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Editoriale

Salernitana, le Idi di Marzo: gli Ultras, l’Aventino e una promessA che scotta…

La protesta degli Ultras, le stoccate di De Luca, la “disponibilità” di Lettieri e la risposta di Lotito e Mezzaroma. I co-patron oggi pomeriggio sono usciti allo scoperto dicendo di voler portare la Salernitana in serie A. E’ la prima volta dopo otto anni. La prima dopo quattro anni di… “assestamento” in serie B. Resta da capire come e quando? Ma almeno un primo risultato c’è stato. Merito sicuramente dei tifosi. Degli ultras, della piazza e della passione della gente. E di tutte quelle componenti che spesso si chiamano in causa a casaccio e in maniera inflazionata, ma che stavolta un primo traguardo lo hanno raggiunto. Al tempo.
Le idi di marzo si sono consumate a Salerno nel giro di un amen. E se non è un Aventino poco ci manca. Sta di fatto che in quella che è stata una settimana priva di calcio giocato, in casa Salernitana si è giocata una partita molto più importante: quella del futuro, dei progetti, delle ambizioni. Della piazza e della proprietà. Il tutto nell’anno del centenario, destinato quasi certamente all’ennesima stagione di anonimato in B. Tutto è partito dalla disaffezione della gente che è cresciuta di settimana in settimana fino a sfociare nel duro comunicato degli ultras curva sud Siberiano che hanno annunciato la diserzione dall’Arechi a partire dalla prossima gara interna con il Venezia di sabato prossimo nel principe degli stadi. Una scelta ponderata e sofferta figlia di una mancanza di programmazione da parte del club di Lotito e Mezzaroma, prima ancora che dell’ennesimo campionato di galleggiamento. Una sorta di Aventino, insomma, in salsa pallonara. In mezzo, le dichiarazioni (forti) del governatore De Luca che a suo tempo – otto anni or sono da sindaco di Salerno – aveva “benedetto” il duo capitolino per rifondare il calcio in città e che oggi (appena una quindicina di giorni or sono ndA) ha invece bacchettato duramente Lotito, chiedendogli di fare chiarezza sul futuro e invitandolo a non trattare la Salernitana come un qualcosa di “residuale”. Non solo. De Luca aveva anche aperto a possibili investitori. Giovanni Lettieri, rampollo di una famiglia di imprenditori nel ramo dell’aerospazionale e proprietario del centro commerciale “La Fabbrica”, si è fatto avanti, dicendosi disponibile a “trattare” per l’eventuale acquisizione del club.
A questo punto, però, il colpo di scena. Per la prima volta, infatti, Lotito e Mezzaroma sono usciti allo scoperto. Con una lettera di intenti, i due proprietari della Salernitana hanno detto di non avere nessuna intenzione di “vendere” e, soprattutto, di “voler portare la squadra in massima serie per raggiungere quegli obiettivi che Salerno e la Salernitana meritano” e di avere “le risorse e le competenze per raggiungere il traguardo della promozione”. Una cosa non da poco, considerando che per otto lunghi anni, quattro se si contano solo quelli di cadetteria, la prima lettera dell’alfabeto non era mai stata declinata esplicitamente dalla proprietà. Salerno si era dovuta accontentare al massimo di espressioni tipo “migliorare la stagione precedente”, “alzare l’asticella” o “fare il meglio possibile”. Il low profile di oggi di Lotito e Mezzaroma è figlio certamente della presa di posizione della piazza e del timore di chiudere la stagione in un Arechi deserto. La tifoseria è apparsa stanca del solito anonimato e soprattutto soffocata dal sospetto asfissiante che le attuali norme federali impediscano di fatto a Lotito e Mezzaroma di fare il grande salto.
E siamo al redde rationem. Va bene, va benissimo, lo scatto in avanti della proprietà. Ma naturalmente ci si aspetta a stretto giro qualcosa di concreto. Un piano, un progetto, uno straccio di programma per capire le reali intenzioni del duo capitolino di dare seguito con i fatti a quanto detto oggi senza mezzi termini. Partendo dal management, passando dalla guida tecnica, fino ad arrivare all’allestimento della squadra. Con la speranza (flebile, timida, ma comunque ancora viva) che l’attuale stagione agonistica non sia già passata agli archivi, sarebbe opportuno che Lotito e Mezzaroma dicano se intendono confermare o meno Fabiani come direttore generale, Gregucci come allenatore e quali rinforzi immaginano per l’immediato futuro. Del resto, come sbandierato in apertura della lettera, l’attuale proprietà quando ha voluto ha “bruciato le tappe”. Altrimenti, la lettera d’intenti di oggi rischierebbe di trasformarsi in breve tempo in carta straccia. Ed un nuovo… Aventino sarebbe sempre dietro l’angolo. Ironia della sorte oggi uno dei sette colli di Roma (l’Aventino appunto) è occupato da un lussuoso quartiere residenziale, mentre al tempo degli antichi romani era abitato dai plebei che usavano come principale strumento di lotta politica una primitiva forma di sciopero chiamata la “secessio plebis”, o “secessione della plebe”. L’Aventino si trova a sud del centro, tra il Circo Massimo e le Terme di Caracalla, a pochi passi da Villa San Sebastiano, quartier generale di Claudio Lotito nella capitale…

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