A cura di Luca Naddeo
A 39 anni Imperio Carcione gioca ancora. È tornato in Serie D nella sua Cassino da tre stagioni, lì dove iniziò la sua carriera che lo avrebbe portato a giocarsi anche una chance in B alla Salernitana, per poi proseguire essenzialmente in terza serie ed accumulando oltre 400 partite da professionista.
Nella stagione 2008-09 il centrocampista classe ’82 vestì in cinque occasioni la maglia granata. Era l’anno del ritorno in B della Salernitana di Lombardi e Murolo, imprenditore proprio di Cassino che aveva interessi nella squadra della sua cittadina. L’allenatore, ieri come oggi, era Fabrizio Castori. “Il mister, oltre ad essere una grande persona è anche un ottimo tecnico con tanta esperienza. Secondo me è l’allenatore giusto per una piazza come Salerno. – ha detto Carcione ai nostri microfoni – Sto seguendo tante partite dei granata e rispetto a dodici anni fa è cambiato il principio difensivo, passando da una difesa a quattro ad una difesa a tre. In avanti il mister vuole sempre sempre due attaccanti, noi avevamo Di Napoli-Fava e oggi c’è la coppia Djuric-Tutino”.
Il debutto di Carcione con la maglia granata coincise con la prima stagionale della Salernitana contro il Sassuolo allenato da mister Mandorlini (vittoria granata 1-0, gol di Arturo Di Napoli) ed il centrocampista di Cassino ricorda bene quei momenti: “Giocare all’Arechi è stato sempre un mio sogno, quel giorno lo ricordo come fosse ieri. Non vedevo l’ora di scendere in campo e ‘spaccare tutto’: quante emozioni mi ha regalato giocare, anche se per poco, sotto la Curva Sud. Avemmo un ottimo inizio in campionato e passammo anche tre turni di Coppa Italia. Sia per noi, sia per per la tifoseria andare al San Paolo e giocarsi la qualificazione contro il Napoli dei vari Hamsik e Lavezzi fu davvero speciale. Poi la piazza di Salerno può essere un’arma a doppio taglio, visto che ti dà moltissimo ma può anche dare tante pressioni; forse in quel momento le soffrimmo un po’ e non riuscimmo a gestirle nel migliore dei modi”. Il rendimento calò (l’inizio della discesa fu in clamoroso 6-2 a Grosseto dopo essere andati in doppio vantaggio) e Castori fu allontanato: arrivò Bortolo Mutti, ma terminò anche l’avventura di Carcione proprio nel mercato invernale, anche per una scelta dello stesso centrocampista: “A gennaio parlai con mister Mutti e lui mi disse che avrebbe cercato di darmi qualche opportunità in più, ma gli spiegai che volevo sentirmi importante: gli dissi che sarei rimasto solo un grande tifoso della Salernitana, per me era stato un orgoglio vestire la maglia granata e che venendo dalla “gavetta” non era fondamentale la categoria ma avevo bisogno di giocare”.
Tra i tanti compagni di quella breve ma intensa avventura ci sono stati Di Napoli e Fusco: “Arturo mi impressionava giorno per giorno con la qualità che aveva a livello tecnico, ma anche con la sua grande umiltà. Fuori dal campo non posso mai dimenticare gli aneddoti su Ronaldo il Fenomeno, con cui aveva condiviso lo spogliatoio all’Inter”. Ancora più stretto il rapporto con il capitano e con un altro… sempreverde atleta: “Leader positivo, un uomo innamorato della Salernitana. Ci conosciamo molto bene, personalmente e posso dire che è un grande uomo ed un grande conoscitore di calcio. E poi c’è Dino Fava, il più grande professionista che abbia mai conosciuto; quest’anno ci siamo ritrovati a giocare nello stesso girone G di Serie D (a 44 anni Fava gioca – e ancora segna – nell’Afragolese, ndr)”.
Dopo Salerno, la carriera di Carcione è proseguita in tante piazze di Serie C (Benevento, Brindisi, Catanzaro, Arezzo, Aquila, Perugia, Paganese) ed Imperio è felice di quello che ha fatto: “Credo che quando un calciatore fa 15 anni di C con 400 partite con tanta umiltà, evidentemente quella è la sua categoria. Mi sono divertito e posso dire che ho giocato nelle piazze più belle della terza serie”. Da alcuni anni, come detto, è ritornato nella sua Cassino. “Ero il capitano quando sono andato via 13 anni fa ed ho ripreso quella fascia che per me significa tanto. Sono tornato non per il classico fine carriera, ma per un nuovo inizio. Ho parlato con il presidente Nicandro Rossi ed il direttore Antonio Lillo ed ho capito che c’era un progetto che può durare negli anni. In questo periodo storico di grande crisi economica, se si lavora sui giovani, il progetto regge sempre. Abbiamo dato il 2003 De Marco al Perugia e il coetaneo Miranda al Sassuolo: questo è un orgoglio per noi. Se in questi anni dovesse arrivare una promozione in C vuol dire che si sta lavorando veramente bene. Nel frattempo, sto studiando per diventare allenatore anche se già sono laureato in ‘marciapiedologia’ (ride ,nda)“.
Tornando all’attualità granata, Carcione crede nelle qualità della rosa: “Il primo posto è dell’Empoli ma la Salernitana si può giocare benissimo fino alla fine il secondo posto, perché Fabiani e i suoi collaboratori hanno costruito una squadra importante. In questo momento il cuore della Curva Sud avrebbe fatto la differenza, ma sono convinto che questo gruppo, soprattutto con mister Castori che ha dato un senso di appartenenza importante ai ragazzi, si possa lottare fino alla fine per raggiungere un sogno che la città di Salerno e i tifosi granata meritano. Io lo spero tanto e sono orgoglioso di aver indossato questa maglia”.
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