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“Rompete le righe”, calciatori in vacanza dopo Venezia: fine di un torneo snervante e… della fiera degli alibi

Con qualche giorno di ritardo rispetto a quanto immaginato un mese fa, alla vigilia di un Pescara-Salernitana che avrebbe potuto donare un mese di maggiore tranquillità se solo fosse arrivato un punto (ma i rimpianti affondano anche in numerose partite precedenti, nda), arriva il “rompete le righe” per i calciatori della Salernitana. La squadra ieri ha pernottato in Veneto nel ritiro di Mestre e stamattina è rientrata in sede. Non ci sarà, ovviamente, una ripresa degli allenamenti: stagione agonistica terminata, Menichini ha ordinato la libertà per i calciatori che saranno liberi di raggiungere le proprie case o le rispettive mete di vacanza. Tra poco più di un mese la giostra ripartirà con visite mediche, test atletici e partenza per il ritiro.

Termina una stagione snervante, partita con ben altri auspici e poi trasformatasi in un campionato dai connotati per certi versi strazianti, dal punto di vista sportivo. Tensioni su tensioni nel girone di ritorno, dopo un cambio di allenatore rocambolesco e le continue accuse di Lotito all’ambiente – ribadite anche ieri – di “aver reso imbelle la squadra, minando i risultati”. Una valutazione che sembra cozzare con quello che la Salernitana, seppur in una piazza sempre critica ed esigente, ha ottenuto in tempi relativamente recenti, vincendo campionati ad esempio convivendo con critiche pesantissime nei confronti del tecnico Menichini nell’annata 2014/15. La continua ricerca dell’alibi non può che portare a nuovi malcontenti, così come un progetto chiaramente vincente e la volontà dichiarata di fare il salto di categoria che la tifoseria chiede da tempo, non potranno che riavvicinare i sostenitori, molti dei quali delusi, nonostante la salvezza conquistata ieri con una prova di carattere, poichè non dimenticano le peripezie vissute in stagione. Un’annata che può essere sportivamente considerata, senza tema di smentita, la peggiore della gestione Lotito-Mezzaroma. Che sono abituati, soprattutto il primo, a fare calcio a livelli anche più alti, dove le “interferenze” si decuplicano. Eppure senza “minare i risultati della squadra”.

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