Quattro gol tra campionato e Coppa Italia tra cui la storica doppietta al Palermo. Il percorso dell’attaccante francese Nassim Mendil alla Salernitana è stato segnato da alti e bassi e sarebbe potuto durare ancora a lungo. L’attaccante francese arrivò a Salerno nell’estate del 2004 dove ritrovò in panchina Ammazzalorso, col quale aveva già lavorato all’Avellino, nella sua prima esperienza italiana.
Oggi Mendil gioca ancora nei tornei di Interosciale a Napoli con i vari Iezzo, Mora e Scarlato ma con il sogno di allenare e di aprire una sua scuola calcio. Nel suo primo – ed unico – anno in granata fece bene ma dopo il fallimento della Salernitana Sport di Aliberti decise di andare via: “Fu una mia scelta sbagliata – ha raccontato ai nostri microfoni – Avevo fatto un grande ritiro ma poi ci fu il fallimento e persi un contratto importante oltre alla categoria. Il direttore Imborgia della nuova Salernitana mi offrì un contratto ma pensavo alla categoria e anche all’ingaggio. Così accettai la proposta dell’Ancona ma Salerno non si dimentica, auguro a tutti i calciatori di poter giocare lì anche per un solo anno”.
Il cambio tecnico non aiutò Mendil: “L’arrivo di Gregucci non fu semplice, io contavo molto sul rapporto con Ammazzalorso che avevo già avuto ad Avellino anche se un professionista deve giocare per la squadra. Ad ogni modo ho un bel ricordo dell’esperienza a Salerno anche se il secondo anno poteva essere quello buono ma il fallimento ha frenato tutto”.
Il rapporto con Aliberti era ottimo: “Con Aliberti ho sempre avuto un grande rapporto, fu lui a portarmi in Italia ai tempi dell’Avellino. Mi ha dato dei consigli che ricordo ancora, ha portato la Salernitana in Serie A e ha acquistato giocatori molto famosi che sono rimasti nella storia, era un altro calcio”. Positivo anche il ricordo della città: “Ricordo una città stupenda, ho tanto amici a Salerno. È una città in cui si sta bene, c’è il mare, si mangia benissimo. Vivevo nel Parco San Matteo dove ero tranquillissimo, si stava davvero bene”.
Nello spogliatoio, composto da calciatori del calibro di Bombardini, Palladino, Ferrarese e Zaniolo giusto per fare qualche nome, c’era spazio anche per qualche scherzo: “Ero uno di quello che partecipava agli scherzi e alle battute dello spogliatoio. Di scherzi se ne facevano pochi, c’era Bombardini che tagliava i calzini degli altri mentre facevano la doccia e non tutti la prendevano bene. Potevamo fare davvero un grande campionato ma la Serie B è davvero difficile, è importante avere dei giocatori che conoscono la piazza nel bene e nel male”.
Ancora oggi Mendil segue con attenzione le vicende dell’ippocampo, in particolar modo i contrasti tra i tifosi e la proprietà: “Ho seguito anche qualche contestazione dei tifosi, credo che non sia semplice gestire due società anche se lui ha sempre dedicato un po’ di tempo alla Salernitana. A Salerno si può fare calcio, anzi, prendetemi per pazzo ma credo che si possa fare un progetto calcistico superiore a quello dell’Atalanta. È una città che in Serie A ti può garantire 40mila abbonati”.
Infine un parere sull’eventuale ripresa del calcio giocato: “Credo che si debba tornare a giocare, in una regione come la Campania il lockdown è stato rispettato e infatti non ci sono stati dei dati drammatici come quelli della Lombardia anche se non sono stati fatti tantissimi tamponi. Va detto che molte società non sono attrezzate e quindi rispettare il protocollo risulterebbe difficile anche se in alcuni paesi sono ripresi gli allenamenti, quindi dico che si può tornare in campo ma non solo per il calcio, anche per gli altri sport di squadra. È una situazione delicatissima, nessuno vuole prendersi la responsabilità”.
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