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Tommasi sui contratti in scadenza: “Complicato intervenire, serve soluzione uguale per tutti”

Il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi, ha rilasciato un’intervista a Radio Kiss Kiss in cui ha dichiarato di essere ancora alla ricerca di una soluzione nell’ambito dell’adeguamento dei contratti necessario per il prolungamento della stagione. Il numero uno dell’Assocalciatori ha spiegato: “Con l’inizio della Fase 2 si prova a vedere un po’ di luce. I nostri comportamenti avranno conseguenze tra 15 giorni, per cui attenendoci alle indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico la speranza è che la luce sia ancora più chiara in futuro. Al di là dell’aspetto della sostenibilità e tutti i conti che si stanno facendo sicuramente ci sono da tener presente le categoria non professioniste che hanno atleti che però svolgono come professione il calcio. Siamo in contatto con gli altri sindacati europei e di tutto il mondo per la salute, uno dei temi che più ci sta a cuore. La FIFA ha sciolto i dubbi. Se le Federazioni allungano la stagione i calciatori potranno andare anche oltre la scadenza dei contratti. Ma da un punto di vista contrattuale, è complicato intervenire. È uno dei temi che non è stato ancora ben chiarito. Ci sono anche calciatori di Serie B e Lega Pro che hanno contratti in scadenza, per cui è bene che venga data una soluzione uguale per tutti, senza disparità di trattamento. La FIFA ha dato quest’apertura per allungare le stagioni, quindi dal punto di vista sportivo questo tema è superato. Ma c’è da capire dal punto di vista contrattuale”. 

Sul tema contratti è intervenuto anche il suo vice, Umberto Calcagno, focalizzandosi soprattutto sui quelli dei calciatori nelle leghe minori: “L’importante è riprendere a giocare, ovviamente garantendo la sicurezza necessaria – dice a Milano Finanza – Solo così si può pensare di tamponare la crisi che si è venuta a creare. Poi però bisogna cambiare la struttura del nostro calcio. Il calcio italiano è quello che tra i principali Paesi europei distribuisce meno ai più piccoli. Sia in termini di quanto la Serie A retrocede alle divisioni inferiori: in Italia siamo sul 10% dei proventi, mentre in altri campionati si va dal 15 al 17%. E sia per quel che concerne la forbice tra quanto incassano i top club e le società piccole in Serie A. In Inghilterra, che rappresenta il torneo più avanzato al mondo, questo divario è molto inferiore. Si parla sempre del calcio come un mondo dorato, in realtà il 50% dei calciatori professionisti guadagna meno di 50mila curo lordi all’anno, e di questi il 70% lavora in club di Lega Pro. Ma non è finita qui, oltre a quelli che ho citato ci sono poi 4mila accordi economici depositati per la Serie D oltre a Serie A e B femminile. De iure queste persone non sono professionisti ma de facto lo sono, vivono di calcio. Il mondo del calcio è un universo variegato. Posso capire che i top club possano chiedere la sospensione di alcune mensilità a star milionarie, ma noi abbiamo società minori che vogliono che i propri dipendenti si taglino almeno due mensilità su quattro. Quando per chi guadagna 2.500 euro al mese non percepire una mensilità è un sacrificio già non da poco“.

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