Domani è il giorno di Emanuele Calaiò. Con ogni probabilità l’arciere partirà dal primo minuto, al centro di un attacco pensato da Gregucci per battere l’Ascoli. Domani è il giorno di Emanuele Calaiò che torna a giocare titolare con un nuovo obiettivo: portare la Salernitana ai playoff. E l’in bocca al lupo arriva anche dal fratello Umberto, oggi responsabile dell’area tecnica del Marsala: “Posso garantire, Emanuele ha ancora tanta fame”. Intervenuto a Radio Alfa, Umberto rassicura i tifosi della Salernitana. L’età è solo un numero, quello che conta è la voglia e la passione e il fratello Emanuele non deluderà: “Vive da 22 anni il professionismo come fosse un ragazzino – ha detto Umberto – Ha una grande passione, viene da un periodo che gli ha fatto perdere il ritmo partita ed è chiaro che da quel punto di vista deve trovare la condizione migliore. Non so se giocherà titolare domani, sto seguendo meno in questo periodo per il mio lavoro al Marsala. Mi auguro possa partire dal primo minuto e che a Salerno possa riuscire a ripetersi: vuole essere d’aiuto alla Salernitana, lo ha voluto da subito. Si è voluto avvicinare a casa, anche prima di gennaio e negli ultimi anni si è sempre parlato di Salerno”.
Sono almeno due anni che la Salernitana è sulle tracce di Calaiò, ma l’accordo è stato trovato solo a gennaio 2018: “Non so perché, i matrimoni si fanno in due se non in tre. Emanuele ha sempre fatto progetti lunghi per il calcio moderno perché ha sempre condiviso con la famiglia la sua carriera. Ha sempre voluto vivere la città e raggiungere gli obiettivi sportivi”.
Domani a far compagnia a Calaiò ci saranno André Anderson e Jallow. Ma qual è il ruolo più adatto all’arciere? “Non entro nel merito tattico di una squadra, c’è un allenatore e un direttore che prendono decisioni. Posso dire che Emanuele si completa perfettamente con il parco attaccanti. Può giocare da solo, con una sottopunta, con una seconda punta, può fare lui da spalla. Ricordo le sue partite con Destro e Paolucci, con Brienza o lo stesso Rosina a Catania. Non resta fermo in area di rigore, sa manovrare con i compagni con buona tecnica di base. Calaiò alla Salernitana può dare esperienza, passione. È una persona umile, tutta la nostra famiglia ha sempre lavorato e non ha mai avuto nessun regalo. Emanuele sa da dove viene, saprà consigliare i compagni ed essere leader dentro e fuori dal campo. Tutti si aspettano che possa fare gol, lui li ha sempre fatti e l’augurio è quello di poter continuare a festeggiare”.
E magari trascinare la Salernitana a suon di gol e giocate, sulla riga di quello che ha fatto dieci anni fa Arturo Di Napoli: “Ma sono simili solo per il piede preferito, il mancino. Arturo non era una prima punta mentre Emanuele lo è di più perché è un finalizzatore. Di Napoli era più una seconda punta, ma naturalmente era fortissimo”.
A 37 anni inizia una nuova vita per Emanuele Calaiò, ma non parlategli di ritiro: “Se voleva smettere avrebbe già chiuso la carriera. In questi mesi si è allenato anche da solo, andava e tornava da Parma quando la squadra era in ritiro. Vuole chiudere la carriera segnando, si è sempre fatto apprezzare per le sue qualità tecniche e umane. Ha ancora voglia e in più c’è la rabbia di chi è stato fermo per interi mesi: suderà come ha sempre fatto. Il suo habitat naturale è l’area di rigore e si farà trovare pronto. Certamente andrà aiutato, ma la Salernitana ha un’intelaiatura che possa permettersi di poterlo supportare”.
Un vecchietto col vizio del gol, Calaiò per la Salernitana come Quagliarella per la Samp: “Hanno la stessa fame di chi parte dal Sud per diventare grande. Sono entrambi nati su campi polverosi per poi sfruttare una grande occasione, quella di fare il calciatore. Fabio, Emanuele o altri ragazzi del meridione hanno dei sani valori che permette loro di emergere. È il segreto più prezioso che possono rivelare ai giovani”.
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