Attesa e incertezza, ma con una legge su tutto: salvaguardare la salute dei calciatori. In attesa di conoscere se e quando si ritornerà a giocare, Pino Palumbo, ex medico sociale della Salernitana, racconta lo sport in quarantena. In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino, il dottor Palumbo racconta come vivere questi giorni di incertezza e il pericolo che può provocare il virus sugli sportivi: “Per gli sport di squadra, la sospensione degli allenamenti è inevitabile – l’esordio di Palumbo – nei giorni del coronavirus, è impossibile gestire in sicurezza la ristrettezza degli spazi, dunque viene meno il lavoro davvero allenante che, nel calcio in particolare, è rappresentato proprio dagli scatti brevi e ripetuti in un fazzoletto di campo, durante le partitelle. E’ una situazione nuova per tutti, quando facevo il medico della Salernitana nella peggiore delle ipotesi abbiamo dovuto gestire l’interruzione forzata di una settimana che fu conseguenza dell’omicidio dell’ultras genoano Vincenzo Spagnolo. Adesso è una situazione nuova e misteriosa per tutti: non conosciamo ancora l’evoluzione del virus ed i rischi del contagio possono essere solo contenuti attraverso comportamenti responsabili”.
Ecco quindi i pericoli maggiori: “Ne individuo due. Il primo è ovviamente il pericolo di contagiare o di farsi contagiare: siamo in pandemia, dunque tutti potenzialmente in grado di trasmettere e ricevere il virus. Il secondo è l’incertezza sui tempi di recupero della normalità e quindi di ripresa dell’attività sportiva. Se si sapesse che i campionati di calcio possono riprendere a giugno, le società potrebbero dare adesso 15 giorni di ferie ai giocatori e poi ripartire con una preparazione da ritiro precampionato. Non è che si debba andare in montagna, sufficiente farlo anche a Salerno, in sede. Occorrono, però, a mio avviso tre, quattro settimane di riatletizzazione, dal momento in cui verrà stabilito e quindi deciso che ci sono le condizioni per riprendere il campionato”.
Poi bisognerà valutare caso per caso, a cominciare da quei calciatori entrati in forma solo poche settimane fa: “E’ più esposto ad infortuni rispetto agli altri che avevano maggiore attività agonistica nelle gambe. E’ come un’automobile che procede a strappi: era stato fatto rifornimento, il motore cominciava a salire di giri ma è stato necessario rifermarlo. Al professionista dico di allenarsi in ogni caso: trovi uno spazio a casa o nelle immediate pertinenze per svolgere attività fisica continua. Il Decreto Ministeriale non vieta attività fisica al professionista riconosciuto da Federazione e che partecipi a competizioni nazionali. Non è vietata neppure l’attività fisica singola. Il dilettante, invece, stia a casa, viva con serenità questo momento di isolamento e si preservi. Evitare i contatti con altre persone: siamo tutti a rischio”.
Da medico, Palumbo è in piena lotta contro il virus e combatte tutti i giorni: “La paura è legittima. Ho paura di trovarmi di fronte al pericolo, al nemico misterioso che non conosco. La paura, però, non deve generare panico. Siamo tutti responsabili dei nostri comportamenti, a salvaguardia della salute nostra e di quella altrui. L’auspicio è che il Governo si doti al più presto di altre mascherine codificate per la protezione del personale medico e paramedico. Tutti gli sport di squadra, senza distinzione, sono penalizzati. Sono tutti in difficoltà, perché è proprio l’attività di gruppo, adesso impossibile, che migliora la performance e prepara allo sforzo agonistico. In questo momento, si può soltanto provare a tenersi in forma. In una scala di gravità, però, probabilmente gli sport acquatici sono ulteriormente in difficoltà, complice la chiusura delle piscine”.
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