Alzare l’asticella vuol dire uscire dalla Dacia Arena di Udine con un pari, la porta inviolata e più d’un pizzico d’amaro in bocca.
La Salernitana conquista il primo punto in classifica alla seconda giornata, la prima “abbordabile” dopo la sfida alla corazzata Roma dei Fab Four di Mourinho. Lo fa con una condotta di gara autorevole ed autoritaria nella prima mezz’ora del primo tempo, un pizzico confusionaria nella ripresa quando i granata hanno cercato ripetutamente lo sfondamento per vie centrali, senza capitalizzare a dovere la superiorità numerica provando l’aggiramento in esterna.
Zero a zero… confortante
Una premessa è d’obbligo. Col cartello “lavori in corso” ancora in evidenza e bella mostra, il punto è d’oro perché fa morale, classifica e consente a Nicola di poter lavorare in settimana con tranquillità e senza quelle pressioni che Salerno, volente o nolente, non smette mai di riservare. Proprio il ‘no pressure’ fu la chiave di volta della straordinaria rimonta della passata stagione: quando tutto sembrava irrimediabilmente perduto e la mente già rivolta alla cadetteria, Nicola e i suoi seppero trovare insperate energie mentali e soprattutto quella compattezza di squadra decisive per mettere la freccia e scavalcare il Cagliari al fotofinish.
Serve tempo
Storia vecchia, sembra passato un secolo. Perché la Salernitana 2022/23 è squadra rivoluzionata negli interpreti. Tasselli aggiunti in progress e che necessitano di tempo e pazienza per completare quel percorso di inserimento ed armonizzazione propedeutico al raggiungimento dell’obiettivo di ogni allenatore: costruire una squadra. E la Salernitana, ad oggi, non può ancora fisiologicamente definirsi tale. Troppi calciatori arrivati strada facendo, bisognosi di tempo per imparare la lingua, conoscere pregi e difetti dei compagni, migliorare la condizione atletica, svezzarsi al torneo italiano. La Salernitana ad Udine ha chiuso i giochi con ben cinque neofiti del campionato italiano più Maggiore, arrivato da una manciata di giorni.
Mattoni dopo mattoni
L’aspetto incoraggiante è senz’altro la consapevolezza di poter disporre di notevoli margini di miglioramento. Ma la Serie A non aspetta, si gioca con cadenza serrata ed alle porte incombono impegni da cui Fazio e soci dovranno necessariamente racimolare importanti punti salvezza. Potevano essere tre quelli strappati ad Udine, ma tant’è. Tante, troppe le assenze per Davide Nicola che ha inteso pescare dalla panchina soltanto tre calciatori. E soprattutto non cambiare spartito tattico, neanche quando Sottil ha tolto dal campo un esausto Deufoleu lasciando una sola punta di ruolo (Beto) contro ben tre difensori centrali. Fazio ha chiuso quasi da ala, ruolo in cui avrebbe potuto disimpegnarsi un calciatore con caratteristiche più compatibili all’esigenza del momento.
Capitolo attacco
Ancora a secco, zero gol nelle tre uscite ufficiali stagionali. Stavolta, però, le occasioni la Salernitana le ha avute, altre avrebbe potuto crearle con maggiore lucidità negli ultimi sedici metri. I primi sprazzi di un buon Dia offuscano un Botheim di contro ancora leggerino ed acerbo. Per la prossima, Nicola si prepara a lanciare dal 1’ il senegalese in coppia con Bonazzoli consentendo così al norvegese di poter crescere nelle retrovie senza grosse pressioni. A patto che la coppia formata dal senegalese e dal Pistolero si dimostri subito affiatata e produttiva. Sulla carta le premesse ci sono. L’ex Villarreal è calciatore che attacca spazio e profondità con la sua poderosa e veloce falcata. Bonazzoli viene incontro, dialoga con i compagni e crea i presupposti per l’inserimento dei centrocampisti. Già a suo agio Maggiore nel suo ruolo di mezz’ala, decisamente meno da vertice basso davanti alla difesa. Radovanovic non è ancora al top, un vice Bohinen under (l’atalantino Da Riva?) farebbe decisamente comodo. Aspettando il miglior Vilhena, elemento tecnicamente indiscutibile ma da cui è lecito attendersi molto di più sul piano del ritmo e della personalità.
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