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Amarcord Lazzaro: “Una vita fa, ricordo indelebile. Multiproprietà? Magari retrocede la Lazio…”

Può bastare un gol per entrare nella storia. Lo sa bene Leandro Hernán Lázzaro Liuni,  a Salerno meglio conosciuto come Lazzaro al 94′. Già, perché nel corso della sua breve  ma intensa esperienza in granata, l’argentino col codino e dalle spalle larghe segnò solo tre gol, uno dei quali entrato di diritto nella quasi centenaria storia della Salernitana. Era il 27 gennaio del 2002 ed i granata, allenati da Zdenek Zeman, affrontavano il Napoli di De Canio allo stadio “San Paolo” in un derby come sempre infuocato.

Partita ricca di tensione con occasioni, non moltissime, da ambo i lati. Poco dopo l’ora di gioco, passano in vantaggio i padroni di casa con Villa sugli sviluppi di un calcio d’angolo. I minuti scorrono, la paura di lasciare Fuorigrotta con una sconfitta in tasca aumenta per i tanti salernitani presenti nel settore ospiti e per quelli incollati a tv e radio. A cinque minuti dalla fine, Zeman getta nella mischia Lazzaro, centravanti argentino arrivato dallo Sparta Praga; nel frattempo un tifoso azzurro entra in campo e così l’arbitro Rosetti decide di concedere un altro minuto di recupero. Minuto che si rivelerà fatale per il Napoli:  la Salernitana batte una punizione dalla sinistra, Di Vicino fa partire una sassata che si stampa sul palo alla destra del compianto Mancini ma dall’area viene fuori il gigante argentino che con una zampata insacca la sfera facendo esplodere di gioia una città intera. Sono passati diciassette anni da quel giorno ma il ricordo è vivo più che mai nella mente e nel cuore di Lazzaro: “Ci penso spesso anche se è passata una vita – racconta ai nostri microfoni l’eroe del San Paolo – Grazie ad internet e ai social seguo la squadra e la città a cui sono rimasto molto affezionato. Mi sorprende che i tifosi ricordino ancora quel gol con tanta gioia, magari tra qualche anno rivivranno le emozioni del derby col Napoli”.

Un derby che appare lontano anche a causa del nodo multiproprietà che – allo stato attuale – impedirebbe alla Salernitana di partecipare al campionato di massima serie: “Capisco la difficoltà dei tifosi, non è facile giocare senza poter puntare alla Serie A. Bisogna ricordare però anche i due fallimenti e le tante difficoltà del passato. I tifosi devono avere fiducia, magari retrocede la Lazio… (ride ndr)”. E anche quel gol a tempo quasi scaduto fa parte della storia della Salernitana, prossima ai cento anni: “Mi sento parte di quella storia grazie ai tifosi. Sento l’esigenza di tornare a Salerno, mia figlia è nata lì e voglio mostrarle la città. Spero di poter essere lì il 19 giugno per festeggiare il centenario con i tifosi e con la mia famiglia”.

Un forte legame con la città, così come è forte il dispiacere per non aver proseguito l’avventura in granata: “Ho avuto un rapporto travagliato con Zeman. All’inizio credeva molto in me e mi fece quella fiducia. Poi a fine stagione mi fece capire che dovevo andare allo Spartak Mosca dove avrei avuto la possibilità di giocare in Champions League ma rifiutai perché a Salerno stavo bene. Così, dopo un po’ andai alla Nocerina, poi al Ravenna. Mi dispiace tantissimo, sarei rimasto volentieri per molto tempo ancora”.

Lazzaro non ha ancora appeso gli scarpini al chiodo; a marzo spegnerà 45 candeline e nel frattempo ha aperto un negozio di abbigliamento ed un panificio: “Sono delle attività che ho avviato per aiutare alcuni amici disoccupati. Gioco ancora in un campionato amatoriale, ho svolto il corso da allenatore e anche quello da direttore sportivo. Preferirei fare il dirigente – L’augurio finale di Lazzaro – Magari tornando a Salerno…”.

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