Danilo Iervolino è tornato a parlare ai microfoni ufficiale della Salernitana. Il proprietario della Bersagliera è stato l’ospite protagonista del quinto episodio del podcast ufficiale Vianema condotto dal capo ufficio stampa dell’ippocampo Alfonso Maria Avagliano: la puntata è stata pubblicata su Spotify.
Il patron della Salernitana ha innanzitutto elogiato la tifoseria granata parlando dell’amarezza delle ultime due stagioni: “Io capisco che i tifosi siano amareggiati, avevamo acceso quegli entusiasmo di voler essere a tutti i costi protagonisti in Serie A. Uscire di scena così presto e vedere dopo la squadra rilassata ha fatto male a tutti. Il mio rapporto con i tifosi è di grandissima stima. La squadra deve impegnarsi prendendo spunto dal cuore e dalla generosità della tifoseria. Da parte mia il rapporto è esattamente come il primo giorno. Io ci sono, non voglio pensare alla Salernitana come un ripiego o come una partecipazione come le altre, ma so benissimo che c’è una responsabilità ed un onore nell’essere presidente di una società così importante”.
Il proprietario dei granata non rilasciava dichiarazioni dalla vittoria di Palermo avvenuta nel mese di ottobre: “Sono rimasto in silenzio perché innanzitutto arrabbiato con me stesso. Volevo pensare più a lavorare che a fare polemiche e penso che il mio silenzio sia stato molto coraggioso sennò avrei dovuto rispondere con rabbia agli attacchi, alle offese, a coloro che strumentalizzavano la Salernitana ed a coloro che spacciavano notizie false. Non mi andava di fare promesse per ottenere consensi e nemmeno mi andava di rinfacciare quello che avevo fatto o speso. Tra me e me mi sono detto che il silenzio era la scelta giusta perché il tempo è galantuomo e giudice. La resa dei giocatori e la fiducia data ad alcuni managers è stata sistematicamente tradita. Qualche volta ho risposto a notizie false mentre altre volte erano così tante che mi dava noia rispondere. Il problema è che quando il terreno di gioco ti penalizza, tutto passa in secondo piano e quindi purtroppo ero dispiaciuto anche con me stesso. Volevo di più ed ero dispiaciuto di non aver raggiunto alcuni obiettivi prefissati. L’atteggiamento di chi improvvisamente ha cominciato ad attaccarmi per cose inventate dicendo che volevo vendere e disfarmi della Salernitana mi ha creato dispiacere. Tutte queste cose che montavano sui social e sui media mi ha dato fastidio. Ora pancia a terra e lavorare e vedremo tra qualche anno se il mio operato è stato giusto o meno. C’ho messo il cuore, la passione ed investimenti elevati. Non ho alcun rimpianto”.
Sullo scorso anno: “Eviterei di fare tante cose guardando il passato. L’esperienza mano mano ha fatto si che dovevo abbassare gli entusiasmi ed i reclami. Dovevo accendere meno una passione già fortissima in questa piazza. Ho fatto tanti errori, ma non si può tornare indietro e riavvolgere il nastro. Avevamo Dia e Tchaouna che sono alla Lazio, così come Pirola all’Olympiakos e Daniliuc ancora in Serie A. Eravamo molto confidenti, ma il calcio è particolare. Non bastano gli investimenti, ma serve armonia e serenità senza che nessuno venga messo in discussione. I litigi e le frizioni portano caos. Se tornassi indietro farei forse le stesse cose. L’unica cosa che potevo fare ero essere più presente prendendo decisioni da solo anziché fidarmi di tanti consiglieri. Alla fine, però, la responsabilità come giusto che sia è mia. Ora pensiamo a fare questo campionato ed una programmazione che ci possa permettere di tornare in due-tre anni in Serie A. Mi sento molto più maturo e pronto nella gestione di una squadra di calcio”.
Il patron si è pronunciato anche sulla questione vendita: “Noi non possiamo smentire tutti i giorni le sciocchezze. Ad un certo punto, non possiamo più tornare indietro per avere il consenso unanime come prima. Ci sono detrattori ed haters sui social che non vogliono darci più la loro fiducia ostacolandoci in ogni modo dando adito a molte sciocchezze. Sui giornali ho letto molte cose ridicole, ma mi auguro che i salernitani essendo intelligenti capiscano quante sciocchezze vengano dette”
Riguardo il suo ruolo nella società e gli umori nell’organigramma: “Io resto proprietario. Ho fatto una scelta pensando di voler aggiungere ulteriore competenza, non sono scomparso. Dal primo giorno ho capito che era molto importante anche la parte dell’infrastrutture. La presidenza Busso era stata creata anche per dare maggiore peso alla Salernitana in questi termini. Io resto comunque l’azionista della Salernitana, Maurizio Milan il delegato e Petrucci che è un uomo di grande esperienza. Io sono coinvolto e presente, sto riandando allo stadio e siamo tutti concentrati per centrare l’obiettivo di una salvezza quanto più possibile comoda”.
Il rapporto con i tifosi: “L’amore non è bello se litigarello. Io capisco che i tifosi siano amareggiati, avevamo acceso quegli entusiasmo di voler essere a tutti i costi protagonisti in Serie A. Uscire di scena così presto e vedere dopo la squadra rilassata ha fatto male a tutti. Il mio rapporto con i tifosi è di grandissima stima. Non condivido tutte le posizioni, ma è un fatto mio personale. Non penso siano giuste alcune critiche per gli investimenti e l’energie spese. La forza della Salernitana è il pubblico, in questa tifoseria leggendaria che non smette d’inneggiare la propria squadra del cuore dal primo all’ultimo secondo. La squadra deve impegnarsi ispirandosi al cuore di questi tifosi. Il rapporto da parte mia è come il primo giorno e mi auguro di confrontarmi con tutti quanto prima per dire che io ci sono e di non pensare assolutamente alla Salernitana come ripiego. C’è un onore nell’essere presidente di una squadra di calcio così importante”.
Riguardo la situazione societaria: “La società è stata sempre ricapitalizzata da me. Quando il giocatore si compra, si paga a rate e si crea un debito che è sempre stato garantito dalle mie risorse finanziare. Anche gli eventuali debiti aperti da soggetti terzi sono garantiti da me. La società è in una situazione di tranquillità finanziaria. Se qualcuno ha detto che abbia mancato di rispetto, non posso entrare nella sensibilità di chi mi vuole ogni giorno al centro sportivo. Non ne ho idea. Io so che porto rispetto perché ho amore per la città, per i salernitani e per i tifosi. Ho a cuore i loro interessi e la loro felicità. Mi piace da morire essere il proprietario della Salernitana. Non capisco perché qualcuno dica che non porti rispetto. Penso di averne e di dimostrarlo tutte le volte. Molti dicono che abbia disatteso gli impegni e di non averli mantenuti. Io ho disatteso gli obiettivi. E’ chiaro che avevamo degli obiettivi ambiziosi non raggiunti per alcune dinamiche. Da proprietario mi sono impegnato per mettere le risorse e le ho messe, per cercare di portare la Salernitana a certi palcoscenici e l’ho fatto, di dare una dignità manageriale e l’ho fatto e di dargli qualche visibilità rispetto alle mie personali relazioni e l’ho fatto. Penso di aver mantenuto tutti gli impegni, ma di aver disatteso alcuni obiettivi. C’è sempre tempo, non dobbiamo lagnare. L’anno scorso è stato un anno nefasto ed adesso dobbiamo salvarci per guardare al futuro con un animo speranzoso e pieno di passione che solo i salernitani hanno. Bisogna avere il sangue vivo, passionale e furibondo che c’ha fatto vivere due anni strepitosi”.
Sul rapporto con i media locali: “Ci sono sempre margini di ricucitura. Io ho un carattere di dialogo, per me tutto è recuperabile e mi auguro che ci sia una distensione. Non bisogna subire ed avere le sublimazioni degli altri per diventare un sacco da boxe per i pugni degli altri. Capisco che tutti debbano fare il loro lavoro e che tutti abbiano delle idee diverse. Penso che però ci siano delle regole con cui i giornalisti debbano affrontare le vicende calcistiche a Salerno. Non permetto a nessuno di aggredirmi, di dire cose non vere e di far diventare un dialogo delle offese gratuite con un modo di fare che ledono la Salernitana, il nostro operato e la mia immagine. Le cose accadute appartengono al passato. Se i rapporti dovessero tornare ad essere non dico cordiali, ma rispettosi io sarei il primo ad allungare non una mano, ma due mani”.
Iervolino ha raccontato tutte le stagioni vissute dal suo arrivo a Salerno, Riguardo la prima: “Il calcio va veloce, fagocita ed è giusto raccontare con calma. Noi iniziamo quest’avventura con Nicola e Sabatini che hanno fatto un lavoro incredibile. Alla fine del campionato raggiungiamo una salvezza epica, la più grande emozione della mia vita dopo la nascita dei miei figli. Alla fine della stagione i contratti dei due erano in scadenza. Io ho un diverbio pubblico con Sabatini, dopo ci siamo chiariti e decido di non rinnovarlo. Ci siamo abbracciati poco dopo. Vedo alcuni direttori sportivi che vogliono venire alla Salernitana e decido di prendere De Sanctis. Un uomo giovane ed effervescente alla prima esperienza da direttore sportivo con cui abbiamo allestito una squadra di tutto rispetto iniziando il campionato con Nicola. Io reputo l’allenatore un uomo incredibile che da una marcia in più ai giocatori”.
Riguardo la seconda: “Durante la stagione c’è una sorta di ammutinamento nei confronti del mister da parte degli all’epoca senatori della squadra. Noi cerchiamo di ricucire, ma dobbiamo fare una scelta tra Nicola ed i giocatori che avevano iniziato ad avere il mal di pancia. Decidiamo, quindi, di prendere Sousa. Quell’anno è stato un anno di grandi soddisfazioni facendo il miglior campionato nella storia della Salernitana. Dobbiamo ringraziare Nicola e Sousa”.
Discorso molto più ampio sul terzo anno con la retrocessione: “Mi sembra di vivere una favola alla fine dell’anno programmando di riscattare Dia, Pirola ed avendo una squadra che facesse un determinato tipo di gioco. Investiamo e partiamo, ma avviene un incidente di percorso. Sousa apre ad un’altra squadra potendo risolvere il contratto e quando ritorna le cose non erano come prima. Il calcio è un amore incondizionato, non puoi avere amore per una squadra pensando ad un’altra. Da lì comincia qualche crepa. Ad agosto nasce un diverbio tra direttore ed allenatore che non si è mai ricucito. Nascono quelle discussioni che diventano più personali che della società. Le cose cominciano ad andare maluccio ed io devo prendere una decisione: quindi decido di stare affianco a De Sanctis. I risultati non arrivavano e la squadra era quasi uguale a quella dell’anno precedente con Sousa che, però, si lamentava. Decido di prendere Inzaghi con cui ho un feeling ottimo. Il campionato diventa difficile, ma non impossibile. Lo spartiacque è stata la partita interna con il Bologna dove abbiamo perso 1-2 e la squadra si è disunita. A dicembre penso che la cosa più intelligente fosse anche prendere un direttore generale. Penso e ripenso all’abbraccio con Sabatini che non stava bene, ma dovendo fare solamente il direttore generale non pensavo che si potesse pestare i piedi con De Sanctis. Dopo alcuni giorni si vede che hanno due caratteri forti, entrambi carismatici e c’è stato uno screzio. Alla fine De Sanctis è voluto andare via con mio grande rammarico. Sabatini nella prima conferenza dice di non voler scegliere Inzaghi per fare la guerra. Io chiamo il mister dicendo di dargli piena fiducia, ma ormai la frittata era fatta. La Salernitana va a vincere a Verona, ma il direttore aveva già scelto il sostituto. Io mi affido all’uomo che aveva raggiunto quella salvezza e da lì che arrivano Liverani e Colantuono che ci traghettano alla retrocessione”.
Sul campionato in corso: “Finisce il rapporto con Sabatini poiché non aveva la forza fisica. Decido di prendere un direttore più presente e duro. Non ho mai avuto un rapporto empatico particolare con Petrachi, solamente di rispetto. Lui ha fatto delle scelte in autonomia che ho solamente subito, ma naturalmente il proprietario non deve subire. Io avrei tenuto Daniliuc, Kastanos e Coulibaly mentre lui diceva che si dovessero allontanare dalla squadra per prendere altri giocatori: seppur ottimi, io avrei tenuto quelli che avevo proposto. Lui ha fatto delle confidenze a Milan nei miei confronti, i risultati non arrivavano e Petrachi non so perché aveva questo rapporto non più forte come all’inizio e professionalmente abbiamo deciso di staccare la spina e di affidare la squadra a Valentini. Anche la scelta dell’allenatore è stata tutta sua: sia Martusciello che Colantuono. Breda l’abbiamo scelto con Valentini volutamente con una grande convinzione ed oggi abbiamo un mister di cui mi assumo tutte le responsabilità”.
Tanti elogi per mister Breda ed il direttore Valentini parlando della sessione di calciomercato di gennaio: “Io sono soddisfatto del calciomercato se lo sono Breda, Valentini ed i tifosi. Non ho la competenza tale da poter dire: scelgo io. Posso metterci altre competenze. Ho detto si a tutte le scelte e gli investimenti che mi sono stati proposti. Non ho alcun rimpianto avendo dato carta bianca a Valentini. Il direttore è una persona di calcio che conosce la categoria con una voglia straordinaria d’investire su Salerno e la Salernitana. A Salerno non verrà mai più un giocatore o un direttore che si senta più della Salernitana. Salerno deve essere l’approdo del cuore perché solo in quel caso le persone daranno l’anima per la tifoseria e la squadra. Tante volte ho parlato con persone che si sentivano di più della Salernitana. Mi sentivo a disagio con Sousa quando parlava del Benfica. Siamo a Salerno e dobbiamo parlare della Salernitana. La gente che arriva qui deve amare la squadra, la città ed il modo di sentire il calcio dalla tifoseria”.
Parentesi aperta anche su Valencia: “Io non ho capito il motivo per cui il cileno abbia detto che la Salernitana è nelle mani sbagliate. L’attaccante non ha superato le prove d’idoneità fisica di ottobre: tutti i giocatori le hanno compiute. Anche per legge mi hanno spiegato che Valencia non poteva giocare nel nostro campionato perdendo anche l’investimento di un milione. Il calcio è anche questo con persone che lo vedono in modo speculativo e con messaggi che non fanno onore al loro professionismo”.
Riguardo i nuovi arrivati e la mentalità della squadra targata Breda: “Io ero fiducioso perché la squadra mi piaceva ed ero convinto che l’attacco fosse giusto ed equilibrato. Il problema è che se Petrachi mi dice che l’attacco è giusto, io subisco la sua scelta. Non è vero che io non abbia voluto comprare altri attaccanti, ma avevamo delle scelte ed un modulo di gioco per cui direttore ed allenatore abbiano voluto quei giocatori. Oggi le scelte mi piacciono moltissimo. Cerri e Raimondo sono due giocatori che riempiono gli spazzi, attaccano e pressano: penso siano completi con una grande fisicità sudando la maglia. Finalmente ho visto una squadra che lotta e che non vuole uscire sconfitta senza gettare la spugna. Noi da dicembre scorso avevamo visto una Salernitana spenta. Non riuscivo ad energizzare, ma i ragazzi avevano già gettato la spugna. Appena un anno va storto i giocatori cominciano a deprimersi non avendo più fiducia in loro stessi. Quando cominci a perdere e non sei abituato a stare lì, vedere il Monza, crolli. Galliani è uno dei dirigenti più vincenti della storia del calcio italiano, quando cominciano i cortocircuiti la situazione è difficile da rimediare”.
Riguardo le due vittorie casalinghe: “Io sono uno che la partita la vive troppo intensamente. Alla fine la voce se ne va perché il rigore sbagliato da Cerri o il gol preso in superiorità numerica mi facevano arrabbiare, ma con un animo speranzoso vedendo una squadra viva. Quando c’è il gol gioisci e poi c’è la paura di dover salvare il risultato. In entrambi i casi è stato bello, ma sono convinto che proveremo altre emozioni fino alla fine del campionato ed in futuro”.
Questione stadio: “Io penso che lo stadio possa dare tanto. Parliamo di un investimento importante che può dare tanto ai tifosi ed all’attrazione di giocatori importanti che valutano tante cose oltre al salario. Il prestigio passa dai risultati sportivi, ma anche dallo stadio. Sono convinto che sarà una bellissima opera e spero che possiamo goderne quanto prima senza intoppi e sperando che si possano rispettare tutte le tappe che sono state definite. Spero che la Salernitana potrà usufruirne quanto prima augurandoci di poter dire la nostra quanto prima con un contratto che possa darci più vantaggio. Vogliamo averlo per tanti anni in modo da poter fare una programmazione migliore per averlo durante la settimana ed in estate per invitare squadre internazionali in amichevoli. Spero che lo stadio possa trasformare Salerno in una città dello sport diventando un volano anche per l’economia della città”.
In chiusura: “La vita non è solo un’autostrada dritta, ma è un percorso ad ostacoli. Ho la scorza dura e non sono uno che si abbatte. Questa situazione mi ha dato modo di ritrovarmi e di dare una scossa a questa squadra che deve rispecchiarmi essendo più coraggiosa sudando la maglia e diventando l’orgoglio di questa tifoseria straordinaria”.
Il patron alla fine scrive: “Forza Salernitana, ti vogliamo con il sangue vivo e passionale dei tuoi tifosi”. Finisce così l’episodio che potrebbe segnare una nuova tappa nell’era Iervolino.
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