È decisamente il miglior uomo del reparto difensivo della Salernitana in questo inizio di stagione. Accolto dall’ormai consueto e stucchevole scetticismo della tambureggiante platea dei social, Stefan Strandberg ha dimostrato sul campo di essere un elemento validissimo dal punto di vista tecnico, tattico e della personalità. La sua speranza è che il fisico possa reggere: “Non sono mai stato così bene”, ha detto in una recente intervista rilasciata a TV2, emittente norvegese, la cui troupe è stata proprio a Salerno la scorsa settimana, ospite a casa sua e al centro sportivo Mary Rosy. L’ex calciatore del Trapani domani sera sarà baluardo difensivo della sua Nazionale, che cerca punti importanti in Turchia per consolidare il primato nel girone di qualificazione ai Mondiali (in coabitazione con l’Olanda) e mirare al pass per il Qatar. Per lui domani sarà la presenza numero 20 in rossoblu.
La rinascita italiana dopo il periodo buio
Salerno significa sole, rinascita, luce per il classe 1990. La storia di Strandberg – che l’odierna edizione del Mattino ha ripreso e raccontato – è di quelle difficili, costellata di seri guai fisici, un importante lutto, momenti difficili dal punto di vista psicologico che tre estati fa lo hanno portato a pensare addirittura di appendere gli scarpini al chiodo. Era il 2019, a giugno il contratto con l’Ural Ekaterinburg era scaduto e la squadra di prima divisione russa gli aveva proposto un rinnovo triennale. Strandberg disse no, preferendo restare svincolato: “Non avevo forza o motivazioni, mi sentivo estremamente scarico. Ero stanco di tutto e ho passato molto tempo a pensare a cosa avrei dovuto fare in futuro. Proprio in quel momento, nonostante avessi smentito tutti, riuscendo a tornare in campo dopo tanti infortuni, ero così stanco che avevo l’idea di chiudere completamente con il calcio. È stato un momento estremamente difficile da affrontare mentalmente a causa di un misto di dispiaceri tra gli infortuni e la morte di mio fratello“, ha confessato il calciatore. Non tutti sanno, infatti, che Strandberg si è dovuto sottoporre a ben sei interventi chirurgici tra il 2017 e il 2019, restando praticamente inattivo (da febbraio 2017 a marzo 2019 zero presenze ufficiali, se non una manciata di apparizioni con la squadra riserve del Krasnodar in Russia, a causa della rottura di entrambi i tendini d’Achille); in questo biennio, ha dovuto affrontare anche la prematura scomparsa del fratello più grande, Kenny, portato via dalla leucemia.
Il lutto segnante
Un tatuaggio sul braccio gli ricorda che dall’alto suo fratello è sempre lì. “Tutto ciò che so sul calcio me l’ha insegnato lui. Ogni volta che entro in campo, è il mio primo pensiero“, dice Strandberg, che in quella difficile estate del 2019 fondò anche un’associazione di beneficenza chiamata “Step by Step Charity“, come le parole che il fratello utilizzava per parlare del processo di guarigione dalla malattia, purtroppo non portato a termine. Assieme a lui, nel progetto, anche il giocatore professionista di pallamano, Joakym Hykkerud, conosciuto in Germania, ad Hannover, durante la sua esperienza lì. Era stato ceduto in prestito proprio per stare un pizzico più vicino al fratello che si era ammalato nel 2016. E dire che la carriera di Strandberg era iniziata alla grande in patria, dove si era imposto tra Valerenga e Rosenborg: con i bianconeri aveva vinto tutto in Norvegia, assaporando anche le competizioni europee e guadagnandosi il ricco contratto col Krasnodar. Poi gli infortuni, il lutto e… la luce dall’Italia.
La fiducia di Castori
È dicembre 2019 quando arriva la chiamata del Trapani, ultimo in cadetteria. Strandberg è svincolato ma non ci pensa due volte ad accettare, a decidere di riprovarci col calcio proprio nel posto dei sogni della sua famiglia. “In Norvegia tutti vedono alla Premier League come campionato più prestigioso, mentre la mia famiglia è sempre stata fan della Serie A. Ho un altro fratello che ha tre figli: Dida, Nesta e Maldini. In Italia ho riscoperto l’amore per il calcio“, confessa il difensore granata. In Sicilia, dopo una sola presenza con Francesco Baldini, conosce Fabrizio Castori, che se ne innamora calcisticamente tanto da portarlo a Salerno con sè. L’anno scorso Strandberg era tornato in Russia, all’Ural. Non ha potuto dire no alla Serie A: ha un annuale con opzione e vuole consacrarsi definitivamente nel nostro Paese: “Giocare in Italia e per la mia Nazionale è un sogno. Ora sto bene fisicamente. Non mi sento diverso da prima. Sono sempre stato lo stesso, ma ogni volta che sono arrivato in un buon periodo sono stato ricacciato indietro dagli infortuni. La mia è stata una carriera sulle montagne russe. Ho sicuramente giocato in club e in posti fantastici, ma con un fisico diverso avrei potuto fare un altro percorso. Il mio fisico e le tante operazioni mi hanno rovinato, però adesso sto benissimo e sento che posso giocare ancora per tanti anni. Voglio riprendermi tutto ciò che ho perso quando ero più giovane“. Castori punta tanto su di lui: “Stefan è un giocatore estremamente affidabile. L’ho voluto perché è un vero leader in difesa: è completo, ha un buon piede, legge bene la partita, è bravo nel gioco aereo e ha la giusta personalità”.
L’adrenalina della Nazionale
“Aver avuto finalmente continuità mi ha aiutato a dare il giusto contributo dentro e fuori dal campo, sia nel club, sia in Nazionale. In queste partite internazionali hai tantissime motivazioni e l’adrenalina si scatena. È una sensazione bellissima, è come una specie di droga, specialmente quando sei stato fuori per un infortunio a lungo, come me. Quando ci sei, non vuoi più farne a meno. – afferma Strandberg – Ho grande fiducia nel gruppo che abbiamo costruito. Haaland e Odegaard? In primis siamo molto amici. Proprio per questo, sono sempre onesto con loro, anche duro se serve. Gli ho detto che sono dannatamente bravi, sono le nostre migliori individualità. Dunque, quando vengono in Nazionale, in quelle poche volte che stiamo insieme come gruppo, devono dare il massimo”.
Un vichingo glaciale per la salvezza
Esperienza e lucidità, oltre che bravura sul campo. L’avventura in A di Strandberg è cominciata con l’espulsione di Bologna. Dalla terza di campionato, nonostante la débacle di Torino, il norvegese ha dimostrato di che pasta è fatto: elegante, pulito, preciso, ha guidato la difesa ai progressivi miglioramenti, fino al primo clean sheet maturato contro il Genoa. “Sono abbastanza sicuro di me. Non mi lascio stressare da nulla. Penso che la mia caratteristica principale sia quella di rendere migliore chi mi circonda. Penso che derivi dalla sicurezza che ho. – ancora il calciatore – Non sono quello che corre più veloce, né che ha la migliore elevazione. Chi è nello spogliatoio con me probabilmente nota alcune mie qualità che il normale tifoso, che beve birra e mangia salsicce sul divano, non vede. Molti allenatori che ho avuto, in seguito mi hanno cercato, come Castori. Credo sia una conferma che il mio contributo invisibile nello spogliatoio è apprezzato”. Il miglior Strandberg per dare sicurezze alla Salernitana.
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