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Ripresa collettiva, Lega B attende protocollo Figc per convocare assemblea. Cons.ministri rinviato a domani

AGGIORNAMENTO ORE 22:50. Il consiglio dei ministri è stato rinviato a domani. Nel consesso, il premier Conte dovrebbe affrontare anche argomenti legati al campionato di calcio, ad aiuti del Governo per le società e anche alla centralizzazione dei ricorsi eventuali di società scontente solo al Collegio di Garanzia del Coni, nel caso in cui i campionati dovessero chiudersi non giocando le partite sul campo (clicca qui per leggere l’articolo). Sempre domani, il ministro dello sport, Spadafora, terrà due informative urgenti al Parlamento. La prima al Senato alle 11 (che sarà visibile anche su Rai 3) mentre la seconda alla Camera alle ore 16. “Sarà un’occasione importante per spiegare il difficile lavoro portato avanti in questi mesi”, scrive su Instagram. La Figc chiaramente attenderà i pronunciamenti del Governo prima di diffondere il famigerato protocollo di ripresa degli allenamenti collettivi.

ORE 12:51. Si terrà nel pomeriggio il consiglio dei ministri che, tra tante altre cose anche più importanti, dovrà fare un passaggio sull’industria calcio, sulle possibilità di ripresa dei campionati e soprattutto sul definitivo via libera alla ripresa degli allenamenti di gruppo dal 18 maggio: tutto pronto, con le indicazioni del comitato tecnico scientifico che sono state recapitate alla Figc, la quale deve ora stilare il protocollo e distribuirlo ai club (clicca qui per leggere). Non sono da escludere, però reazioni anche contrastanti da parte di alcune categorie, dai medici sociali (su cui ricadrebbero le responsabilità del gruppo squadra durante i ritiri e in caso di positività: il club è datore di lavoro e l’Inail ha stabilito che il contagio da Covic-19 è considerato alla stregua di un infortunio sul lavoro; la Figc sta lavorando a na copertura assicurativa ad hoc) ai presidenti soprattutto di club con meno possibilità economiche: ogni test (tampone-sierologico) costa 120 euro circa a persona e ad esso vanno aggiunte le spese per tutti gli altri accertamenti di idoneità, più ovviamente costi di sanificazione, igienizzazione continua, alberghi per ritiri. Non una passeggiata, anche perchè i club dovranno garantire che l’appropriazione dei test da parte loro non andrà a inficiare sulla disponibilità regionale per gli altri cittadini che dovessero averne bisogno.

Intanto, la maggioranza dei club professionistici si prepara alle due settimane di isolamento da mantenere alla ripresa degli allenamenti collettivi. Serve però la conferma della Figc che dovrà sentire le società e capire se sarà effettivamente possibile (c’era chi aveva parlato di quarantena volontaria). L’Assocalciatori – ieri riunita in direttivo – accetterebbe anche il sacrificio ma non prolungandolo anche all’inizio del campionato. Tenendo conto che al primo contagio eventuale poi tutta la squadra dovrebbe fare 14 giorni di quarantena, appare importantissimo però salvaguardare l’integrità del gruppo, staff compreso, che sarà chiamato a lavorare a stretto contatto per la riatletizzazione di gruppo. Solo dopo questi quindici giorni di allenamenti, dati alla mano, il Governo sarà in grado di dire se i campionati potranno riprendere. Con il pericolo, va ricordato, che al primo positivo tutto debba irrimediabilmente fermarsi di nuovo: è questo lo scoglio principale che induce alcuni presidenti a valutare l’impatto del rischio anche dal punto di vista economico. Non solo: se si riuscisse a riprendere, le squadre dovrebbero giocoforza uscire dalle “bolle sterili” in cui si ritireranno. Cosa accadrebbe? In che modo le trasferte e gli inevitabili contatti con l’esterno (dai familiari, come le moglie che a loro volta vanno ad esempio a fare la spesa nei supermercati, ai semplici avversari sul campo di gioco) potrebbero svolgersi in tutta sicurezza? Domani la Lega Serie A si riunirà in assemblea e ne discuterà, probabilmente con il protocollo Figc in mano. A ruota dovrebbe seguire anche la convocazione dell’assemblea dei club cadetti (giovedì o venerdì).

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