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Gioco e classifica, verità sta nel mezzo: contano i punti, ma questa Salernitana può avere più qualità

Il risultato può essere casuale, la prestazione no. In classifica però ci vanno i punti, non il bel gioco. E’ l’eterno duello tra due filosofie calcistiche (e per certi versi di vita) diametralmente opposte, quasi all’antitesi per quanto risultano distanti tra loro. Da un lato l’estetica, il gusto del bello. Dall’altro il pragmatismo esasperato all’ennesima potenza. Cosa c’entra la Salernitana in tutto ciò è fin troppo facile dirlo. La squadra di Colantuono può e deve piazzarsi esattamente nel guado, nel mezzo delle tue contrapposte tesi.

 

A far da apripista ad un’inevitabile riflessione la vittoria contro lo Spezia di una Salernitana volutamente rinunciataria per tutto il secondo tempo. La squadra granata – a detta di Lotito per precisa scelta di Colantuono – ha deliberatamente rinunciato ad offendere limitandosi ad attendere dietro la linea della palla un avversario ridotto per un’ora abbondante in inferiorità numerica. Un successo importante per la classifica, ma che ha fatto storcere il muso per com’è arrivato. Mai come in questo caso però c’è una via di mezzo ed è quella maestra da tracciare e seguire per continuare a respirare l’aria dolce dell’alta classifica.

 

In estrema sintesi: le tesi di Lotito e Colantuono sono veritiere ed innegabili. Il tecnico granata, in particolare, da tempo sostiene che “in B si vinca con l’equilibrio e non con lo spettacolo che peraltro non si vede quasi mai, fatto salvo l’Empoli dello scorso anno”. E’ altrettanto lapalissiano quanto sostiene Lotito quando afferma di non poter “rimproverare nulla ad un allenatore che vince perché in classifica ci vanno i punti, non il bel gioco”. Filosofia avallata e suffragata (più di ogni altro) con i fatti anche da Massimiliano Allegri, tecnico della Juventus schiacciasassi da anni in Italia. Probabilmente il maggior esponente (e applicatore) di questa utilitaristica corrente di pensiero. Fatte le debite proporzioni (e ci mancherebbe!), il trainer livornese dei bianconeri da tempo sostiene che un allenatore (soprattutto di una squadra che punta al vertice) debba concentrarsi essenzialmente sul dare alla squadra una solida organizzazione difensiva per poi lasciare spazio all’inventiva dei singoli in quella propulsiva. Una battaglia filosofica che Colantuono può sposare appieno e far sua, lavorando su un duplice fronte. Da un lato migliorare la fase difensiva ed ovviamente s’intende la partecipazione di tutti gli undici calciatori alla fase di non possesso. Dall’altro, invece, liberare più estro e qualità senza perdere la peculiarità principale per cui è nata e concepita questa squadra, vale a dire la grande fisicità. Perché, per restare nella corrente dell’Allegri-pensiero, il calcio è materia semplice e se hai più giocatori di qualità in campo hai più possibilità di vincere le partite.

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