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Pastorello su Iervolino: “Sì a tetto compensi agenti, ha dato segnale forte. Caso Lassana andò così…”

“È un amico, uno dei più bravi”. Parole al miele di Danilo Iervolino, due settimane fa, per l’agente Federico Pastorello. Che gestisce la procura di Antonio Candreva e Romelu Lukaku, per dirne alcuni, e ieri pomeriggio si è accomodato nella stessa aula della Luiss, a Roma, in cui l’imprenditore di Palma Campania aveva tenuto la sua seconda lectio. Pastorello ha partecipato all’incontro dal tema “La figura dell’Agente sportivo e le sue peculiarità”, nell’ambito del corso Il giurista entra in campo, tenuto dall’avvocato Guglielmo Stendardo, ex calciatore anche della Salernitana. Al centro della lezione, la figura del procuratore sportivo e le ultime evoluzioni normative a livello nazionale e sovranazionale.

L’amicizia con Iervolino e il caso Lassana

I due sono amici e c’è un rapporto di stima reciproca. Risolta la querelle sollevata con il caso Lassana Coulibaly-Sabatini a giugno, il patron si era espresso in favore degli agenti… ma non di quelli che speculano: Ci sta tutto che prenda dei compensi economici per l’attività svolta, all’interno di un quadro ragionevole di professionalità. Ma io sono contro lo speculatore. Il migliore? Pastorello, un amico”. A distanza di giorni, il procuratore – che seguì anche De  Sanctis quando l’attuale diesse era portiere – risponde: “Ringrazio Iervolino per le belle parole. Ha dato un segnale molto forte da quando è entrato da neofita nel mondo del calcio. Soprattutto quella storia in cui fu coinvolto a giugno per Lassana Coulibaly fu abbastanza chiacchierata. E’ stato portato un calciatore con una clausola rescissoria molto bassa in Serie A, in sei mesi ha fatto benissimo. Chiaramente c’era un problema, la clausola era 7-8 volte inferiore al reale valore del giocatore e le offerte probabilmente sarebbero arrivate. Il procuratore, per togliere quella clausola, dicendo che aveva offerte da altri club, chiese una commissione onestamente sproporzionata rispetto allo stipendio del calciatore. La commissione chiesta dall’agente sarebbe stata tre volte superiore allo stipendio annuo del calciatore. Un po’ come chiedere il 100% del totale del contratto del calciatore. Iervolino era nuovo nel mestiere, ha fatto bene e non ha voluto accettare queste condizioni. Ha parlato con il calciatore e questo è un aspetto fondamentale: se ci sono dei soldi, questi sono del calciatore. Noi percepiamo solo una percentuale, che chiaramente non può essere del 100%. Mi è dispiaciuto che ci sia andato di mezzo Sabatini, uno dei dirigenti più importanti. Credo lui sia abituato a queste cose, perché capitano nel nostro settore. Per un proprietario nuovo, accettare queste situazioni sarebbe stato negativo. Per noi procuratori, è un bene fare le scelte migliori per il calciatore che abbiamo in procura e non decidere dove debba andare, in base alla commissione che viene pagata all’agente“.

L’ascesa di Pastorello

L’agente nativo di Rovereto, figlio di un dirigente di club e di una professoressa di storia e filosofia, apre il suo intervento raccontando la sua storia personale prima della popolarità: “Ho avuto sempre sensibilità, diciamo un occhio di riguardo per il club nelle trattative. Capendo come i club ragionano, ho avuto maggiori capacità e visione per chiudere gli oltre quattrocento trasferimenti in carriera”. La madre forzò per gli studi linguistici: “Nonostante all’epoca fosse visto come liceo per ragazze, grazie a questa scelta parlavo molto bene inglese e francese, mi ha aiutato moltissimo girando l’Europa all’inizio. Ho sempre ricercato la preparazione e il mio rammarico è non aver finito l’università, pur avendo sostenuto 14 esami. Questo mondo è popolato da molte persone non preparate”. Poi, ottenuta la licenza FIFA a 22 anni, si è trasferito a Montecarlo, non solo per motivi fiscali: “Ho visto l’opportunità di sviluppare un’area di business, è stata una scelta d’immagine perché in quegli anni la figura dell’agente diventava transnazionale”.

La regolamentazione della professione

È intervenuto anche l’avvocato Enrico Lubrano, docente di diritto dello sport presso l’ateneo di Confindustria. Dal primo regolamento FIGC del 1999, durante il periodo di liberalizzazione, all’attuale normativa, passando in rassegna le ultime riforme in materia. La FIFA attuò la deregulation nel 2015, mettendo la testa sotto la sabbia e abrogando il suo precedente regolamento sovranazionale e rimettendo il tutto alle singole federazioni nazionali. Per tre anni, fino a fine 2017, era addirittura possibile iscriversi all’albo senza alcuna abilitazione o esame, solo cinque anni più tardi fu introdotto l’esame di abilitazione e la riforma ha dichiarato decaduti i precedenti iscritti all’albo. Le ultime novità, rimanendo all’Italia, sono la legge di stabilità 2018 e il d.lgs. 37/2021. La prima ha istituito il registro dei procuratori e il successivo d.p.c.m. ha riformato gli esami per l’accesso allo stesso. Dall’ultimo intervento normativo del 2021, non ancora entrato in vigore, si introduce un ampiamento del campo d’azione dell’agente: oggi può assistere anche atleti dilettanti e paralimpici, nonché minori a partire dai 14 anni. L’attuale volontà della FIFA è di introdurre un nuovo regolamento, probabilmente il 2023 sarà anno proficuo sotto questo di vista. La normativa è nel cassetto da almeno due anni. “La FIFA non ne ha azzeccata una, non ci ha mai coinvolto nella stesura di progetti normativi. Se le persone che fanno i regolamenti non conoscono il nostro mestiere, lì diventa difficile”, commenta Pastorello. Poi continua: “Non mi sono mai preoccupato di questi mutamenti, la professionalità paga sempre e non è un lavoro che tutti sanno fare, è un mestiere che assorbe le energie. Vivo in albergo e vedo poco le mie figlie. L’esame di oggi, però, è molto difficile. Lo dovessi affrontare, non lo passerei”.

Corruzione e tetti ai compensi

Pastorello risponde così alle sollecitazioni al riguardo: “Questo reato, di acquisire procure pagando, è legato al riciclaggio di denaro e alla malavita. È chiaro che comprare la procura di un calciatore con soldi illeciti trasforma il denaro in corretto, perché avere la procura di un calciatore genera un compenso. Stiamo cercando di combattere questo fenomeno e ci sono molti casi evidenti, che però è difficile punire. Il tetto ai compensi? Le commissioni sono andate molto alte con importi perché sono cresciuti molto i prezzi di trasferimento di calciatori. Noi procuratori siamo sempre visti come il male del calcio. In alcuni casi può essere anche vero ma questa industria è cresciuta anche con il nostro lavoro, l’atleta deve solo pensare a giocare a calcio e noi al resto. Abbiamo una grande funzione da questo punto di vista e deve essere rispettata. Quando, però, gli importi arrivano ad essere così elevati, bisognerebbe mettere un tetto. Ricordiamoci che non siamo noi agenti i protagonisti in questo settore, i ragazzi vanno a vedere allo stadio i campioni e i club che pagano questo show”.

Rapporti con gli assistiti

“Desidero che il rapporto sia fiduciario, per questo non inserisco penali nei contratti con i miei calciatori. Con una semplice pec possono revocare il mandato. Alcuni miei colleghi inseriscono anche penali di 300, 400mila euro. Se decidiamo di lavorare insieme è perché c’è un rapporto di reciproca stima e fiducia. Oggi però è molto più faticoso instaurare un rapporto di lungo periodo, tutto è basato sull’opportunità. Questa cosa mi toglie entusiasmo, in tutti i miei. Con Patrice Evra ho legato molto”.

 

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