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Barone ricorda la salvezza: “Se non siamo morti lì, non moriamo mai più. Squadra forte, Ribery? Uomo spogliatoio”

“Se non siamo morti lì, non moriamo mai più”, Simone Barone ha commentato in questo modo la partita salvezza della Salernitana contro l’Udinese vissuta nello staff di Davide Nicola ai microfoni di Scontro Diretto: “Siamo arrivati a Salerno a febbraio, eravamo messi abbastanza male ed avevamo due partite da recuperare. Quelle gare ci davano l’illusione ottica di vedere la zona salvezza più vicina. L’ambiente era caldo e c’era un direttore sportivo come Sabatini, un luminare che ha portato giocatori importanti come Ederson. La prima difficoltà era portare in condizione ottimale i giocatori arrivati a gennaio come Radovanovic e Fazio. All’inizio abbiamo pareggiato con il Milan, poi dopo la sosta la squadra ha vinto 3 partite in una settimana e quel 7% iniziò a diventare vero”.

Il Campione del Mondo ha elogiato non solo l’allenatore, ma anche la squadra che raggiunse l’obiettivo permanenza in massima serie: Nicola è bravissimo quando subentra e quando inizia il campionato, ma quella Salernitana era forte. Zortea, Bonazzoli, Ederson, Ruggeri, ma c’era anche Ribery che si scatenò con noi. La miglior medicina, però, è sicuramente la vittoria. Prima di Pasqua abbiamo vinto contro la Sampdoria per 2-1, poi ad Udine con Verdi al 95′ e 2-1 contro il Venezia: 9 punti che ci hanno fatto volare. Non c’è stato un episodio che ha portato a tutto ciò”.

Barone ha raccontato anche un aneddoto su Ribery e sul suo ruolo in quella salvezza: “Prima di un allenamento io stavo camminando e Ribery senza conoscermi mi ha tirato un calcio sul sedere sapendo che avevo vinto il Mondiale nel 2006. Frank è una leggenda, un giocatore fortissimo, quando sapeva di dover giocare era ancora un campione. Molte volte a fino primo tempo parlava con i compagni, una persona importante per lo spogliatoio anche se alcune volte parlava fin troppo. Una persona eccellente che si faceva voler bene. Quando si è ritirato è entrato nel nostro staff”.

Alla fine del suo discorso sull’esperienza alla Salernitana, il classe 1978 ha raccontato la gara dal sapore tragico contro l’Udinese: “La partita contro l’Udinese è stata la partita. Noi avevamo le gare contro Cagliari, Empoli ed Udinese. Abbiamo preso gol all’ultimo da Altare e se avessimo vinto sarebbe stata salvezza, quindi ci siamo abbattuti. Ad Empoli c’erano 12.000-13.000 salernitani e pareggiamo, ma sbagliammo un rigore a pochi minuti dalla fine. Arriviamo alla sfida contro i friulani molto scarichi avendo fatto una rincorsa che ci aveva logorato mentalmente e fisicamente. Il nostro errore contro i bianconeri è stato quello di voler vincere subito, quindi all’inizio eravamo tutti avanti. Nel mio inconscio c’era la voglia di salvarsi, ma anche la paura che qualcuno potesse annunciare un gol del Cagliari. Durante la partita sentivi qualche rumore e ti giravi per chiedere il risultato. Non è piacevole salvarsi perdendo in casa 4-0, ma per me è stato fondamentale il percorso perché in tutti i modi siamo arrivati a giocarci la salvezza. Se non siamo morti lì, non moriamo mai più. Tutti si ricordano della salvezza, non della sconfitta“.

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