Carico, motivato e ancora col “dna da allenatore che non è cambiato”. Stefano Colantuono si è rimesso addosso la tuta della Salernitana e le scarpe ginniche, pronto per rimettersi al timone: “La Salernitana, lo scorso anno, era avviata ad un certo tipo di campionato ed ho dato una mano alla società, su richiesta. Ho un rapporto speciale con la società, sono qui da tanti anni, come a Bergamo. Mi sono messo a disposizione”, ha spiegato l’allenatore nella sua conferenza di presentazione.
Il trainer troverà si una Salernitana in zona playout, ma con davanti 25 partite per recuperare: “Ora è tutto diverso, il campionato è da giocare, ci sono tutte le possibilità per ricominciare un discorso. Ora dobbiamo cambiare la classifica che non è rassicurante, conosco bene il campionato, l’ho anche vinto, e so che si decide tutto nella seconda parte. Bisogna ripartire subito perché la classifica rispecchia obiettivi diversi da quelli iniziali. Puoi partire per vincere e retrocedi, oppure vuoi fare un campionato normale e ti ritrovi in alto. I presupposti per fare bene ci sono e ho accettato con serenità, non mi sento un ripiego. Speriamo ci sarà una scintilla, già da Reggio Emilia che sarà la prossima battaglia. Dovremo fare una partita importante, una finale. Dopo Sassuolo penseremo alla Carrarese. Sfideremo una squadra di vertice con giocatori importanti. Questa squadra capirà dove potrà arrivare, strada facendo. A gennaio, febbraio la classifica si delineerà. Ora arrivano fino all’ottava ai playoff, questo offre la possibilità di riattaccarsi al treno playoff. Ma ora dobbiamo pensare che siamo giù ed abbandonare quella posizione, per poi pensare ad un altro tipo di campionato”.
Per Colantuono è ancora presto parlare di moduli, certamente l’allenatore non manderà all’aria il lavoro svolto da Martusciello in quattro mesi. I discorsi tattici inizieranno da domani, alla ripresa degli allenamenti: “Questa squadra può essere rimessa in corsa, rispettando il lavoro di Giovanni che saluto ed abbraccio, sono cose che capitano in questo lavoro. Prenderò spunti da ciò che ha fatto, cose anche valide. Cambieremo qualcosa, nel modo di vedere il calcio. Sul campo capiremo come giocare, devo capire la disponibilità della squadra. Un allenatore deve adattarsi al materiale a disposizione e i calciatori devono accettare le richieste. Il lavoro ci darà le risposte, come il campo. Ho visto un po’ di partite all’inizio, ho un’idea ma conoscerò meglio i calciatori che non conosco. Le idee le devo sviluppare con chi dovrà interpretarlo. I calciatori dovranno accettare le mie richieste se credono in ciò che dico. Mi dovrò confrontare con loro sulle idee. Capirò se le risposte saranno convinte, poi deciderò. Per ciò che ho in testa, la squadra potrà fare un certo tipo di discorso. Non passeremo repentinamente da una cosa all’altra, servirà tempo. La prima cosa sarà cambiare la classifica e risalire.
La fortuna è che la piazza ci spingerà se le faremo vedere ciò che vogliamo fare. Dobbiamo trascinare dietro i tifosi. Mi appoggerò su alcune cose fatte prima, poi aggiungerò le mie idee. Bisogna risalire solo con il lavoro, la testa e l’aiuto dell’ambiente. Qualcosa andrà messa a posto, bisognerà rivedere qualcosa in fase difensiva ed offensiva. Bisognerà entrare nella testa di qualcuno che ha reso al di sotto delle aspettative. Al di là dell’aspetto tecnico-tattico, bisognerà andare a fare una partita importante, sotto tanti punti di vista. I moduli lasciano il tempo che trovano, nel calcio è difficile se non attacchi almeno con 4 o 5 giocatori e non difendi almeno con 9 giocatori. Bisognerà ripartire da cose buone. I calciatori che conosco potranno aiutarmi a conoscere i nuovi e a trasmettere loro la mia filosofia. Mi piace l’ordine e il rispetto delle regole, il modo di allenarsi giusto. Racconterò tutto ai nuovi, i vecchi potranno essermi d’aiuto. Nulla di complicato, una linea da seguire però sì. Lo staff c’era ed era rodato. Mi adatterò senza problemi. Ho già ereditato altri staff in passato, sia quando subentrai a Castori che lo scorso anno. Parlerò col direttore per portare una figura in più”.
Colantuono è tornato all’esperienza avuta con Petrachi al Torino nel 2009-10: “A Torino decidemmo di mantenere un’ossatura di squadra che era retrocessa dalla A. L’annata partì male, ci aspettavamo di fare un campionato di livello. Passammo i primi sei mesi a togliere le scorie dell’anno prima, mi è successo al Torino, al Perugia e all’Atalanta, in due occasioni. Quando arrivò Gianluca, mi disse di voler fare un mercato rivoluzionario e prese gente affamata. Nel girone di ritorno chiudemmo primi. Il Brescia era nettamente superiore a noi. Il nome, in B, è importante ma se è mentalizzato. Fu un bel campionato, creammo un bel gruppo, con tanti ragazzi venuti dalla Lega Pro, come D’Ambrosio”.
L’allenatore ha chiuso con una considerazione sul suo ruolo nelle giovanili e sul prolungamento del rapporto con la società: “Negli ultimi anni ho fatto uno step diverso del mio ruolo, anche a causa di un problema fisico. Il mio ruolo nel settore giovanile è stato impegnativo ed interessante. Già stavo parlando con la società per il rinnovo contrattuale; c’erano dialoghi con l’ad Milan, per dare seguito al lavoro del settore giovanile. Io a Salerno voglio restare il più a lungo possibile, sia da allenatore che da responsabile delle giovanili, dove mi stavo divertendo. Potranno venire su un po’ di ragazzi, come lo scorso anno. La proprietà sa benissimo che io voglio restare, altrimenti non chiedevo il rinnovo. Non è un discorso economico, ma solo del trovarmi bene qui. Ormai sono un mezzo salernitano. Ho avuto possibilità di andare all’estero per allenare, con offerte importanti, ma qui ho trovato un progetto stimolante”.
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