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Solo approcci e zero trattative per vendere: il mese di riflessione del patron tra freni e rilancio

Difficilmente fra prima di un mese la proprietà granata chiarirà le proprie intenzioni alla piazza, ormai impaziente di voltare pagina e settarsi sul futuro, anche se in B. Ma prima, Danilo Iervolino deve a sua volta schiarirsi le idee. L’entusiasmo non è più quello di due anni fa o dell’anno scorso, è palese. Ma può tornare, se vuole.

Se a gennaio 2022 il patron aveva promesso innovative app con tecnologia al servizio del tifoso, il centro sportivo di proprietà e soprattutto di rivedersi “fra tre anni ancora in serie A consolidato, meglio ancora senza mai retrocedere”, risulta difficile pensare che tutto d’un tratto il solo risultato negativo della retrocessione possa averlo spento. C’è di mezzo anche un’altra cosa negativa, il saldo personale tra spese ed entrate. Ma anche qui è complicato pensare che un imprenditore “vincente” ed esperto, a dispetto della pur giovane età, non abbia messo in conto di “perdere” qualche milioncino in fase di start up per i primi 2-3 anni, se non di più. Sarebbe fisiologico, perdite che in gran parte potrebbero solo apparentemente essere tali oggi, fruttando domani. Bisogna però saper gestire un patrimonio. Quello tecnico della Salernitana accumulato da quando l’imprenditore palmese è al timone si è di molto svalutato: basti pensare a Bohinen, che passerà al Genoa per la metà di quanto speso complessivamente per accaparrarselo, alla vicenda Dia o a giocatori come Coulibaly, Maggiore, Bradaric, Bonazzoli (preso a 5 milioni), Mikael, lo stesso Mazzocchi ceduto a 3 milioni quando – dopo la convocazione in Nazionale – sarebbe potuto diventare plusvalenza ancor più grande. Solo per citare alcuni esempi.

“Non si può perdere ogni anno una cifra di 20-30 milioni, bisogna virare verso la sostenibilità”, diceva Iervolino a ottobre, lasciando presagire un ulteriore contenimento dei costi come già fatto in estate (al netto dei riscatti di Dia e Pirola, meno di 5 milioni investiti per prendere gli altri rinforzi, nda). A gennaio, braccato dall’indice di liquidità, ha dovuto mettere i paletti a Sabatini: si spende tanto quanto entra, anzi anche un po’ meno, considerando pure gli ingaggi. Così è stato, per un totale di 6 milioni che sarebbero stati comunque spesi per pagare chi c’era già ed è uscito. L’orientamento della proprietà in questo preciso frangente non è stato esplicitato in maniera chiara. Si è fermi al “per ora non vendo, sarà rivoluzione” di qualche settimana fa, con l’aggiunta della possibilità di farsi da parte “per il bene della Salernitana, se fosse necessario“.

Cosa vuol dire? È forse collegato all’impossibilità o alla voglia di non intaccare più il proprio patrimonio personale per sostenere inevitabilmente le attività della società che, soprattutto in serie cadetta, vedrà diminuire drasticamente i contributi esterni? I diritti tv si ridurranno dagli oltre 30 milioni a forse 6-7, i botteghini da circa 9 milioni passeranno a meno della metà fisiologicamente, per non parlare degli sponsor. Certo, ci sarà il paracadute: 25 milioni sulla carta, che diventeranno 20 perché 5 (tra contributo di solidarietà dovuto alla Lega B e percentuale da mantenere nel conto trasferimenti Lega) dovranno essere subito reimpiegati. E se retrocedessero altre due società – con la Salernitana – aventi diritto ai 25 milioni (cioè con tre dei quattro ultimi anni di militanza in massima serie), la base totale (che è di 60 milioni) dovrebbe essere divisa per tre e quindi il paracadute scenderebbe a 20 milioni ciascuno, diventando effettivamente di 16 con le trattenute di cui sopra. Insomma, per allestire un organico che (sempre sulla carta) sia in grado di lottare per risalire immediatamente in Serie A, sarebbe necessario ancora un minimo di apporto del patron.

A meno che non si decida di fare piazza pulita, vendere tutto ciò che è vendibile in termini di calciatori e ridimensionare tutto. Col rischio, però, di vendere… male, svalutando o affrettando le cessioni. Valutazioni che Iervolino dovrà fare presto, anche perché dopo aver immesso 12 milioni nelle casse sociali a marzo, dovrà aggiungerne altri 15 a giugno. Al patron granata non si può certo contestare la mancata spesa, finora. Iervolino vorrebbe però ridurre gli esborsi. Fonti a lui vicine lo descrivono come pensieroso nell’ultimo periodo. La programmazione è in stand by. Dal punto di vista economico, il puntuale ad Milan ha già elaborato la strategia per la Serie B. Ora serve però la scelta delle figure, in primis il direttore sportivo. Casting aperti ma in via soltanto informativa, senza affondi. Iervolino temporeggia per capire anche se possono esserci possibilità di uscita. Non può farlo regalando la società ovviamente. Non deve, né vuole vendere a tutti i costi ma ascolta volentieri eventuali proposte. Ce ne sono state, in termini di approcci e richieste di informazioni, che tuttavia in nessun caso si sono trasformati in trattative vere e proprie. Un paio di imprenditori locali hanno fatto chiacchierate, un fondo straniero ha intavolato sondaggi ma tutto è rimasto tale. I “presunti acquirenti rispediti al mittente” di cui ha recentemente parlato anche Maurizio Milan. Se nulla si concretizzerà entro un mese, a maggio Iervolino romperà gli indugi per dovere morale e imprenditoriale rituffandosi nella progettazione della Serie B 2024/25.

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