Mentre continuano le civili proteste dei tifosi granata in tutta Italia contro la multiproprietà (ieri sera l’ultimo striscione esposto a Milano, davanti alla sede delle leghe di Serie A e B), in pochi giorni il club Generazione Donato Vestuti ha dato una significativa sterzata al malcontento che si respira a Salerno sulla questione multi proprietà e, dopo l’annuncio della creazione di un comitato etico per rivolgersi ai vertici del calcio e dello sport, ha inviato una lettera al ministro Spadafora, al presidente del CONI, Malagò, e al numero uno della Federcalcio, Gabriele Gravina. Nel mirino c’è l’articolo 16 bis delle NOIF e i “profili di incompatibilità con lo statuto Figc, con il codice di comportamento sportivo del CONI e con il codice etico della stessa Figc”.
Il club presieduto da Carmine Molinara batte “sull’espresso divieto di compartecipazione in via diretta o indiretta in più società del settore professionistico, da parte del medesimo soggetto. Di contro, e non da oggi, attraverso una serie di modifiche e deroghe, si è addivenuti ad un vero e proprio stravolgimento della norma, che così come attualmente formulata da fonte di secondo livello e come tale attuativa delle richiamate disposizioni Statutarie, sembra invece atteggiarsi a postulato derogatore, invero in modo non del tutto esplicito”. GDV va dritto al cuore del problema: “L’Associazione che mi onoro presiedere ha come scopo anche la tutela della storia e tradizione di Salerno, con particolare riguardo all’inscindibile cordone che lega la nostra Città alla massima squadra calcistica, in cui ogni salernitano si immedesima e per cui trepida. È fin troppo nota come l’attuale compagine societaria che governa la amata Salernitana, sia in via indiretta ed in ogni caso per fatto notorio e comunque non contestato, riconducibile pro quota al proprietario della S.S. Lazio ed ad un suo affine entro il secondo grado. Ci si domanda e si porge pertanto all’attenzione delle S.S.V.V. se è tuttora compatibile con i retro estesi principi ordinamentali la partecipazione di un club al secondo campionato professionistico nazionale, in cui (cfr co. 4 art. 16 BIS), le persona fisiche che ne hanno indiretto controllo al fine di rendere compatibile e legittima tale detenzione, di fatto accettino che un’eventuale vittoria del campionato (che pur dovrebbe essere corollario fisiologico o quantomeno “res sperata“ per chi ambisce a partecipare ad un campionato professionista), debba essere “derubricato” ad evento non riconducibile alla propria volontà. Ed ancora ci si domanda, confidando nella cortese attenzione e nel puntuale riscontro, se o meno possa ritenersi alterata l’equità competitiva nel costringere, in caso di approdo in massima serie, ovviamente per circostanze “non riconducibili alla volontà dei soggetti interessati”, la forzosa cessione, in assenza di parametri e condizioni poste dalla norma, nello stringente e concretamente irrealizzabile termine di 30 giorni. Appare evidente e lampante la distonia della disposizione in commento, con la compatibilità all’intero addentellato normativo federale”.
Nelle considerazioni finali, Generazione Donato Vestuti chiede, “anche alla luce delle annunciate riforme strutturali in ambito sportivo, un intervento normativo che o porti ad una completa liberalizzazione senza alcun limite di categoria e vincolo di cessione, ovvero e, sia consentito, in modo verosimilmente più compatibile con i principi ordinamentali, disponga il divieto della c.d. multiproprietà”.
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