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Tagli stipendi in B: no a percentuale fissa, sì trattative private. Vigorito: “Ogni tesserato ha situazioni differenti”

No ai tagli degli stipendi con una percentuale fissa, sì alle trattative autonome tra le società e i singoli calciatori. Sarà questo l’orientamento che lunedì i venti presidenti della Lega B metteranno sul tavolo virtuale dell’assemblea in call conference. L’input è venuto fuori quattro giorni fa durante il direttivo di Lega – sempre online – di cui il co-patron granata Mezzaroma è vicepresidente. Tra le altre discussioni (ipotesi e scenari di ripresa, perdite economiche, misure di tutela da attuare quando s tornerà in campo anche solo per allenarsi), i ventilati tagli agli stipendi assumono un ruolo di primo piano.

“Il diritto alla rinunzia al salario è soggettivo, non può essere calato dall’alto ma deve essere necessariamente controfirmato dai tesserati. Dipenderà dai rapporti tra le società e i loro calciatori. – annuncia  ai microfoni di Sky Sport il patron beneventano Oreste Vigorito, che del direttivo della lega cadetta fa parte – In ogni squadra ci sono tante piccole situazioni diverse: i giocatori a fine carriera, altri a inizio carriera con le loro necessità, altri ancora nel mezzo del loro percorso calcistico e che hanno quindi anche un buon valore di mercato. Bisogna prendere per mano i calciatori e i loro procuratori, spiegargli quello che già sanno, perchè sono imprenditori di se stessi, per continuare a sostenere il sistema calcio. Tutti dobbiamo dare un contributo in maniera proporzionale. Lunedì in assemblea verrà fuori credo una direttiva generale, un regolamento quadro all’interno del quale – con un minimo e un massimo prestabiliti – ogni presidente dovrà fare il lavoro con la propria realtà calcistica. Mi auguro che tutti i colleghi presidenti siano d’accordo con questa linea: non si può applicare, ad esempio, il 30% a tutti. Chi guadagna molto resterebbe con un sussidio ben al di sopra della media per poter vivere, chi invece guadagna poco – pur avendo la medesima riduzione percentuale – resterebbe con meno di quanto è necessario”.

Il presidente del Benevento è chiarissimo anche quando parla della crisi economica che attanaglierà certamente anche il calcio: “Il calcio deve essere visto come un’azienda. Ha tre fenomeni: economico, sociale e finanziario. I presidenti sono anche imprenditori a vari livelli e questa crisi toccherà non solo le aziende che fanno calcio, ma pure quelle che lo mantengono. Se si pensa di poter chiudere dalla sera alla mattina la saracinesca del negozio, all’interno rimarranno prodotti che andranno in scadenza e andranno tutti buttati”.

 

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