Un punto che vale quasi come una sconfitta. Perché con una classifica che lamenta disperata fame di punti, il quinto pareggio nelle ultime sei uscite ha il sapore di un brodino che non può saziare, né sposta gli equilibri nella rincorsa salvezza. Una gara dai due volti quella disputata dalla Salernitana contro il Sassuolo. Per i primi venti minuti in controllo, poi in balia dell’avversario, infine orgogliosa e finanche sfortunata nel non trovare la via della terza rete nel finale.
Ma più che dei gol falliti, l’accento va necessariamente posto su quelli subiti. Altri due, ben dieci da quando Nicola siede in panca. Neppure il tecnico piemontese è riuscito a metter pezze ad una difesa che continua a far acqua da tutte le parti. Anzi. La scelta di scongelare Veseli in sostituzione dell’infortunato Mazzocchi è risultata quasi autolesionista. L’ex tecnico del Crotone la spiega così: “Non sono scontento, si può fare certamente di più. Questa squadra ci mette cuore e idee. Abbiamo fatto molto bene nei primi 25′. Abbiamo sbagliato qualche lettura e siamo andati in difficoltà. Siamo rientrati accettando la parità numerica e agguantando ancora il match. Avere tutto subito non è semplice. I ragazzi ci mettono l’anima e questo mi basta, per ora. Il direttore è molto autocritico, non è assolutamente responsabilità sua. Non è un fallimento. I numeri dicono che possiamo vincere le partite. Non molliamo mai a prescindere dall’avversario. La vittoria arriverà. L’approccio è sempre quello di proporre gioco ed essere aggressivi. Servono però i giusti equilibri, ma è un processo lungo. Non possiamo essere scontenti per quello che proviamo a fare e per la voglia. Ederson? Ha sentito indurire il muscolo ed è uscito, lo valuteremo. I ragazzi ci mettono l’anima e questo mi basta, per ora”. Sul mea culpa di Sabatini (clicca qui per leggere l’articolo): “Il direttore è molto autocritico, non è assolutamente responsabilità sua. Non è un fallimento. I numeri dicono che possiamo vincere le partite. Non molliamo mai a prescindere dall’avversario”.
In sala stampa, Nicola ha proseguito: “Avere una continuità di punti permette di vedere che quello che fai ha una valenza, per le altre squadre coinvolte nella lotta salvezza non è più facile di noi. Non possiamo fare altro che fare punti per far vedere che crediamo in quello che facciamo. La differenza sta anche nei potenziali recuperi, ora dobbiamo farci trovare pronti. Quando arriverà il dentro o fuori, non ci sarà spazio per raccontare altre cose. Ma se arrivi al dentro o fuori per essere determinante”. Il tecnico granata parla di “processo di miglioramento, tre partite in cui facciamo punti su quattro, per qualcuno è un’occasione persa e per me non lo è. C’è la sensazione che si sia accettata la scelta di voler fare un certo tipo di gioco. Non credo che fosse ultima spiaggia, quella arriva solo quando la matematica ti condanna. Quando cerchi di passare da una convinzione mentale a prendersi delle responsabilità devi anche correre dei rischi. Quando sono venuto qui nessuno credeva di farcela, mi immergo in una missione e penso sempre di raggiungerla, magari non ce la farò ma nella mia carriera ho sempre ragionato così e sono sempre stato ripagato. In questo momento dobbiamo vincere dimostrando che quello che stiamo facendo è molto buono. Abbiamo prodotto un 20% di palle utili in più, pareggiando la gestione della palla con un sassuolo che fa di questa virtù una delle sue armi, non è stata una partita passiva. Questa è l’unica strada per una rincorsa diversa.
L’analisi del rendimento: “Ci manca equilibrio in alcune letture, capacità di gestire la velocità del gioco, nei primi 15’ non ci facevamo troppi problemi, riuscivamo a contenere bene ed essere aggressivi. Per caratteristiche e durata dell’incontro non potevamo chiedere sempre alle due punte di schermare Lopez, dovevano essere mediano poi ad aggredire e di conseguenza far accettare uno contro uno alla difesa. Questa squadra rende meglio quando è aggressiva, anche a Milano era stata così. Questa è la strada, da qualcuno pretendo molto di più a tutto tondo, deve completare un percorso che lo possa portare ad esprimere se stesso in modo più arrembante e più coraggioso. Questo gruppo è rimasto orfano di 3 giocatori perché c’erano tre novità assolute nella linea difensiva. Per Ruggeri era un esame tosto, marcare Berardi non è facile per nessuno, figuriamoci per lui che veniva da lunga inattività, ha mostrato passi in avanti, può costituire una nuova risorsa, stesso dicasi per Gyomber. Dobbiamo proseguire su questa strada, una cosa non può nascere perfetta dopo un mese di lavoro, l’intenzione è perfetta però”.
“Perché Veseli e non Zortea? Li Alleno tutti i giorni, da questo punto di vista credo che Frederic prima di una lettura non ottimale stava facendo una partita importante a livello di aggressività. Zortea per noi è interessante, deve completare la sua maturazione tattica, ha potenzialità importantissime ma non è un terzino destro, non definitivamente, quando c’è da rischiare il tutto per tutto può farlo ma è normale che con 3 giocatori nuovi su 4 in linea difensiva si interpretavano qualità dell’attacco col sassuolo tra i due terzini uno aveva compito di appoggiare più l’azione e l’altro più equilibrio, cosa su cui dobbiamo lavorare. Poi se opti per soluzioni diverse siamo pronti a mettere anche otto punte ma tutte deve sempre avere equilibrio”.
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