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Nicola Salerno cuore granata: “Sono più di un tifoso, con Breda tornerei tutta la vita”

Un anno e mezzo, ma sembra una vita. Nicola Salerno è stato direttore sportivo della Salernitana per poco, in due stagioni che non hanno lasciato bellissimi ricordi ai tifosi del cavalluccio: una retrocessione e una maledettissima finale playoff persa con il Verona. Ma in quei 18 mesi Salerno e Salerno sono diventati una cosa sola, al di là dei giochi di parole. Il direttore sportivo lucano rappresentò il simbolo di una squadra che seppur tra mille difficoltà ha provato a coltivare un sogno, terminato con la vittoria-sconfitta contro il Verona a Via Allende. Il ds ha vissuto a Salerno una delle pagine più belle della sua carriera e oggi, in quarantena, ricorda ancora con entusiasmo la sua esperienza all’ombra dell’Arechi.

Intervenuto in una diretta Instagram sul profilo di SalernitanaNews, prima di aprire il baule dei ricordi Salerno ha commentato la situazione del calcio di oggi, ancora fermo. Salerno è pessimista: “Io non la vedo tanto bene la situazione, l’emergenza non è finita e non sono convinto che si possa risolvere il problema in poco tempo. Serve una soluzione. Purtroppo è una cosa diventata devastante, anche se i campionati continuano ci sarà uno sfalsamento: le squadre si sono fermate e le situazioni sono sempre più complesse. Non si risolverà in poco tempo. Secondo me è abbastanza squallido che in una situazione del genere venga utilizzata per risolvere i problemi che le squadre in difficoltà hanno – dice Salerno riferendosi a chi dà un opinione a seconda della posizione in classifica della propria squadra – Non devono essere le società individualmente a parlare. Bisogna cercare di ridare alla gente la possibilità di rivivere certi momenti in oggi carenti. La situazione è grave e va valutata, le persone però continuano a morire”.

Seppur ormai completamente immerso nel calcio inglese, Salerno è sempre legato ai colori granata: “Una delle prime cose che vado a vedere è il risultato della Salernitana. Secondo me non stanno facendo male, hanno avuto un momento per inserirsi anche tra le prime poi si sono un po’ fermati. Il campionato è difficile, già fare i playoff è una bella garanzia. Poi noi ai playoff siamo abituati”.

Prima di arrivare alla Salernitana, Nicola Salerno è stato direttore sportivo del Cagliari: “E il mio primo allenatore è stato Gian Piero Ventura. Non credo sia cambiato molto: è un grande professionista, conosce il calcio e nelle difficoltà si sa districare abbastanza bene. Ogni piazza ha le sue difficoltà e i suoi modi di pensare, ma Ventura ha allenato anche la Nazionale quindi stiamo parlando di un tecnico di alto livello. Con gli azzurri è finita male, ma il calcio è questo: come è successo a noi con il Verona”.

Lunghissima carriera, gestore dello spogliatoio ma soprattutto scopritore di talenti: “Il più forte? Sono tanti, avevo individuato in Ciccio La Rosa un giocatore importante che se avesse avuto più cattiveria arrivava in Nazionale. Era uno che si accontentava, ma aveva tanto. Per quanto riguarda Salerno dico naturalmente Carrus, poi mi dispiace che Fabinho si sia perso ma per me era straordinario. Lui era affezionato a me, aveva un carattere particolare, un po’ da serata”.

Fabinho era in campo in quella partita con il Verona, impossibile da dimenticare. Così come l’intera stagione: “Meritavamo noi. Se avessimo vinto ci saremmo salvati, anche a costo di fare qualche rapina. Quella finale in casa fu una grandissima delusione, ci bastava un gol. Sicuramente è stata brutta quella partita con il Verona, non è stato facile prendere sonno per una settimana. Meritavamo noi per tutti i sacrifici e tutte le difficoltà che abbiamo incontrato da tutti i punti di vista. La gente ci è sempre stata vicina, solo una piazza come Salerno può darti questo”.

Si apre l’album dei ricordi, si svelano alcuni retroscena: “All’andata perdemmo in casa con il Lumezzane, ma al ritorno fu la partita della svolta. C’era la nebbia e non si vedeva, lo dicevo all’arbitro. Lui a un certo punto ha detto “mi hai rotto le scatole” e decise di rinviare. Quando si giocò vincemmo e da lì cambiò tutto. A Salerno sono stato troppo bene, un’esperienza strana: all’inizio non sono stato accolto bene, con scetticismo. Poi abbiamo piano piano abbiamo fatto quello che è successo e ho conquistato la benevolenza della tifoseria. Non sono un tifoso della Salernitana, ma di più. L’esperienza di Salerno l’ho vissuta benissimo, proprio perché siamo partiti male e poi piano piano siamo saliti. Mi sono sentito uno di loro, mi hanno dato tantissimo affetto. Sono legato a tutte le squadre dove sono stato, però il calore che mi ha dato la gente di Salerno mi faceva commuovere ed esaltare: mi sentivo un leone. Sapevo che erano tutti con me”.

Nonostante la parentesi Cala: “Io non so ancora se era vero o un incubo. Dal primo giorno mi ha dato subito fastidio, come parlava di calcio: non sapeva nulla. Lombardi ha capito sarebbe stata la nostra morte. Poi non aveva la facoltà di avere liquidi. Disse che il direttore sportivo non serviva e ci ha ammazzato”.

Per fortuna però Salerno tornò subito dopo e rimase in sella fino alla finale playoff: “Quando abbiamo fatto gol dell’ 1-0 ho pensato che il secondo lo avremmo fatto, ma il tempo passava. La squadra ha sofferto un po’ fisicamente, nello spogliatoio a fine primo tempo cercavano tutti zuccheri perché avevano consumato tante energie. Nel secondo tempo siamo venuti meno”.

Tanti commenti, tutti che chiedono a Salerno di tornare. Anche con Breda: “Con lui tutta la vita, però per arrivare a Salerno non dipende da noi. Breda è l’allenatore a cui mi sono affezionato di più con David Lopez. Quell’anno fu perfetto, non c’era bisogno di parlare: sapeva benissimo cosa fare. Fu lui a consigliarmi Ragusa. Problemi con i senatori? Volevano continuità economica che non poteva garantirgli la società e allora sono intervenuto. Erano professionisti, anche troppo: Montervino era pesante a volte”.

Oggi la Salernitana ha un’altra società ma la stessa ambizione, vincere: “Non dipende da Lotito, prima o poi ci arriva la Salernitana in Serie A. Lotito alla Lazio ha fatto benissimo, faccio fatica da lontano a dare un giudizio ma quest’anno io pensavo a un certo punto potesse farcela per il secondo posto. La squadra se la può giocare con tutti, serve un po’ di fortuna in più. Cellino? Pro domo sua, siccome è ultimo in classifica le sta provando tutto. Lo conosco bene, non posso dire niente, non lo dico per cattiveria. È abbastanza diverso da Lotito, Lotito è un matematico mentre Cellino è molto impulsivo. Cellino una notte dovevamo giocare una partita in casa difficile, mi chiama a mezzanotte e mezza per non far giocare un giocatore, è finita alle 7. Ho un rapporto calcistico con Lotito, ci siamo visti al mercato. Ho notato da parte sua una buona considerazione nei miei confronti. Mi ha fatto piacere che ha parlato bene con Cellino di me. Manco a Salerno da un po’ di tempo. Il calore del pubblico non è un’arma a doppio taglio, se sei calciatore fa parte del mestiere. La piazza è importante, è da Serie A”.

Per chiudere, un desiderio: “Vorrei festeggiare con tutta la piazza la promozione in Serie A. Magari già quest’estate”.

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