BELEC 5,5. Attento su Luis Alberto dalla distanza al quarto d’ora. Rischia grosso scivolando pochi minuti dopo su un rinvio apparentemente innocuo. Risponde presente nelle uscite successive, può poco sui gol subiti.
ZORTEA 5,5. Uno dei migliori nella prima mezzora, ma si dimentica totalmente di Immobile in occasione del gol: l’attaccante biancoceleste gli salta addosso. Eppure era partito con le pile carichissime. Una magia nella metà campo laziale in avvio di gara avrebbe meritato una discesa differente. Si propone in avanti senza scrupolo sullo 0-0, meno col passare dei minuti. (dal 34′ st VESELI sv. Esordio stagionale dopo il calvario tra infortunio al ginocchio e Covid. Minuti in vista del post-sosta. cerca subito di rendersi protagonista di una conclusione dalla distanza, la deviazione non premia Djuric).
GYOMBER 4. Confeziona un pacco regalo e lo consegna tra i piedi di Pedro per il raddoppio laziale. Un peccato, perché fino a quel momento era stato molto ordinato, tra i migliori. Provvidenziale nella chiusura sull’ex romanista al 12′, rischiando coscientemente l’autogol e mette in corner a porta sguarnita. Devia anche al 17′ in maniera decisiva. Nel secondo tempo prova a impostare con pessimi risultati. Poi, le frittatone dal sapore acido diventano due… con beffa della palla sotto le gambe sul tris firmato Luis Alberto.
STRANDBERG 5,5. Prezioso fa rima con lezioso. Si fida troppo dei suoi mezzi e sbaglia. Lo fa in modo marchiano nelle battute finali della prima frazione, quando spalanca le porte del contropiede a Milinkovic Savic. Se la gioca di posizione, ma naufraga con gli altri.
RANIERI 5. Contiene bene in avvio, cerca il lungolinea. Sarri inverte più volte gli esterni, lui regge in linea di massima. Ma il gol del vantaggio biancoceleste arriva dalla sua corsia: morbido su Felipe Anderson. Non affonda.
SCHIAVONE 5,5. Soldatino diligente, non disdegna incursioni e aperture di ragionamento, sicuramente il migliore del centrocampo. Ma quando la Lazio accelera, fa fatica anche lui. (dal 34′ st KECHRIDA sv. Continua l’esperimento mezzala).
DI TACCHIO 5. Perde un pallone sanguinoso che mette la Lazio al tre contro uno nel primo tempo. In difficoltà lì nel mezzo quando si tratta di orientarsi nel palleggio laziale.
OBI 5. Da uno come lui al 14′ ci si sarebbe aspettati uno stop di petto più pulito per andare al tiro sulla svirgolata di Reina. Pesta i piedi a Di Tacchio, Milinkovic gli passa alle spalle nell’azione del vantaggio capitolino. Un filino meglio nella ripresa, prima del cambio. (dal 18′ st L. COULIBALY 6. Buon rientro dopo l’infortunio, servirà al top contro Samp e Cagliari alla ripresa).
RIBÈRY 7. Come il numero di maglia. Quattro gare di fila da titolare e per intero, non accadeva da cinque anni. Non le accusa. Cerca subito di proporsi ed illuminare, aprendo il gioco. Quando la Salernitana va sotto si abbassa alla ricerca di palloni giocabili, però la sua pericolosità non diminuisce. Nel secondo tempo piazza l’assist al bacio per Djuric che colpisce la traversa, poi centra il palo: avrebbe meritato un gol. Cala inevitabilmente nel finale.
BONAZZOLI 6. Nuovo compagno d’attacco, vecchie motivazioni. Parte con tanto dinamismo, costringe Cataldi a spendere subito un giallo e dialoga bene nello stretto con FR7. Grande generosità nell’inseguire ogni pallone. Si spegne con lo svantaggio. (dal 18′ st GONDO 5,5. Due minuti e prova la volée… sbilenca. Si impegna, si sbatte, ma arruffa. Cerca di dare sostanza al reparto e di muoversi sinergicamente con Djuric, risultati scarsi).
SIMY 3,5. Non ne tiene una, quando lo fa è in fuorigioco. Dopo 8′ ha una chance aerea importante che non riesce a sfruttare a tu per tu con Reina. Una tremenda difficoltà nel controllare palla: ha sempre bisogno di quel tocco in più che vale il recupero avversario. (dall’1′ st DJURIC 6. Colantuono lo fa alzare dalla panchina a metà primo tempo, lo inserisce nell’intervallo, anche tardi. E la differenza si sente subito, perché dopo neppure due minuti trema la traversa di Reina).
ALL: COLANTUONO 5. “Vorrei cambiare il meno possibile”, aveva detto, forte dell’equilibrio ritrovato. Effettivamente lascia invariato lo spartito tattico e cambia solo il partner di Bonazzoli. La Salernitana parte con l’atteggiamento mentale giusto, consapevole di dover soffrire ma senza rinunciare a ripartire. Non mancano le amnesie, contenute. A Simy non è l’impegno che manca, ma nel primo tempo si rivela paradossalmente quasi penalizzante per il reparto offensivo. Scelta sbagliata, pesa tanto nell’economia del match. E il cambio è finanche tardivo all’intervallo. Se poi dopo mezzora la difesa si fa gol praticamente da sola, la strada si fa ancor di più in salita. E poi una domanda spontanea: perché insistere nella costruzione dal basso sui calci da fondo? Non è nelle corde degli interpreti.
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