La classifica lascia il tempo che trova alla terza di campionato. La coesione viene col lavoro settimanale ma se ci sono risultati si cresce prima. Non dobbiamo illuderci o rilassarci, il campionato è duro, equilibrato, ma siamo partiti bene”. L’allenatore ha attinto a piene mani dalla panchina e proprio un subentrato, Kupisz, è stato decisivo ai fini del risultato: Abbiamo cinque cambi, questo allarga il ventaglio delle soluzioni e di leggere le partite, quando puoi permetterti tanti cambi puoi giocarti la carta nell’intervallo. Lombardi e Capezzi hanno bisogno di prendere minutaggio, altrimenti non prendono mai condizione. Li ho visti un po’ in difficoltà e la squadra doveva essere rivitalizzata a centrocampo, Schiavone e Kupisz hanno dato più corsa e ritmo permettendo alla squadra di crescere, è normale che chi non è in condizione di accelerare debba rifiatare. L’avevo messo in preventivo”.

Castori ha dato spazio anche agli ultimi arrivati, André Anderson e Antonucci. Il loro innesto però sembra non essere il preludio ad un cambio di atteggiamento tattico, con passaggio al 4-2-3-1: La tattica conta fino a un certo punto, è l’atteggiamento che fa vincere. Abbiamo saggiato i nuovi, si era sul risultato acquisito. Sul 4-0 li ho inseriti all’interno dell’organico, un giudizio non si può esprimere, ma ho voluto farli sentire partecipi di questa nuova dimensione. Per ora ritengo soddisfacente la prestazione della squadra con il 4-4-2, se le cose vanno bene non vedo perché cambiarle. Ora non c’è tempo per fermarsi, martedì la Salernitana sarà di scena al Menti di Vicenza: Valuteremo meglio le condizioni. Sono convinto che non faremo molti cambi. C’è bisogno di trovare condizione e ritmo gara. Alla terza partita non puoi essere stanco”. Allenatore e squadra hanno ricevuto anche i complimenti, a fine partita, del co patron Lotito, giunto a Salerno assisere al match dell’Arechi: Lotito è venuto negli spogliatoi a fine partita per farci i complimenti, ha espresso la sua gratitudine nei confronti di tutti, abbiamo apprezzato il suo gesto. Il calcio italiano vive una situazione di continua incertezza, data la situazione Covid. Durante la sosta Nazionali c’è stata anche un po’ di apprensione per i tanti calciatori in giro per il mondo. Castori ha commentato così la questione: “Siamo super controllati, facciamo mediamente 2-3 tamponi o test sierologici a settimana. Mi auguro che il calcio non si fermi come tutte le attività non solo per una questione economica, ma anche morale, il lockdown ha messo tanta tristezza quando c’è stato, oltre ai danni economici. Queste chiusure le vedo come una punizione. Vedo tanti virologi che dicono tante sciocchezze in tv, posso permettermi anche io. Ritengo responsabile il popolo italiano, sono contrario alle chiusure”. Chiosa finale sul mercato che ha puntellato la rosa granata: Sono molto soddisfatto, abbiamo lavorato in sintonia ed è la testimonianza della fiducia che la società ha in un allenatore. C’erano due obiettivi come Belec e Tutino: se il portiere para e il centravanti segna, la squadra vince. Ho insistito per avere questi giocatori nei ruoli importanti e la società mi ha accontentato. Abbiamo preso elementi funzionali al mio modo di giocare. A Belec non ho detto niente dopo l’errore a Verona, è una cosa che appartiene alla casistica, è esperto e sapevo che avrebbe reagito”.

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