Penultimo posto in classifica, vittoria che manca ormai dal 2 febbraio (in trasferta addirittura dal 6 ottobre scorso) e squadra che, nonostante la buona prestazione di sabato contro il Cesena, ha fallito l’ennesima occasione di portarsi fuori dalla zona rossa di classifica. A chi affidarsi, dunque, per la salvezza? La buona notizia, forse, arriva proprio dalla sconfitta del Manuzzi.
La spina dorsale su cui costruire la risalita
Nonostante la sconfitta, c’è ancora qualcosa a cui aggrapparsi per sperare nella salvezza. Contro il Cesena, la Salernitana, dopo il brutto inizio di gara, ha mostrato segnali di crescita e ha avuto ben più di un’occasione per portare a casa punti pesantissimi. A tenere in piedi la squadra sono stati i giocatori di maggiore esperienza, quelli a cui Breda dovrà affidarsi – forse adesso più che mai – nel finale di stagione.
In difesa, Gian Marco Ferrari è stato una garanzia. Sempre puntuale negli interventi, ha chiuso gli spazi a La Gumina e Shpendi, guidando la linea arretrata con leadership e sicurezza. Nel primo tempo è stato decisivo con un paio di chiusure provvidenziali e, nella ripresa, si è guadagnato il rigore che poteva cambiare la storia del match. L’ex Crotone è apparso in ripresa, rispetto alle ultime due uscite con Frosinone e Carrarese.
Roberto Soriano, alla prima da titolare sotto la gestione Breda, ha risposto presente con una prestazione di assoluto spessore. Dai suoi piedi sono nate le azioni più pericolose dei granata: il cross per Cerri nel primo tempo, la conclusione in area e il rigore reclamato per un intervento in ritardo di Saric. Nel post gara l’ex Samp ha parlato da leader.
Alberto Cerri, altra certezza di mister Breda, ha invece vissuto un pomeriggio amaro. Resta lui il riferimento offensivo della Salernitana, l’uomo a cui la squadra si affida per far salire il baricentro e creare pericoli. Nel primo tempo ha sfiorato il gol in più occasioni: prima con un’incursione personale, saltando due difensori e vedendosi respingere il tiro da un intervento provvidenziale di Prestia, poi con un colpo di testa ravvicinato che è terminato incredibilmente a lato. Dagli undici metri poi l’errore che ha cambiato la partita: la conclusione è debole, Klinsmann intuisce e respinge, dando il via al crollo granata. Un episodio pesante, ma che non cancella il contributo offerto per tutta la gara.
A dargli supporto c’era Daniele Verde, tra i più brillanti nel primo tempo. È stato lui a creare la prima vera occasione della partita con una punizione magistrale dal limite dell’area che si stampa sul palo, lasciando Klinsmann immobile. Un colpo da specialista che avrebbe potuto cambiare il destino del match. Non solo calci piazzati: l’ex Spezia è stato il giocatore più imprevedibile nella manovra granata, si è mosso tra le linee, ha saltato l’uomo e ha messo in difficoltà la difesa del Cesena con giocate di qualità. Ha servito palloni interessanti ai compagni e nel secondo tempo ha continuato a provarci, senza fortuna.
Esperienza nella lotta salvezza: un fattore chiave
Quando si lotta per mantenere la categoria, serve gente abituata a combattere. E non è una questione di età, ma di abitudine alla pressione e alla necessità di fare punti quando contano davvero. Lorenzo Amatucci e Antonio Raimondo, nonostante la giovane età, sanno bene cosa vuol dire lottare per evitare la retrocessione. Lo scorso anno erano due punti fermi della Ternana, allenata proprio da Breda, che si arrese al Bari solo ai playout dopo una lunga rincorsa salvezza che li vide passare dall’ultimo al quintultimo posto in classifica, ad un solo punto di distanza dalla salvezza diretta.
Anche Verde, sempre lo scorso anno, ha già vissuto la lotta salvezza con lo Spezia, riuscendo a centrare l’obiettivo senza neanche passare dagli spareggi. Stesso discorso per Federico Zuccon, protagonista nella salvezza del Cosenza nella scorsa stagione, e per la coppia Girelli–Stojanovic, che con la Sampdoria hanno vissuto una cavalcata che li ha visti passare dalla zona retrocessione al settimo posto in classifica. Storia diversa, invece, per Fabrizio Caligara, che l’anno scorso non è riuscito ad ottenere la salvezza con l’Ascoli (retrocesso in Serie C con 41 punti, al pari del Bari). Ad aver lottato per la salvezza in Serie A, inoltre, sono anche Ferrari, Lochoshvili e Ghiglione, rispettivamente con le maglie di Sassuolo, Cremonese e Genoa. Per tutti e tre, in realtà, la lotta salvezza è terminata con una retrocessione più o meno schiacciante: il Sassuolo di Ferrari è retrocesso con 30 punti (6 di distacco dalla salvezza), i grigiorossi con 27 (con la salvezza a 31) e il Genoa con 28 (solo 3 di distacco dalla Salernitana, che quell’anno ottenne la salvezza con 31 punti). A Crotone però Ferrari centrò una straordinaria salvezza in massima serie con Davide Nicola in panchina.
Ad aver ottenuto una salvezza in extremis, invece, è proprio Alberto Cerri, che l’anno scorso con l’Empoli ha raggiunto quota 36 punti (con il Frosinone retrocesso ad appena 35). Tutto questo senza contare chiaramente Dylan Bronn, che proprio con la Salernitana ha vissuto la seconda salvezza in Serie A nell’annata 2022/2023 sotto la guida di Paulo Sousa; nella seconda parte della scorsa stagione era in prestito agli svizzeri del Servette. Esperienza e carattere non mancano: starà a Breda sfruttare al meglio chi ha già dimostrato di sapere combattere.
A cura di Gianluca Comentale
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