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Squadra in calo mentale e fisico, c’è la sosta in soccorso: due settimane per prepararsi allo sprint di fine anno

Una sosta che capita a pennello. Dopo cinque partite affrontate in poco più di venti giorni per la Salernitana è il momento di mettere sotto carica le batterie per il rush finale. Contro Venezia, Perugia, Pisa, Entella e Cremonese si è vista spesso una squadra in difficoltà, soprattutto fisica, per mancanza di alternative causa infortuni, e a volte anche mentale. Diffcoltà poi tradottasi nei punti conquistati.

Il tour de force ha tolto risorse a Gian Piero Ventura, basti pensare ai ko di Cicerelli, Firenze e Giannetti, risorse che il tecnico spera di recuperare durante gli impegni delle Nazionali. A Cremona si sono rivisti i tre rientranti che però dovranno sfruttare la sosta per presentarsi abili e arruolabili alla ripresa. La speranza è che rientrino nei ranghi anche Billong, Cerci ed Heurtaux. Il primo ha buone chance, gli altri due hanno ancora tanto da lavorare per mettersi al pari dei compagni e per placare i primi mugugni della piazza. Più in là si rivedrà anche Dziczek che sta recuperando dal problema al ginocchio. L’ampiezza di alternative sarà una componente fondamentale alla ripresa dove il primo ostacolo sarà il sentitissimo derby di Castellammare Di Stabia. Contro le vespe servirà tornare a vincere, per la classifica e per invertire la rotta post sosta: finora i granata sono in serie negative, due ko in due match (contro Benevento e Venezia). Dopo la sfida ai gialloblù sarà una corsa tutta d’un fiato fino praticamente fino all’anno nuovo. Il 30 novembre si tornerà a giocare all’Arechi contro l’Ascoli, poi la trasferta di Cittadella (7 dicembre), il Crotone in casa (15 dicembre), e tre sfide in otto giorni (dal 21 al 29 dicembre) contro Empoli, Spezia e Pordenone. Sarà un percorso ad ostacoli per poi tirare le somme a fine girone d’andata. Lo scorso anno tra dicembre e gennaio ci fu il crollo, con il passaggio di consegne tra Colantuono e Gregucci. Deja vu che i supporter del cavalluccio si augurano di non rivivere. Ai posteri l’ardua sentenza.

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