OCHOA 4,5. Subito reattivo dopo 5′ sulla zuccata di Carlos Augusto. Rischia tanto in uscita non intendendosi con Lovato al quarto d’ora del secondo tempo. Ha sulla coscienza il raddoppio nerazzurro: non può dare palla a Bradaric di spalle senza accertarsi che il croato abbia capito le sue intenzioni. Spiazzato sul rigore, è in una fase di preoccupante involuzione.
DANILIUC 6. Ha già fatto il terzino al Nizza e va a pescare bene negli appunti. Roccioso, prova a non gettare mai via un pallone. Ci riesce nel primo tempo, un po’ meno nel secondo quando resta tuttavia sempre attentissimo in retroguardia. (dal 41′ st PIROLA sv. Spiccioli finali contro la sua ex squadra).
GYOMBER 5,5. Subito tosto e programmato per chiudere spazi con la sua inconfondibile corsa, però si macchia pure di un paio di imprecisioni tecniche che fanno scendere qualche brivido. Cerca di tenere alta la guardia sulle incursioni aeree. Dopo il vantaggio l’Inter acquisisce metri ed è costretto al giallo. Già negli spogliatoi quando Lautaro fa quaterna.
LOVATO 4,5. Alexis Sanchez ha esperienza e verve, lui alza il muro come può e per un’ora tiene. Non perfetto sul gol di Lautaro: si lascia tagliare fuori da Thuram sul rilancio di Sommer e poi non riesce a recuperare la marcatura. Causa il rigore che
BRADARIC 5. Nel primo tempo è diligente nel ruolo di terzino in partenza che lo obbliga a non guardare molto alla metà campo avversaria per concentrarsi sulla copertura. Nella ripresa cala. Non stringe a dovere sul vantaggio nerazzurro ed è indiretto protagonista della frittata sul raddoppio.
KASTANOS 5,5. Molto bene in avvio. Costringe Carlos Augusto a stare molto spesso basso, converge e cerca il tiro. Qualche appoggio così così ma la sintesi della sua prova è dopo una dozzina di minuti della ripresa, quando sventa un’iniziativa dell’ex monzese con un pregevole recupero difensivo. Perde un po’ di lucidità col passare dei minuti e rallenta il gioco, indeciso, nei momenti decisivi al limite dell’area di rigore.
BOHINEN 6. Completamente svagato nei primi 15′, poi si riscatta strada facendo. Grandissima chiusura difensiva al 34′, ottimo filtrante in avvicinamento all’intervallo per Cabral che spara alto. (dal 34′ st MAGGIORE 5,5. Va in campo sul doppio svantaggio, ci mette impegno ma si fa dura per tutti).
LEGOWSKI 7. Non dispiace in avvio. Prende a “morsi” Barella, dà continuità di corsa e quantità. Freddo sotto porta sul gol, peccato per i centimetri in fuorigioco; l’azione era nata da un pallone sradicato proprio da lui. Avrebbe decisamente meritato la gioia.
CABRAL 6,5. Se parte largo ha più possibilità di far male. Converge e cerca uno-due. Lo trovi dappertutto, ci mette il fisico anche quando il duello sulla carta potrebbe vederlo sconfitto in partenza e molto spesso vince. Manda alle stelle a 3′ dall’intervallo, un pizzico egoista in alcuni frangenti. (dal 34′ st STEWART 5,5. Atterraggio non semplice sul pianeta Serie A. Si presenta con una ciabattata, non senza impegno).
MARTEGANI 6,5. Un filo più avanti, come nelle corde dell’argentino e nelle aspettative dei tifosi. Un tocco in più al 23′ quando perde l’attimo per sfruttare un’occasione prelibata al tiro. In fase difensiva controlla Calhanoglu. Giocata da applausi sul gol annullato a Legowski, forse con un pizzico di ritardo. Peccato. (dal 26′ st MAZZOCCHI 5,5. Entra subito carichissimo, vorrebbe spaccare il mondo ma l’inerzia della gara non va a suo favore. Il servizio in area del quarto gol arriva dalla sua zona).
DIA 6. Dopo una minoranza di fischi alla lettura del suo nome da parte dello speaker, l’Arechi lo lascia giocare e fa bene. Si muove molto, cerca e dà sponde, dialoga nello stretto ora con Martegani, ora con Cabral. A volte s’incarta, in altre il ruolo non gli consente di andare agevolmente al tiro. Ha mostrato decisamente progressi rispetto all’ingresso svogliato di Empoli. (dal 41′ st TCHAOUNA sv. Impossibile incidere).
ALL: SOUSA 5,5. Si assume la responsabilità di cambiare: quattro uomini diversi dall’inizio rispetto a Empoli ma soprattutto modulo differente. Propone un 4-4-1-1 con Martegani in appoggio a Dia e Cabral largo a sinistra. Un modulo attendista, lascia palleggiare l’Inter senza andare in pressing ma non disdegna a costruire con quello che in fase offensiva diventa un 3-4-2-1. Nei primi 5′ gli avversari sembrano poter dilagare e invece i suoi vengono fuori con carisma e dedizione costringendo gli ospiti agli straordinari difensivi. Se la gioca finalmente con la testa giusta tutta la squadra: il palcoscenico non avrebbe ammesso altre prestazioni scialbe. Pian piano il baricentro si alza e con esso anche la pressione. La sua squadra se la gioca a viso aperto e alla prima occasione in cui si fa trovare scoperta viene punita. La reazione c’è ma il var si oppone (giustamente) e da lì l’Inter va in discesa. Segnali di miglioramento fino all’ingresso di Lautaro, insomma, poi si sgretola tutto e il punteggio è fin troppo severo. La buona prestazione per un’ora non può contrastare però in classifica il poker e l’assenza di vittorie dopo sette giornate. La sua panchina resta traballante.
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