Due granata del 7% su uno dei tre tetti d’Europa, un altro si sta arrampicando sul terzo. La finale di Europa League vinta ieri sera dall’Atalanta ha fatto brillare gli occhi di malinconia agli appassionati di calcio con fede granata nell’osservare per l’ennesima volta le prestazioni straordinarie di Ederson e Matteo Ruggeri. Due anni fa erano nella rosa che centrò la miracolosa salvezza con il cavalluccio sul petto e adesso, altrettanto meritatamente, hanno definitivamente dato una svolta alla loro carriera.
Sui social c’è chi rimpiange giustamente i due. Il centrocampista brasiliano, pescato da Sabatini per 6,5 milioni, è stato poi rivenduto dopo soli sei mesi alla Dea con importante plusvalenza (14 milioni più il cartellino di Lovato). Poteva essere ancora più grande, se Iervolino avesse aspettato? Forse sì o forse no. Si veda la faccenda Dia. Non venderlo subito ha provocato l’effetto opposto, certamente non preventivabile, con annessa svalutazione. Magari non sarebbe stato il caso del sempre serio e professionale verdeoro, peraltro fresco di convocazione nella Nazionale brasiliana per la Copa America. La Salernitana è pur sempre una piccola, una “provinciale”. Lo era due anni fa e continuerà ad esserlo a maggior ragione dopo la retrocessione. L’idea del patron era quella di trovare un Ederson all’anno, relativamente alle cessioni, per poter far vivere il club con parziale autosufficienza. Qualcosa è andato storto: nell’estate 2023, ad esempio, poteva essere il turno di Bohinen se non avesse fatto flop a causa anche dell’infortunio rimediato in avvio di stagione, oppure del già citato Dia. “È uno da classe operaia ma che sta bene e serve a tutte le squadre”, ha recentemente detto Sabatini sul conto di Ederson. Ragazzo serio, silenzioso, lavoratore, che ha portato con sé un pezzo di Salerno nel cuore e anche nella vita di tutti i giorni con Sergio Standoli, l’interprete che la Salernitana ingaggiò per lui e Mikael a gennaio 2022 e che è diventato una sorta di suo assistente personale.
Anche Matteo Ruggeri è meritatamente a una svolta positiva della sua carriera. Figlio di Bergamo, spedito dalla Dea a una Salernitana derelitta ancor prima di iniziare il campionato, aveva solo 19 anni quando (nel pacchetto con Zortea), fu prelevato dall’allora gestione del trust per rinforzare la fascia mancina di Castori. Lanciato titolare nelle prime partite, mostrò subito una gamba importante. Poi, a Torino ebbe un primo infortunio e la condizione fisica non lo aiutò a sfondare. Riuscì comunque a dare il suo contributo con 15 presenze stagionali. Il rammarico? Non aver esercitato a suo tempo il riscatto per una cifra comunque non abbordabilissima (10 milioni). L’Atalanta godeva comunque del controriscatto e la Salernitana non se la sentì di investire sul classe 2002 che non era riuscito a esprimere fino in fondo il suo potenziale.
Stesso discorso per Luca Ranieri, oggi alla Fiorentina. L’anno scorso arrivò in finale di Conference e chiuse con le lacrime. Quest’anno ci riproverà sempre con i viola: tra cinque giorni affronterà l’Olympiakos. Anche lui arrivò in prestito con diritto di riscatto in quell’estate 2021 con un mercato fatto di incastri e limiti di spesa orchestrato dall’ex ds Fabiani. Il mancino classe 1999 riuscì a giocare molto di più (27 presenze) mostrando duttilità ed esibendosi sia da braccetto della difesa a tre, sia da laterale mancino. Ora a Firenze sta facendo benissimo il centrale. Il diritto di riscatto era fissato a 5 milioni ma anche in quel caso la dirigenza granata non se la sentì. Probabilmente incise molto anche il fatto che il range per esercitarlo coincise con un periodo di vacatio dirigenziale (la bomba del divorzio inaspettato con Sabatini e l’ingaggio di De Sanctis che iniziò a lavorare sotto traccia per poter essere operativo solo dall’1 luglio). Ederson, Ruggeri, Ranieri: tre rimpianti grossi.
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