Dopo un primo tempo caratterizzato da eccessiva tensione emotiva e da un atteggiamento tattico quasi remissivo al cospetto del blasonato Palermo, la Salernitana libera mente e muscoli nella seconda frazione del match, conduce le danze ma non trova il cinismo e la lucidità necessari per creare limpidissime occasioni da rete ed incamerare i primi tre punti della stagione. La gara termina con un pari sostanzialmente giusto, che non intacca il morale del gruppo granata, invitandolo a lavorare duramente per accelerare la sua crescita tattica e fisica. Largamente sufficiente anche la prestazione del Palermo di Tedino, squadra che deve migliorare sotto molti aspetti, ma anche un collettivo che ha saputo rispondere sul campo alle numerose critiche che gli son piovute addosso dopo un precampionato piuttosto tribolato
SCHIERAMENTI TATTICI DELLE SQUADRE. Il Palermo è schierato da Tedino con il 3-4-1-2, anche se le due punte, Nestorovski e Moreo, svariano molto e alla pari di Traijkovski tentano di non regalare riferimenti alla difesa granata. Salvi viene preferito a Rispoli sulla corsia di destra, mentre al centro della mediana Muravski e Fiordilino la spuntano sullo svizzero Haas.La Salernitana risponde con il 3-5-2, affidando a Pucino la corsia mancina e a Di Tacchio la regia e le funzioni di diga davanti alla difesa. In attacco Djuric e Vuletich scalzano Bocalon e Jallow.
LA SALERNITANA, CONTRATTA E ATTENDISTA, LASCIA AL PALERMO IL CONTROLLO DEL MATCH. Gli uomini di Colantuono avvertono la tensione dell’esordio al cospetto del popolo granata, accorso numeroso ed entusiasta sugli spalti dell’Arechi. E’ evidente anche la preoccupazione di gestire oculatamente le energie psicofisiche per gli interi novanta minuti. Il Palermo, che è squadra ricca di personalità e qualità tecniche, respira la soggezione tattica e psicologica della Salernitana e s’impadronisce in fretta del pallino delle operazioni in mezzo al campo. I granata non pressano, stazionano ai propri trenta metri, lasciano impostare la manovra dalle retrovie ai rivali, con i difensori centrali Szyminki e Rajkovic che indossano a tratti i panni di centrocampisti aggiunti. Gli esterni siciliani appoggiano la fase attiva, con Salvi ad interpretare quasi il ruolo di attaccante aggiunto; funzione impreziosita dai tagli verso il centro del campo e da improvvise verticalizzazioni alle spalle della retroguardia di casa. A rendere avvolgente la manovra ospite è anche il movimento continuo dei tre riferimenti offensivi, i quali, allargandosi e agendo tra le linee, creano sovente superiorità numerica lungo le corsie esterne e nella trequarti granata. Si assiste ad una sorta di monologo rossonero, con la Salernitana che cerca di tenere alta la concentrazione per difendere ordinatamente la propria area di rigore. Gli uomini di Colantuono manifestano qualche scollatura tattica, perché le due punte, che si sacrificano difensivamente solo in prima battuta, ed i cinque difensori, frequentemente allineati e bassi, non consentono ai tre centrocampisti di fronteggiare la superiorità numerica imposta dagli ospiti. La pressione degli uomini di Tedino, continua ma non asfissiante, si tramuta però in occasioni da rete solo quando la difesa granata commette errori nella lettura tattica (inserimento centrale e tiro di Salvi, sul quale è pronto Micai) e in fase di disimpegno (una svirgolata di Migliorini regala a Nestorovski la possibilità di calciare in porta da ottima posizione; fortunatamente la traversa salva l’estremo difensore locale).
FLEBILI SENTORI DI SVOLTA TATTICA NEGLI SPRAZZI DI AGGRESSIVITA’ DEL PRIMO TEMPO. Per ristabilire un necessario equilibrio tattico, la Salernitana deve necessariamente alzare il proprio baricentro ed esercitare una pressione maggiore sui facitori di gioco avversari. Questi propositi si materializzano sporadicamente nel primo tempo e fanno intuire che, supportati da continuità e intensità, potrebbero creare diversi grattacapi alla difesa palermitana. Due circostanze rappresentano una sorta di campanello d’allarme per Bellusci e compagni. Di Tacchio ruba palla in mezzo al campo, Akpro attacca lo spazio a destra, prima di crossare in area senza incontrare la spettacolare acrobazia di Djuric. Nella seconda occasione, la sfera sottratta agli avversari raggiunge Castiglia il cui tiro però termina alto sulla traversa.
NEL SECONDO TEMPO I GRANATA AGGREDISCONO IMMEDIATAMENTE IL PALERMO E CAMBIANO IL VOLTO DEL MATCH. Strigliati a dovere da Colantuono, consapevoli di dover offrire una prestazione diversa ai tredicimila cuori granata presenti sulle gradinate dell’Arechi, i calciatori di casa riprendono le ostilità con un piglio diverso, sfoderando una reattività atletica ed un’intraprendenza tattica rimaste inattive nei primi quarantacinque minuti. Gli attaccanti, infatti, pressano con maggiore cattiveria i difensori rosanero che provano ad impostare la manovra dal basso. Identico lavoro svolgono i centrocampisti, i quali accorciano in avanti invece di stazionare scolasticamente a ridosso della propria area di rigore. Ne consegue che gli stessi interpreti difensivi risultano animati da maggior vigore e reattività, con gli esterni ad aggredire alti i loro dirimpettai ed i centrali di retroguardia pronti a scalare lateralmente e ad accorciare sulla mediana per togliere agibilità agli attaccanti rivali. I granata, sospinti dal pubblico, fanno spesso irruzione nella metà campo palermitana e si rendono pericolosi un paio di volte con Akpro e grazie ad un tiro di Di Tacchio che termina a poca distanza dai pali difesi da Brignoli. E, soprattutto, impediscono al Palermo di gestire con padronanza il match, riscattando in questo modo l’opaco e tremebondo primo tempo
TEDINO CAPISCE CHE LA GARA E’ CAMBIATA E SI AFFIDA AD UN ASSETTO TATTICO PIU’ PRUDENTE. Il Palermo non è riuscito a sfruttare la superiorità tattica del primo tempo ed ora comprende di dover fronteggiare una squadra più tignosa e maggiormente consapevole delle proprie forze. Tedino, più realista del re, comincia a temere di tornare a casa a mani vuote. La sua prima sostituzione (il centrocampista Haas al posto della punta Moreo) ha il compito di garantire un presidio più solido e atletico del centrocampo; un modo per smorzare l’entusiamo crescente dei padroni di casa. Gli ospiti, pertanto, transitano dal 3-4-1-2 al 3-5-1-1, con Traijkovski alle spalle di Nestorovski.
COLANTUONO CREDE NEI TRE PUNTI E LANCIA NELLA MISCHIA LA VIVACITA’ DI JALLOW. L’attaccante gambiano prende il posto di un evanescente Vuletich, ricevendo dall’allenatore una precisa direttiva: gettare nel panico la difesa ospite con la sua veloce imprevedibilità. Ed i progetti di Colantuono per poco non si concretizzano, con Jallow che impatta male il pallone sull’efficace spizzata di Djuric, prima di un’ubriacante azione sulla linea di fondo che si conclude però con un tiro sbilenco facilmente bloccato da Brignoli.
IL PALERMO, IMPEGNATO A CONTENERE L’ARDORE DEI PADRONI DI CASA, CERCA LA SVOLTA NELL’EPISODIO FAVOREVOLE. I calciatori ospiti non riescono più a gestire la partita a loro piacimento, soffrono l’aggressività granata, ed allora optano per una gestione accorta della parte conclusiva del match, affidando la speranza di portare a casa i tre punti a qualche errore gratuito commesso dalla Salernitana. Però i granata, concentrati e lontani parenti della squadra timorosa vista all’opera nel primo tempo, offrono solo una ripartenza al neo entrato Haas, il quale non approfitta di un’incertezza di Migliorini calciando sopra la traversa. Altre potenziali azioni di rimessa dei rosanero sono figlie di qualche sincronismo difensivo granata non perfetto: attaccanti che non contendono preziose seconda palle, con le marcature alle loro spalle che tardano a scalare.
LA QUALITA’ TECNICA E L’ESPERIENZA DEI QUATTRO CALCIATORI SUBENTRATI NEL FINALE DI PARTITA INCORAGGIANO IL TENTATIVO DEI DUE TECNICI DI CONQUISTARE I TRE PUNTI. SOSTITUZIONI CHE VIVACIZZANO SOPRATTUTTO LA FASE OFFENSIVA GRANATA. Tedino sguinzaglia Rispoli e Falletti, i quali prendono il posto di Mazzotta e Traijkovski. Colantuono si priva di Di Tacchio e Djuric, affidando a Di Gennaro e Bocalon le residue chance di vincere la gara. Ancora una volta a beneficiarne è soprattutto la proposta offensiva dei padroni di casa, con l’ex cagliaritano che, seppur alle prese con una condizione atletica da irrobustire, dimostra in un paio di circostanze (verticalizzazione repentina a favore dei compagni ed una giocata estrosa sulla linea laterale che disorienta tre avversar) di essere un lusso per la categoria. Anche un volitivo e mobile Riccardo Bocalon, supportato dall’agilità di Jallow, crea qualche disagio all’esausta prestanza fisica della retroguardia palermitana. Nulla di memorabile, sia chiaro, ma quanto basta per consegnare ai punti il secondo tempo ai padroni di casa. Il pareggio finale è lo specchio fedele di una gara dai due volti e consente alle squadre di lavorare serenamente nell’immediato futuro.
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