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Ochoa al Tasso: “Torno in 2-3 settimane. Ritiro? Non servirebbe, dobbiamo cenare assieme a prescindere e far gruppo

Guillermo Ochoa ha mantenuto la promessa e ha incontrato questa mattina gli studenti del Liceo Classico Torquato Tasso di Salerno, dove avrebbe dovuto partecipare a un incontro la scorsa settimana con l’ad Milan ma fu bloccato al Mary Rosy per un supplemento di fisioterapia. Ha recuperato oggi consegnando una maglia personalizzata agli studenti, accolto dal dirigente scolastico, prof. Ida Lenza, e dal collega Alessandro Ferro che ha moderato l’incontro. Tante le domande dei ragazzi, che hanno intervistato il portiere della Salernitana, attualmente ancora fermo a causa dell’infortunio alla spalla.

I tempi di recupero

“Spero di rientrare nelle prossime due-tre settimane, magari anche meno. Difficile che io possa esserci prima di Natale. Ho fatto una risonanza di controllo, il medico ha espresso un giudizio positivo. Ora non posso fare altro che seguire le indicazioni dello staff medico nonostante la voglia di tornare in campo sia tanta. Occorre non smarrire mai la serenità e l’attenzione, seguire il piano di recupero. Devo lavorare il doppio sia in palestra sia con il fisioterapista per tornare al più presto possibile e aiutare la squadra. Quando c’è un infortunio è importante mantenere calma, seguendo le istruzioni dei dottori. Bisogna avere pazienza e non disperare per poter rientrare al meglio e al più presto”, ha detto il messicano in merito alle sue condizioni fisiche.

Missione salvezza

Inevitabili le considerazioni dei ragazzi sulla difficile rincorsa salvezza. Memo si mostra risoluto e convinto che il lavoro alla fine porterà i frutti sperati: “Non saprei dare una percentuale, posso dire che è ancora tutto 50 e 50. Non bisogna mollare anche in situazioni difficili, è lì che bisogna incrementare il lavoro. Vale nella vita in generale, oltre che nello sport. Ora non abbiamo altra strada che continuare a lavorare con concentrazione. Abbiamo ancora tante partite da giocare, siamo là. I risultati non sono arrivati e in questo momento nessuno è contento di questa situazione, noi giocatori siamo i primi a volerne uscire. La squadra lavora duramente ogni giorno, si impegna, analizza video 3-4 volte a settimana, fa di tutto per fare risultato. Sappiamo che alcune cose vanno migliorate ma siamo ancora vivi: bastano due-tre risultati di fila per uscire dalla zona retrocessione. Possiamo ancora farcela. Una squadra come la nostra che non ha tanti anni di esperienza in A deve stare unita: questa città merita di salvarsi e bisogna lavorare tutti insieme, non bisogna pensare che quest’anno la salvezza sarà facile solo perché così è stato l’anno scorso. Il percorso in Serie A deve essere una crescita continua per tutti”.

Capitolo ritiro. Con grande sincerità Ochoa ammette che “andarci tutta la settimana non dovrebbe servire. Come professionisti abbiamo tanta pressione, a volte è più importante staccare e non pensare al calcio, così quando torni agli allenamenti sei più concentrato. Il gruppo lavora tutto il tempo insieme, non è facile perché ci sono tanti compagni di diverse nazionalità ma tutti si impegnano per imparare l’italiano e capire tutto. Ora dobbiamo fare gruppo, c’è bisogno di andare a mangiare insieme e confrontarci anche fuori dal calcio, come fanno gli amici anche fuori dalla scuola, è la vita. Così si forma un gruppo più forte”.

Il rapporto con Salerno

“I tifosi sono sempre gentili con me e la mia famiglia, non parlo ancora italiano al cento per cento. Vengo da Città del Messico che ha 35 milioni di abitanti, è enorme. Qui la città è più piccola e ho voluto un appartamento al centro: prendo l’auto, vado all’allenamento e poi lascio l’auto a casa perchè mi piace uscire a piedi, vedere la gente, parlarci. A volte torno dopo avere bevuto 5-6 caffè perché la gente mi chiama a berne con loro, è gentile. Questo è bellissimo perché nel mio Paese non posso farlo. Di Salerno mi piace il clima, il mare, il pesce, la cucina e soprattutto il fatto che mi fa sentire una persona normale. La gente qui ha il cuore caldo. Il futuro? Prima dobbiamo salvarci, io resterei volentieri in granata”, ha aggiunto l’estremo difensore.

I sogni

“La famiglia, gli amici, i nostri affetti sono importanti nel supportarci. Ho fatto già 5 Mondiali e ho il grandissimo sogno di partecipare al sesto. Non è semplice realizzare i sogni per nessuno, dentro o fuori dal calcio. Nessuno ci è riuscito prima e il percorso può portare dei problemi come questo infortunio o più semplicemente l’età che avanza. Credo di aver fatto una buona carriera, mentalmente sto bene e fisicamente starò al cento per cento tra due settimane. – ha poi detto il 38enne – Il mio passato con l’istruzione? Mi ero iscritto all’università per studiare amministrazione d’impresa, poi però ho dovuto scegliere tra il calcio e l’istruzione. I miei genitori non mi lasciavano giocare a calcio se non andavo a scuola. Questo mi ha aiutato a fare una buona carriera. Ho iniziato a dieci anni facendo tanti sacrifici. A volte gli amici mi chiamavano per andare a fare viaggi, weekend fuori, fare festa e io non potevo mai, restavo a casa per riposarmi in vista delle partite. La persona più importante che ho incontrato nella mia carriera è Leo Beenhakker, è stato lui che mi ha fatto giocare la mia prima partita da professionista. Questo ha cambiato la mia vita, avevo 18 anni. Da calciatore ho l’opportunità di viaggiare molto con il club e la Nazionale: sono fortunato, ho conosciuto il mondo intero e ho potuto vedere tantissime cose. Mi piace scoprire posti, musei, le cose belle del mondo. Credo che tutti debbano viaggiare a prescindere dal loro mestiere”.

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