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Aliberti mai banale: “Salernitana vale 5-6 milioni. Un presidente vero e ripartire da zero per tornare competitivi”

A Salerno Aliberti fa rima con Serie A. Sotto la gestione dell’imprenditore napoletano la Salernitana conobbe la sua massima espressione calcistica con la promozione in massima serie nella stagione 1997/98, con Delio Rossi in panchina e in campo gente del calibro di Tosto, Breda e Di Vaio. Il legame tra Aliberti e i colori granata si concluse poi malamente nel 2005 con l’ingiusta e scandalosa radiazione del club dal professionismo per inadempienze finanziarie, con la negazione al patron di rateizzare il debito. Intervenuto ad OttoChannel l’ex numero uno del cavalluccio ha paragonato quel caso alla situazione attuale del Palermo: “Non mi meraviglio e neanche Salerno credo. Lo scenario è lo stesso del 2005, sentenze premeditate, organi che deliberano senza tener conto dei risultati del campo, pagliacciate varie. Il calcio giocato per me è un’altra cosa. Ogni anno si ripete lo stesso copione. Quindi non sono meravigliato. Sicuramente è stato un vantaggio per la Salernitana che si sia salvata e abbia evitato i play-out, altrimenti sarebbe stata dura, almeno vedendo risultati e prestazioni delle ultime partite. La Salernitana deve stare in Serie B, per la maglia e per i salernitani. Spero che sia fortunata. Anche se non mi è mai risultato che fosse compito del consiglio di Lega varare il format del campionato. Era stata sempre una prerogativa della Figc. Sono serviti 14 anni per capire chi è Zamparini… il tempo è galantuomo. Nel 2005 disse che i club come il nostro dovevano fallire. Però devo dire una cosa a favore del Palermo, ma solo per dovere di cronaca e non per andare contro la Salernitana. Nel 2008, e ci sono sentenze della Figc in merito, Chievo, Udinese, Genoa, Messina e Reggina furono condannate a pagare 400mila euro di multa per aver falsificato i bilanci delle stagioni 2005, 2006, 2007. I rispettivi presidenti ebbero solo un’inibizione di quattro mesi. La retrocessione diretta decisa per il Palermo, onestamente, mi sembra un’ingiustizia”. L’ex patron poi fornisce anche una valutazione economica dell’attuale U.S. Salernitana: “Ci sono richieste importanti per rilevarla. Personalmente questa società vale 5-6 milioni di euro, avendo chiuso il campionato in zona retrocessione e con un patrimonio molto vicino allo zero. E’ un valore molto legato al titolo della serie B perché non c’è altro, non c’è un patrimonio, non c’è un settore giovanile, non ci sono campioni. A questa cifra, poi, andrebbe aggiunto un investimento importante per ripartire da zero”.

 

Aliberti valuta anche l’attuale gestione Lotito-Mezzaroma: “La Salernitana è una società solida, che rispetta le scadenze e i giocatori stanno bene. Questo è positivo sicuramente. Lotito ha senza dubbio il merito di aver dato stabilità. Però va detto che essendo il presidente anche di un’altra squadra, quotata in borsa, sicuramente non ha tanto tempo da dedicare alla Salernitana, non può stare sempre sul posto a interagire con le varie componenti che ruotano attorno alla squadra. Se si arriva ad avere sole 1800 presenze allo stadio, un problema allora c’è. Ma siccome non lo ritengo uno sprovveduto potrebbe rimediare mettendo qualcuno che curi questa creatura in maniera continua, un presidente vero. I salernitani sono abituati ai Peppino Soglia, gente che trovi per strada e con la quale ti fermi a parlare al bar. Attualmente manca questa figura. Per ripartire deve mettere le persone al posto giusto, cambiare tutto, rinnovare in toto questa società. Quando mancano i risultati il primo a dover pagare è il direttore sportivo. Serve gente seria, creare una squadra di valore. Non è obbligatorio la garanzia di vincere, ma almeno l’essere competitivi sì. Ci vuole anima in campo per riavvicinare il pubblico”. Infine un commento sull’attuale scellerata stagione: “Ad un certo punto qualcosa si è rotto. Probabilmente non c’è stata più sintonia tra i giocatori e con uno spogliatoio spaccato perdi le partite. Sicuramente c’è stato uno scollamento, ed è pesata la mancanza di un leader. Nella stagione ’96 avevamo uomini di spessore, con attributi e personalità, che tenevano alla piazza e alla maglia e ciò fu fondamentale per raggiungere la salvezza”.

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