La parola passa (finalmente) al rettangolo verde. E dove se non all’Olimpico di Roma, campo a cui – dopo l’Arechi e il Vestuti – i tifosi della Salernitana forse sono più affezionati? La sfida contro i giallorossi apre il torneo dei granata, il terzo di fila in Serie A per la prima volta in oltre cent’anni di storia. Premessa obbligatoria di questi tempi ed a queste latitudini. Giusto sognare, lecito nutrire aspettative, mai perdere il contatto con la realtà: nell’elenco delle venti partecipanti, soltanto Frosinone e Monza hanno all’attivo meno campionati in massima serie della Salernitana.
Dato statistico che conta il giusto, forse poco. Ancor meno le griglie di partenza che si sprecano alla vigilia dello start del campionato. Zero assoluto vale l’abituale pretattica di Josè Mourinho. La realtà vedrà la Salernitana invischiata nella lotta per non retrocedere. Ci mancherebbe altro che così non fosse, aggiungiamo. Alla bravura del tecnico Paulo Sousa e dei suoi ragazzi, di chi c’è già e di chi sicuramente arriverà, saranno legate possibilità e tempistiche di raggiungimento del risultato finale. Farlo con abbondante anticipo rispetto alla passata stagione sarebbe un’altra impresa. Ancor più in un torneo in cui all’orizzonte non s’intravedono squadre materasso come Sampdoria e Cremonese della passata stagione. Giusto attendersi di rivedere quella mentalità propositiva e coraggiosa vista finora con Sousa al comando: giocarsela con tutti, consapevoli dei propri limiti ma anche dei propri punti di forza.
Si gioca quindi, col mercato aperto e con le valigie in alcuni casi tutt’altro che disfatte. Non a Salerno fortunatamente, dove le sirene ammaliatrici per i big si odono soltanto in estrema lontananza. Chi c’è ed è a disposizione di Sousa, fatte rare eccezioni, è parte integrante e mentalizzata sul progetto per cercare di regalare gioie al popolo granata. Sicuramente il miglior acquisto di Iervolino e De Sanctis, riusciti ad accontentare il tecnico nella sua prima e forse principale richiesta: tenere tutti i pezzi pregiati. Si riparte da Ochoa, da Pirola, da Lassana Coulibaly, da Mazzocchi e soprattutto da Boulaye Dia. A trovarne in giro attaccanti da 16 gol e 6 assist.
Paulo Sousa ce l’ha e se lo tiene stretto. Il tecnico lusitano fa parte della lunga ed interminabile lista di tecnici in attesa di buone nuove dal mercato. Tutto il mondo è paese verrebbe da dire, ad ognuno però la sua strategia comunicativa. Quella di Sousa è da sempre votata alla chiarezza ed alla schiettezza. Fisiologico vista l’asticella che da più parti gli si chiede di alzare. Ancor più in una piazza come Salerno in cui l’allenatore – in caso di malaugurati risultati non positivi – è il primo bersaglio dell’opinione pubblica.
Collaborazione e comunicazione a tutti i livelli sono le basi fondanti di qualsiasi azienda che raccolga risultati. Il calcio non è da meno. Impossibile immaginare un cultore dell’organizzazione aziendale come Danilo Iervolino su posizioni accentratrici decisamente più consone invece a gestioni precedenti. Il ruolo dell’allenatore necessariamente deve evolversi sullo stile dei manager di Premier League e pertanto è giusto e scontato abbia voce in capitolo sulle scelte di calciomercato. Se non di nomi, quantomeno a livello di indirizzo: ruoli, caratteristiche fisiche, tecniche e tattiche ben precise.
Paulo Sousa lo ha fatto, Iervolino e De Sanctis hanno preso nota e cercheranno di accontentarlo nella dozzina di giorni ancora a disposizione. Aspettare il momento opportuno per assestare i colpi giusti è più che comprensibile per una società piccola come la Salernitana, un po’ meno lavorare un mese e mezzo senza neanche il numero minimo di calciatori necessari per svolgere una partitella in famiglia. Il timing delle operazioni fu nota dolente già lo scorso anno quando tanti calciatori arrivarono nelle immediatezze dell’inizio del campionato, con evidente ritardo nel processo di inserimento e ambientamento. Dodici mesi dopo la storia si ripete: a Martegani, Legowski, Ikwuemesi e Stewart l’arduo compito di passare da scommesse a certezze. Andranno sostenuti, incoraggiati ma soprattutto aspettati: non si passa dal torneo argentino, polacco, sloveno e giamaicano alla Serie A in uno schioccare di dita. Avere a disposizione un mese e mezzo di lavoro con la squadra, magari già dal ritiro, sarebbe stato sicuramente per loro un vantaggio. Ma tant’è.
Che da un innovatore come Danilo Iervolino si debba attendere un imprinting tecnologico anche alle operazioni di mercato ci sta. L’utilizzo di software e tool dedicati già da tempo accompagna il lavoro quotidiano di presidenti, direttori sportivi e uomini scouting. Sousa aspetta altri rinforzi, possibilmente ascrivibili alla categoria certezze. In difesa, a centrocampo ed in attacco. Così come lo erano Vilhena e Piatek, pur con tutti i limiti palesati nell’ultima altalenante stagione.
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