Domani sera non sarà una partita come le altre. All’Arechi fa visita la Roma di un “figlio” come Daniele De Rossi in un momento di disperato bisogno di punti per la Salernitana. Walter Sabatini è operativo sul mercato per regalare altri rinforzi a Filippo Inzaghi e domani ritroverà in campo la sua ex squadra. Il tempo stringe ma, nonostante le difficoltà di questa sessione, la dirigenza è fiduciosa di chiudere importanti colpi entro il gong dell’1 febbraio. Quest’anno il diggì granata sta contando sull’apporto di suo figlio Santiago, appassionato di calcio con un passato a Trigoria da quando aveva appena quattro anni dietro la scrivania del papà (in foto). Domani sera sarà al fianco di Walter all’Arechi in una partita dai mille significati anche per lui, romanista “di nascita” e tifoso granata di adozione, come ha raccontato ai nostri microfoni.
La passione
Santiago Sabatini compirà 20 anni quest’anno, studia scienze politiche alla Luiss di Roma e cerca di essere sempre vicino al papà anche in “cose di campo” nonostante gli impegni universitari. Tra una trattativa e l’altra c’è anche tempo per disquisire con lui di filosofia politica, suo prossimo esame. La sua più grande aspirazione, dopo aver concluso l’università, sarà gettarsi a capofitto nella carriera di direttore sportivo. Oggi è un’arma in più nell’arco di Walter Sabatini, assieme allo storico collaboratore Pietro Bergamini: prima della sfida al Genoa si è seduto per la prima volta sulla panchina granata nel pre-gara. Replicherà domani: “La vivrò malissimo, di nascita sono romanista ma in questo momento ci sono delle priorità, sto cercando di dare una mano col lavoro a papà” ha dichiarato. Rinuncerebbe ad un posto in Champions per la Roma pur di ritrovarla di fronte l’anno prossimo all’Arechi: “Adesso il mio sentimento verte di più verso la salvezza della Salernitana. La zona Champions dista solo due punti per la Roma, però la situazione dei granata è più complessa e darò il mio supporto. Un pareggio contro i giallorossi? Dipende anche dalle altre, ad esempio il Cagliari ha perso ed è una buona notizia, l’Empoli invece ha pareggiato a Torino. Una vittoria sarebbe cosa migliore, ma sarà importante comunque far punti”.
Il rapporto con DDR
Walter Sabatini si è definito padre calcistico di Daniele De Rossi. Hanno condiviso cinque anni a Trigoria dal 2011 al 2016 sfiorando due volte lo scudetto. Il neo tecnico giallorosso, subentrato a metà gennaio a José Mourinho, è stato vicinissimo a raggiungere l’esperto dirigente a Salerno: era nei suoi pensieri per un eventuale post-Inzaghi, poi è arrivata la vittoria a Verona, la chiamata della Roma e si è chiaramente annullata la possibilità. “Daniele è come un figlio per papà ed è un fratello più grande per me”, ha raccontato Santiago. Inzaghi era in bilico a dicembre, però ha convinto soprattutto con l’exploit di Verona. “Non è mai stato a rischio, papà non è mai arrivato con l’obiettivo di esonerarlo per quanto Daniele fosse un suo pallino. Anzi, è stato molto colpito da Inzaghi, non lo conosceva come allenatore, gli piace soprattutto per come si rapporta con i ragazzi e come legge le partite. Secondo me le prepara benissimo, poi purtroppo non abbiamo raccolto quanto seminato nelle ultime gare per errori individuali”.
Il nuovo ruolo
Santiago ha vissuto accanto a Walter la storica prima salvezza dell’ippocampo nella massima serie. Oggi sta aiutando a scovare talenti grazie ai suoi insegnamenti: “Il mio ruolo è cambiato, due anni fa ero più piccolo ed ero ancora al liceo. La mia passione per il lavoro del direttore sportivo è la stessa da quando avevo 4 anni, però due anni fa era una situazione ben diversa e non avevo molto chiaro il mio obiettivo. Quando costruì l’instant team della salvezza del 7% è sparito per una settimana da casa, ha costruito la squadra in dieci giorni e in quel periodo non lo vedevo né sentivo. Seguire le sue orme è diventato il mio obiettivo primario e dopo l’università cercherò di coltivare meglio questa passione, avrò più tempo. Ora gli sto vicino sia dal punto di vista fisico che mentale, mi dice che gli dò sicurezza. Potrei dire di fare le veci di un collaboratore, ma non ho un contratto. Lo aiuto facendo scouting, mi indica dei giocatori da seguire e quindi potrei definirmi un filtro, perché magari tutti gli agenti gli propongono nomi, lui la maggior parte li vede e altri li assegna a me a volte”.
Nel lavoro di scouting, ha spiegato Santiago, è importante avvalersi di software di statistica e algoritmi combinati alla presenza sul campo. Lui si sta avvicinando a queste nuove modalità usate già ad alti livelli, guidando per mano anche il papà più fedele ai metodi classici di osservazione: “Mi interfaccio con due software per vedere tutte le partite dei settori giovanili di tutto il mondo. Papà mi ha insegnato come vedere una partita e come scegliere un giocatore, la penso molto alla sua maniera. Non c’è bisogno di fare tre ore di scouting per seguire un giocatore, lo si riconosce da una movenza o da uno stop a seguire, dalla velocità di una giocata, che significa rapidità di pensiero. Sto imparando molto dal suo istinto, sto cercando di farlo mio. I software di statistica stanno diventando fondamentali, pian piano ci stiamo avvicinando anche noi ad usarli. Sono molto comodi spesso, se non so dove partire nel costruire una squadra non bisogna mettersi a vedere le partite di tutte le squadre. Ad esempio, se risulta che Candreva dalle statistiche ha un picco di accelerazione allora vale la pena iniziare a monitorarlo nelle gare. Algoritmi e scouting sul campo devono andare a braccetto, le statistiche servono da primo filtro soprattutto quando non sai da dove partire ma poi ci sono anche altri aspetti che dai numeri non compaiono”.
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Difficoltà sul mercato
“Ci sono giorni in cui cadiamo in depressione. I primi giorni c’era un gran momento di eccitazione, abbiamo monitorato tantissimi calciatori, giovanissimi a partire dal Nord Europa per arrivare in Brasile. Papà aveva anche stilato un prototipo di formazione”, ha raccontato ai nostri microfoni Santiago Sabatini. Il diggì sta operando nonostante i paletti legati all’indice di liquidità al club di Iervolino: “Sono arrivate le difficoltà anche dal punto di vista economico con le impasse delle cessioni. Tre giorni fa è stata una giornata difficilissima, invece l’altro ieri si è sbloccato qualcosa ed è tornata quella eccitazione. Ma si sa, il calcio e anche il mercato sono così. È come stare sulle montagne russe, ci sono giorni di estasi totale e altri in cui ti butta per terra. Il calciomercato come pensiero e come filosofia non finisce mai, un’operazione che oggi è caduta, stanotte potrebbe rialzarsi. Sono anche io tifoso, mi dispiace che i salernitani siano affranti, mi immedesimo in loro ed è un sentimento che condivido con loro. Però so anche che domani potrebbe essere una nuova giornata”.
Sabatini è al lavoro h24 per rinforzare la rosa, il figlio è convinto che la fine del mercato riserverà sorprese: “Vorrei trasmettere speranza ai tifosi, non è finita, oggi o domani potrebbero essere giornate di riscatto. È un calciomercato diverso da quello di due anni fa, quando papà aveva carta bianca totale. Oggi non è così ma lui lo sapeva benissimo. Dice sempre che si sente legato da una camicia di forza, ma ha sempre lavorato così, alla Roma ci ha costruito una squadra così. Le soluzioni arriveranno, magari anche l’ultimo giorno di mercato. Sono sempre più convinto che questa squadra sarà costruita e raggiungerà i risultati“.
Il momento
“Non ne vivo le dinamiche e parlo da esterno, secondo me ciò che è mancato fino a questo momento è la coesione tecnica dei ragazzi”. La Salernitana ha raccolto davvero poco a dispetto di quanto dimostrato nelle ultime gare. I granata di Inzaghi potrebbero approfittare a partire da domani sera per accorciare le distanze, quantomeno. La gara contro i giallorossi è difficile sulla carta ma non proibitiva, dopo l’apprensione vissuta dagli uomini di De Rossi nel secondo tempo contro il Verona.
Ne è convinto anche Santiago Sabatini, colpito da alcuni giocatori in rosa: “È vero, la squadra è rimasta più o meno la stessa della scorsa stagione, ma comunque sono stati presi tanti elementi quest’estate per puntellare la rosa come Tchaouna, Ikwuemesi, Stewart, Cabral. L’organico di quest’anno è molto forte, ad esempio Tchaouna a dispetto di un gioco ancora acerbo potrebbe diventare davvero un grande giocatore. Sono rimasto impressionato anche da Legowski, ha visione di gioco e i suoi polpacci mi ricordano quelli di Nainggolan. Anche Lovato è un giocatore straordinario, era un under 21 e uno dei talenti italiani più cristallini, avrebbe dovuto prendere le redini della difesa della Nazionale, si diceva. Poi la testa fa tanto, secondo me ha subito la pressione e ciò si vede dagli errori che ha commesso. Non sono errori che mettono in discussione la qualità tecnica del ragazzo, ma ha paura. Salerno, come Roma, è una piazza che ti dà tutto l’amore del mondo ma poi può anche mangiarti. Lo noto anche ora che il mercato non va come dovrebbe magari, papà era santo patrono fino a qualche settimana fa e ora iniziano a piovere le critiche“.
La salvezza del 7%
“Vedo il documentario di DAZN un giorno sì e l’altro pure, è stata la parte più bella della mia vita. Non la paragono a questo momento perché ho gli occhi meno disillusi, sto iniziando anche io ad entrare nei meccanismi, sono all’interno della situazione e vedo quanto sia difficile. Il sentimento è comunque sempre ultra eccitante. La salvezza del campionato 21/22 è stato un periodo bellissimo, non ho mai pensato che la Salernitana potesse retrocedere e neanche quest’anno lo penso, a dire la verità”. Insomma, Sabatini junior è convinto che i granata ce la faranno.
Due anni fa Santiago faceva la spola tra Bologna e Roma, dove vive tutt’oggi. In Emilia frequentava casa di un ex bomber granata, Marco Di Vaio: “Facevo avanti e indietro con Bologna perché lì viveva la mia ragazza e tutta la sua famiglia tifava Salernitana, sembrava la Curva Sud. Tornavo a Roma e anche qui c’era un clima di estasi con sciarpe e maglie granata, non finiva mai. Papà faceva avanti e indietro con Salerno, mi sembrava un super uomo, ogni giorno concludeva un’operazione e poi ne cacciava sempre un’altra. Non ricordo di aver visto tutte le partite di una squadra con quel sentimento ed è rimasto intatto fino ad ora”.
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