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Calcio e protocollo ripresa, niente sconti dal CTS: “Eventuale quarantena sarà di 14 giorni”

Il nodo è tutto nella quarantena dell’eventuale calciatore positivo all’interno di un gruppo squadra a campionato ricominciato. Domani pomeriggio alle 18:30 il calcio incontrerà il Governo e ci sarà anche il presidente della Lega B, Mauro Balata (clicca qui per leggere l’articolo): l’auspicio di tutti è strappare l’ok per la ripresa delle competizioni agonistiche, ma la preoccupazione dovrà anche essere quella di riuscire a portarle a termine. Il protocollo stringente è già pronto, non dovrebbe differire molto da quello utilizzato per gli allenamenti di gruppo. Ed è proprio questo che fa preoccupare più di un club, visto che in caso di positività di un elemento della squadra, esso dovrà per 14 giorni essere messo in quarantena insieme ai suoi contatti più stretti. Qualche presidente ipotizzava la riduzione di questo periodo a una sola settimana.

“È comparsa sulla stampa nazionale, sostenuta da alcuni noti rappresentanti del mondo del calcio – si legge nella nota diffusa ieri dal Comitato Tecnico Scientifico del Governo, che in questi giorni si sta riunendo per valutare il protocollo ed eventualmente approvarlo entro l’incontro di domani con Spadafora – la notizia che il Cts avrebbe concordato con le autorità sportive, prime tra tutte la FIGC e la Lega Calcio, non solo le procedure e i protocolli per la riapertura del campionato, ma anche la riduzione del possibile periodo quarantenale a cui sottoporre calciatori e personale della squadra risultati positivi al test diagnostico per la presenza del virus SARS-CoV-2 o i loro contatti più stretti, ipotizzando una sola settimana di quarantena precauzionale, anziché due settimane universalmente riconosciute. Il Comitato ribadisce con forza che non esistono alternative a quanto rappresentato in ogni sede, per ogni tipologia di attività e per ogni tipo di soggetto, relativamente alla ripresa di tali attività, nel pieno rispetto delle norme vigenti e dell’evidenza scientifica che tali norme hanno contribuito a generare. Rimane pertanto da escludere la possibilità di un trattamento particolare, in eccezione per alcune categorie di persone e di attività, come i professionisti del giuoco del calcio, così come per altri sport di squadra che implichino contatto fisico prolungato. Tutto questo è fuorviante e provocatorio, tendente a creare un clima di scarsa fiducia nell’attendibilità e nel rigore etico e scientifico con cui il Cts ha affrontato e continua ad affrontare i complessi problemi tecnici legati alle riaperture progressive del Paese, nel contesto del processo di rafforzamento dei settori territoriale e ospedaliero del Sistema sanitario nazionale e degli indicatori di monitoraggio stabiliti dal Ministero della Salute di concerto con le Amministrazioni regionali”.

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