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Retroscena Lotito: “Inzaghi era promesso sposo della Salernitana”. E su Delio Rossi e Tare…

Un Claudio Lotito per certi versi inedito, ben disposto a raccontare aneddoti e retroscena della sua gestione biancoceleste. Il co-patron della Salernitana nonché presidente della Lazio è intervenuto a Campagnano di Roma durante l’iniziativa “Il Pallone Bucato – Il Fallimento del calcio italiano”, organizzata dall’Associazione Fare, insieme a Pino Wilson e Riccardo Viola.

Significativi alcuni passaggi raccolti dalla testata biancoceleste LaLazioSiamoNoi, a partire da quello su Simone Inzaghi: “Quando mi sono insediato chiamavo i giocatori per rinegoziare i contratti. Si presenta Simone Inzaghi con Tullio Tinti e gli propongo 5.3 milioni per 5 anni. Il procuratore è soddisfatto. “Avete capito bene?”, gli faccio, “gli faccio 5.3 milioni in 5 anni”. “All’anno”, dice lui. “No, in totale”, rispondo. Inzaghi mi fa: “Posso parlare da solo con lei, presidente?”. E gli dico: “Che vuoi fare dopo?”. “L’allenatore”, risponde. “Ti faccio fare l’allenatore”. Quel periodo era veramente drammatico. Dormivo un’ora a notte. Insomma, Inzaghi va a Genova, alla Sampdoria, passa un momento difficile dal punto di vista familiare e quando non giocava più Sabatini mi dice: “Licenziamolo”. Io dico no, poi è andato a Bergamo. L’ho chiamato e gli ho detto: “Simò, la carriera tua me pare che è finita, ti offro di fare l’allenatore degli Allievi Regionali”. Vince il campionato Allievi Nazionali, poi Bollini va con Reja a Bergamo e allora prendo Simone e lo metto alla Primavera, dove fa bene. Poi sarebbe andato alla Salernitana, ma siccome la piazza borbottava, ho lanciato la storia di Bielsa. Bielsa l’ho cacciato io. Quando stavo in Francia Tare mi chiamava e mi diceva che aveva comprato dei giocatori che voleva l’allenatore, dopo 3 minuti non andavano più bene. Torno a Formello, con Tare chiamiamo l’allenatore e inizia una situazione di un certo tipo. Tare gli parlava, lui rispondeva come se fosse uno scienziato. A un certo punto mi sono mortificato per Igli e ho preso il telefono: “Senta mister, lei se ne deve andare”. Tare era pallido

Non solo l’attuale tecnico delle Aquile, Claudio Lotito racconta anche come è nata la possibilità di ingaggiare Igli Tare come direttore sportivo della Lazio: “Dicevano che era venuto col gommone, lo prendevano in giro. Ho fatto invece una grande scelta. Avevamo preso l’impegno di prolungargli il contratto. Viene all’incontro con il procuratore e gli dico: “Guarda, io non ti rinnovo”. “Ma come, lei aveva dato la sua parola, non è corretto, non è serio”. Gli ho detto che avevo intenzione di fargli fare il direttore sportivo. “Ma come, non ho neanche il patentino”, mi ha detto. “Non ti preoccupare, quello lo prendi. Pensaci, ti do 30 minuti”. È tornato mezz’ora dopo e mi ha detto di sì. La prima telefonata che ricevo è quella di Delio Rossi. Mi chiede se avessi scelto il direttore, gli dico di sì e lui mi fa: “Mica avrà scelto Tare”. “E invece proprio Tare ho scelto!”, gli risposi. “Lei lo fa perché sa che lui è contro di me”. Allora sbottai: “Come si permette a parlarmi così, moderi i torni: lei è un dipendente, faccia il dipendente e comunque tra due mesi mi ringrazierà”. Dopo un po’ di tempo andiamo a Siena e perdiamo 2 a 0. Delio Rossi dice a Tare: “Dica al presidente che mi esonerasse, io non controllo più la squadra”. Tare viene, mi racconta tutto e mi fa: “presidente, io lo difenderei”. “Hai ragione, lo difendiamo”, ho risposto. Quell’anno abbiamo vinto la Coppa Italia

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