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Olivi continua a divertirsi: “Gioco finché le gambe reggono, con Zeman rapporto difficile”

Chiamatelo ancora ragazzino, perché Samuele Olivi ha ancora voglia di divertire e divertirsi. Nonostante i quasi 40 anni l’ex difensore della Salernitana gioca ancora in San Marino. O meglio giocava, perché adesso il calcio è fermo e quindi anche Olivi è costretto alla quarantena. Intervenuto in una diretta Instagram sul profilo di SalernitanaNews, Olivi ha ricordato i tempi in granata tra foto e commenti di alcuni vecchi compagni di squadra: “In granata ho vissuto momenti indimenticabili – ha detto Olivi – Una parte del mio cuore è rimasto a Salerno. Sono cresciuto, lì sono diventato un uomo. Quando sono arrivato ero un ragazzino, sono venuto a Salerno e sono stato trattato come un figlio. L’esordio? Me lo ricordo, ho tanti ricordi bellissimi. Faccio fatica a togliermeli dalla testa: sono stati momenti talmente emozionanti che non potrò mai dimenticarli”.

Olivi è arrivato a Salerno prestissimo dal Cesena. Con lui anche Campedelli: “Un mio fratello. Abbiamo anche lavorato insieme: gli ho fatto da secondo quando c’era la possibilità. Ora voglio continuare a giocare, ancora mi diverto almeno per un annetto: chiaro che i livelli non sono quelli di prima, ma per me conta il divertimento. Da Cesena a Salerno, il trasferimento fu un fulmine a ciel sereno perché non ci aspettavamo la Salernitana. Avevamo altre squadre che ci richiedevano, poi non so perché ci volevano in coppia. C’erano anche Udinese e Bologna, la spuntò la Salernitana. Fu un bel viaggio, siamo arrivati a Salerno e faceva caldissimo. Non c’era nessuno, eravamo frastornati all’inizio. Poi ci siamo ambientati e tutto è iniziato”.

Con la Salernitana Olivi è cresciuto, è diventato calciatore e ha raggiunto anche l’Under 21: “Ringrazio la Salernitana che mi ha dato la possibilità di giocare in Nazionale, un sogno che si avvera quando sei piccolo. Il mio unico rimpianto è non aver giocato mai in Serie A, quello è il sogno un po’ di tutti. Sarebbe stato fantastico, non ci sono riuscito per tanti motivi: la Salernitana aveva speso tanti soldi per me, c’erano squadre di A che mi volevano ma quando spendi tanto cerchi di portare a casa tanto. Ero giovane, avevo 20 anni e quindi ero ancora acerbo. Forse in questo periodo sarebbe andata diversamente”.

Olivi non fu l’unico under ad arrivare a Salerno, il gruppo era molto giovane: “Il lavoro della Salernitana a quei tempi lo dovevano fare tutti, puntare sui giovani e cercare un po’ di fortuna. A Cesena hanno preso me e Campedelli, il rendimento è stato positivo. Poi ovviamente non sono riusciti a rifarsi sui soldi che hanno speso. La Salernitana poi era in un momento difficile, io ho avuto una parentesi a Venezia e Ascoli perché ho avuto problemi con Zeman. Il primo anno andava tutto bene, poi dopo il gol che feci al Cagliari non mi fece più giocare. Con lui è difficile avere un dialogo, lui ha il suo pensiero, è un uomo tutto di un pezzo e sicuramente non potevo farlo cambiare. È un grande allenatore e sarà sempre Zeman, ma con me non c’è stato feeling. Forse ero già un giocatore formato per lui, andavo in Nazionale da titolare e facevo panchina a Salerno. Addirittura in tribuna. Le nostre strade si sono divise. Poi l’ho incrociato di nuovo a Pescara, la prima cosa che ha detto era “Olivi deve andare via”. E io ero capitano. Non puoi piacere sempre a tutti. Avevo giocato tutte le partite titolare e poi mi mise fuori, non me lo sono mai spiegato. Quando lo hanno mandato via dalla Salernitana mi hanno chiesto di ritornare: mi sono sentito un po’ dubbioso, non volevo accettare. Fino alla fine sarei rimasto ad Ascoli, però Salerno è Salerno e finché non ci sei da dentro non puoi immaginare l’emozioni che ti può dare. Era anche un momento difficile con la Salernitana già retrocessa. Nel retrocedere eravamo tutti disperati perché stavamo tutti bene a Salerno con contratti, poi però arrivò Pioli e mise le cose a posto. Da tutti gli allenatori ho ricevuto qualcosa, ma per me Pioli ha trasmesso un modo di giocare incredibile. Non è un caso che oggi allena ad alti livelli, sono fortunato per averlo incontrato nella mia carriera”.

Inevitabile commentare la tifoseria del cavalluccio: “La Curva Sud è una delle più belle che abbia mai visto, quando esci per fare riscaldamento e ti trovi il muro granata sulla destra almeno il 20-30% in più già ce l’hai. Non si può descrivere bellezza e tensione che dà quella curva, bisogna godersi quei momenti. Con Campedelli ne parlavamo sempre. Qualche giocatore però soffre e la tensione può giocare brutti scherzi. Io invece avevo bisogno di queste cose e quando sono andato via da Salerno sono andato a Piacenza che era l’opposto: poche persone allo stadio, non c’era tensione della partita. E quindi quel 30% in più non ce l’avevo. Quella squadra, in uno stadio come Salerno, avrebbe vinto il campionato. Sono stadi che ti danno talmente tanto che non puoi spiegare. Qualcuno invece ha un po’ sofferto: si percepisce dal campo. Conoscevo tanti giocatori che in allenamento erano formidabili e poi in partita non si esprimevano al massimo. Chiaramente con il passare degli anni qualche domanda te la fai”.

E ancora ricordi, aneddoti, curiosità: “Bombardini e Di Michele i più forti con cui abbia giocato. Vorrei rigiocare il derby con il Napoli, per vincerlo. Anche quelle emozioni bellissime che vanno vissute, fortunatamente con la Salernitana ho giocato tante partite con 20mila spettatori. Al San Paolo erano tantissime. Prima del derby? Vivevi in bagno perché la tensione era altissima. Avevi tanta voglia di andare in campo per scacciare la tensione. Vivere la settimana ti fa star male, ma una volta che entri in campo passa tutto.  Io facevo lo stupido anche nel riscaldamento, ma rispettavo anche chi era in tensione. Breda? Dava serenità a tutti. Ho fatto ritiri in camera sua, non si scomponeva mai: poteva vincere 16milioni di euro all’Enalotto e non si scomponeva. Si metteva con il suo occhialino, leggeva i suoi libri ed era sempre sereno. Noi ci ritrovavamo anche la sera dopo cena a fare qualche cavolata, qualche presa in giro, lui invece tranquillamente si metteva sotto le coperte. Ma quanto ha dato come calciatore e come compagno di squadra, era un professore.  Vorrei cancellare una partita in cui sono stati espulso e c’erano i miei genitori a vedere. Molte volte le sconfitte mi hanno insegnato qualcosa. Sudare la maglia era un cavallo di battaglia che non poteva mancare. Una volta era più marcata questa cosa, anche i giovani lo capivano di più. Ho visto negli ultimi anni, spiegare ai giovani certi valori è diventato più difficile. È una generazione diversa con idee diverse e modi di vivere la vita e il calcio diverso. Negli ultimi anni c’era tanta protezione nei confronti dei giovani e noi anziani non riuscivamo a dare quella via da prendere. Quando ho iniziato io c’era il condor Agostini al Cesena mi faceva andare a casa con il mal di pancia: io andavo a fare allenamento e lui mi massacrava. Però gli ho dato ascolto, ero umile e ho costruito la mia carriera. Pulivo le scarpe e portavo le borse, adesso un ragazzo non lo farebbe mai. La maglietta numero 56 era l’anno di nascita di mio padre. L’ho presa perché andai via da Salerno e la presi ad Ascoli, quando sono tornato l’ho mantenuta per quella stagione. Con Varrella rapporto tranquillo: anche lui personaggio forte con le sue idee, è difficile esprimere la propria idea con lui però di calcio ne sapeva. Ho avuto modo poi di conoscerlo meglio perché mi ha fatto da insegnate per il patentino”.

Quando smetterà, infatti, Olivi resterà nel mondo del calcio come allenatore: “Sto lavorando per fare l’allenatore, mi piacerebbe molto. Ho fatto campi estivi con bambini e ragazzi un po’ più grandi, con Campedelli ho fatto due anni in Serie D con una prima squadra. Mi piace creare un rapporto con i calciatori. Io leggo tanti libri, ho letto quello di Ancelotti e altri che mangiano calcio dalla mattina alla sera. Tutti dicono che bisogna diventare uno psicologo. Chi capisce prima la mentalità dei suoi calciatori ne trae beneficio”.

Quindi, l’attualità: “Prima di tutto speriamo si riprenda il prima possibile ad avere una vita normale, ci vorrà un bel po’ ancora. La speranza c’è sempre, prima di tutto c’è la salute. Io ho avuto casi vicino alla mia famiglia anche abbastanza seri, lo zio di Tamburini non ce l’ha fatta. C’è da stare attenti, vedo troppa gente che vuol fare politica e sistemare le cose, ma è una cosa su cui riflettere e anche abbastanza. I giovani li hanno tutti fermati, ora c’è da vedere sugli altri campionati. La Serie A cercheranno di farla cominciare, con le dovute maniere. In Serie B l’unica che potrebbe avere qualche problemino è il Frosinone. Per le squadre che si devono salvare invece c’è interesse a fermare tutto. Seguo sempre la Salernitana, fa parte del mio cuore e sono sempre tifoso. Sono partiti molto bene con un allenatore che la categoria la conosce bene. Poi un momento di difficoltà, però in Serie B ci può stare. La classifica è cortissima così come negli ultimi anni. Può fare bene e fare i playoff, se si ricomincia a giocare ovviamente”.

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