La Salernitana schiera dal primo minuto i calciatori acquistati per fare la differenza e s’impone con autorevolezza, esprimendo a tratti anche un calcio gradevole e trascinante. Novanta minuti che confermano, senza grosse sorprese, il principio base della disciplina calcistica: le partite si vincono grazie alle qualità tecniche degli interpreti in campo ed alla loro capacità di disarticolare i propositi difensivi degli avversari. Certo, la tattica, le doti atletiche e temperamentali sono aspetti ugualmente importanti, ma le ambizioni di un team sono indissolubilmente legate alle prestazioni dei singoli, funzionali ad un gioco di squadra finalizzato a creare situazioni offensive efficaci ed imprevedibili. Contro il Livorno, i ragazzi di Colantuono hanno creato tanto, evidenziando spesso il loro corposo potenziale tecnico, ma hanno anche confermato alcuni aspetti negativi che necessitano di approfondimenti volti a perfezionare i meccanismi di squadra in entrambi le fasi di gioco.
L’approccio alla gara, ad esempio, non è stato dei migliori, perché i padroni di casa si sono presentati sul terreno di gioco privi della combattività necessaria per imprimere l’auspicata accelerazione alla classifica. Atteggiamento che ha concesso al Livorno la possibilità di affacciarsi minacciosamente nei pressi dei sedici metri granata, di fraseggiare quasi indisturbato e trovare agibilità con ordinari movimenti senza palla. Valiani e Fazzi mettono i brividi agli oltre ottomila spettatori dell’Arechi. In questa fase la Salernitana è poco aggressiva (ad eccezione di qualche tentativo isolato di pressing effettuato da Di Tacchio), sembra quasi non accorgersi che basterebbe esercitare maggiore pressione sugli avversari, far circolare il pallone rapidamente e con intensità, tentare qualche uno contro uno, dettare il passaggio per smascherare i limiti difensivi del Livorno e gettare le basi su cui costruire una vittoria fondamentale per il prosieguo della stagione. Come si evince dall’ottima apertura di Di Tacchio, che pesca Pucino il cui traversone trova il colpo di testa fuori misura di Di Gennaro. Però, seppur gradualmente, la squadra con il trascorrere dei minuti comincia ad essere più propositiva, consapevole di dover sfruttare la gara con i labronici per imprimere la prima, piccola svolta al suo campionato. Si registrano dei lievi miglioramenti, sotto forma di iniziative individuali tese ad attaccare gli spazi, che aiutano il collettivo a scrollarsi di dosso l’apatia manifestata nei primi minuti di gioco. Di Gennaro abbandona il compitino di ordinata mezzala destra ed inizia a dare meno riferimenti all’avversario (agendo pure sul centrosinistra e inserendosi in area di rigore). Anderson prova a sterzare dalla fascia al centro per creare superiorità numerica e sottrarre compattezza e sicurezze alla fase difensiva ospite. Castiglia continua a gestire pochi palloni, ma rispolvera un paio di movimenti da mezzala pura (supporta a sinistra Jallow che sfiora il gol, mentre nulla può sul lancio impreciso di Di Tacchio). Un blando ma costante protagonismo che, favorito anche dall’ennesimo episodio sfruttato con caparbietà e cinismo (deviazione vincente di Bocalon su corner di Di Gennaro), cancella l’inizio soporifero di match della truppa di Colantuono.
Compagine, quella granata, che deve però essere continuamente sollecitata per evitare di cadere in temporanei e letali letarghi. Infatti, dopo aver acquisito il vantaggio, i padroni di casa si abbassano nuovamente e consentono al Livorno di rendersi pericoloso per due volte (tiro di Valiani dai diciotto metri, percussione a sinistra di Iapichino il cui cross attiva il taglio e l’inserimento aereo di Fazzi che non impatta bene il pallone).
Il campanello d’allarme viene utilizzato da Colantuono per scuotere la squadra negli spogliatoi ed educarla alla gestione attenta delle varie fasi di un match. I granata si ripresentano in campo privi di Migliorini, il quale viene sostituito da Casasola che viene impiegato da centrale di sinistra, con Gigliotti schierato al centro della retroguardia. Colpisce il desiderio di Di Gennaro di lasciare il segno: detta il passaggio, smista il pallone ed attacca lo spazio (su entrambi i versanti). Piace il lavoro sporco di Bocalon in fase di non possesso, una sorta di mediano aggiunto che ripiega e recupera la bellezza di quattro palloni, riuscendo a mascherare qualche limite di tenuta difensiva del centrocampo.
Lucarelli si affida a Diamanti (esce Rocca) e Murilo (fuori Gonnelli) e schiera i suoi uomini con uno spregiudicato 4-2-1-3. Colantuono registra le precarie condizioni fisiche di Castiglia ed inserisce Odjer, il quale entra immediatamente in partita guadagnando in pressing il pallone e l’azione che consente alla Salernitana di ottenere un calcio di punizione a ridosso dell’area di rigore amaranto. Pucino ruba l’idea a Di Gennaro e regala il raddoppio ai padroni di casa.
I granata allentano leggermente la morsa, non leggono tempestivamente qualche pericolo di troppo derivante dalla densità offensiva livornese favorita dai tagli centrali di Murilo e Maiorino. La fase difensiva granata commette qualche fallo nella propria metà campo e concede un paio di corner evitabili. Su uno di questi, complici la posizione troppo avanzata di Micai e l’insufficiente elevazione nello stacco aereo di Gigliotti, il Di Gennaro livornese trova l’inzuccata vincente che riporta i toscani in partita.
Lucarelli annusa aria di rimonta e getta nella mischia anche il possente Kozak che entra al posto di Bruno. Diamanti arretra in mediana, mentre in attacco prendono posto Maiorino e Murilo sulle corsie esterne ed il doppio ariete (Raicevic-Kozak) in posizione centrale. Una sorta di 4-1-1-4 iperoffensivo. Chiaro l’intento dell’ex centravanti della Nazionale: tenere bloccati i cinque difensori granata con il quartetto offensivo, per liberare agibilità sulle due corsie esterne e registrare la spinta costante degli esterni bassi Fazzi e Iapichino.
Un atteggiamento tattico inevitabile ma anche calcisticamente suicida. La Salernitana comprende che esistono le condizioni per chiudere anticipatamente il match e si rende protagonista di diverse ripartenze, sfruttando la qualità di Di Gennaro e la gamba di Odjer, Jallow ed Anderson. Mazzoni compie tre interventi prodigiosi su Di Gennaro, Di Tacchio e Palumbo (subentrato nel finale all’ex cagliaritano), prima di capitolare sulla nuova zampata intrisa di opportunismo firmata dal doge Bocalon.
La gara termina con il meritato successo granata, confermando una certezza ormai nota da tempo: le ambizioni di alta classifica della Salernitana non possono prescindere dalla presenza in campo dei calciatori più qualitativi e carismatici. Non sarà semplice per Colantuono trovare la formula tattica che li comprenda senza scalfire più di tanto la fase difensiva, ma il tecnico laziale dovrà necessariamente riuscirci. Far viaggiare armoniosamente estro ed equilibrio tattico aiuterà la squadra granata a transitare dalla speranza di vittoria del campionato alla possibilità concreta di vincerlo. In attesa delle rifiniture e del definitivo salto di qualità da realizzare nella sessione invernale del calciomercato.
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