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Paulo Sousa-Ribery, primo contatto. Curiosità attorno al ruolo del francese col nuovo tecnico

La Salernitana prosegue il suo percorso di… internazionalizzazione. La scelta di affidare la panchina a Paulo Sousa è coerente con il respiro europeo che la società intende dare alla reputazione del club. Un mercato condotto prevalentemente in Europa, il ritiro estivo in Austria e quello invernale in Turchia, sono altre scelte orientate in questa direzione. Eppure la prima in ordine di tempo è stata gestita dalla precedente società, con l’acquisto di Franck Ribery, profilo inedito nella storia ultracentenaria della Salernitana, che ha di fatto proiettato Salerno sulle pagine sportive di mezzo mondo. Ma Iervolino intende valorizzare il campione francese, anche dopo l’addio al calcio giocato. Ribery non è solo patrimonio del club, non è solo un testimonial della Salernitana nel mondo, non è solo garanzia di bontà del progetto ed uomo-copertina capace di convincere i calciatori titubanti ad accettare la sfida granata. Ribery è molto di più e probabilmente con l’avvicendamento in panchina anche il suo ruolo subirà un “up-grade”.

Si dice che i campioni di livello mondiale riescano a parlare la stessa lingua, in campo e fuori: Ribery e Paulo Sousa hanno molto in comune. Entrambi hanno vinto la Champions’ League (due consecutive il portoghese, una il francese), entrambi si sono imposti anche nelle rispettive nazionali.

Ieri il primo contatto in terra salernitana: Ribery, che è sempre alle prese con le terapie post-intervento al ginocchio, ha incontrato Paulo Sousa e lo ha salutato, prima di rientrare in Germania per festeggiare il compleanno della figlia in permesso autorizzato dal club. A Verona, alle spalle di Nicola, si è notata la figura carismatica di Ribery, sempre pronto a incitare e rincuorare i calciatori in campo come un vero e proprio vice-allenatore. Con Nicola il rapporto è sempre stato di empatia e massima collaborazione, ma la sensazione è che con Paulo Sousa il suo contributo alla causa possa essere maggiore.

Se lo aspetta la società, se lo augurano anche gli addetti ai lavori. Potrebbe essere l’inizio di una bella storia, europea ma a tinte granata.

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