Su altri campi c’era uno Scudetto in gioco, ma la partita più calda dell’ultima giornata di Serie A era Salernitana-Udinese, che ha richiesto un arbitro di grandissima esperienza come Daniele Orsato. Il fischietto di Schio ha adottato il suo solito stile in campo, fischiando poco, all’inglese, e ricorrendo pochissimo ai cartellini, nonostante la tensione palpabile sul rettangolo di gioco e soprattutto sugli spalti. Un tipo di direzione che ha fatto storcere il naso a molti tifosi, ma che a dire il vero è stata molto rispettata dai giocatori, mai colti in proteste plateali. D’altra parte gli episodi decisivi non sono stati molti e nemmeno oggetto di grandi dubbi. L’unica protesta smodata viene dalla panchina granata, dal team manager Salvatore Avallone che al 31′ ha da ridire su un fallo fischiato ai danni della Salernitana proprio all’altezza dell’area tecnica, punita immediatamente con l’espulsione. Poco prima, al 27′ era stato annullato per fuorigioco un gol a Deulofeu, che non era rientrato in tempo dopo la palla persa da Bohinen, silent check da parte del Var sulla tempestiva segnalazione del secondo assistente Ranghetti. Silent check anche sulla posizione di Nestorovski al momento del rinvio di Padelli, stavolta regolare, da cui nasce il gol dello 0-3 di Udogie. Nessun dubbio sul rigore concesso all’Udinese nel 4′ minuto di recupero del primo tempo: Deulofeu controlla in area ma poi non riesce a chiudere col destro, ciccando il pallone e mandando fuori tempo Belec che va a vuoto e lo travolge. Nell’occasione il portiere viene anche giustamente ammonito.
L’unico altro cartellino estratto all’indirizzo di uno dei 22 in campo è quello all’11’ della ripresa per Pereyra, colpevole di aver mostrato un messaggio sotto la propria casacca al momento dell’esultanza per il gol appena realizzato. L’episodio però scatena una reazione incontrollata perché avviene sotto la Curva Sud, facendo imbestialire alcuni calciatori e componenti dello staff granata, ma soprattutto il pubblico. Viene lanciato di tutto in campo e verso l’argentino, che voleva solo festeggiare il giorno della patria argentino che si celebra il 25 maggio con il riferimento alla canzone “Vamos viejo todavia”. Tutt’altro che un gesto provocatorio come ha inizialmente creduto tutto lo stadio, e quindi di certo non passibile di cartellino rosso. Il rosso lo prende invece Manolo Pestrin per la reazione dalla panchina. Prima di ripartire però la gara rischia la sospensione proprio per via di tutti gli oggetti, soprattutto bengala, lanciati sul rettangolo verde anche dal settore Distinti, di cui uno colpisce addirittura il guardalinee. Nel frattempo vengono coinvolti anche i vigili del fuoco a causa di un incendio scoppiato nell’angolo tra Distinti e Curva Sud, dove probabilmente aveva preso fuoco una parte della coreografia iniziale. Per sei minuti il gioco rimane fermo, anche a causa della scarsa visibilità provocata dal fumo, mentre lo speaker avverte il pubblico del rischio di sospensione del match. Sono momenti che non rendono di certo onore a una delle tifoserie che più ha colpito e appassionato l’Italia calcistica in questa stagione, ma sono gli stessi ultras granata a stemperare la tensione, riprendendo a cantare per la squadra e dando un segnale positivo a tutto l’ambiente. Al 26′ poi c’è un altro gol annullato all’Udinese per il netto offside di Nestorovski dopo la traversa di Samardzic. Mentre l’ultima sanzione disciplinare è per Davide Nicola, ammonito al 29′ dopo l’attimo di caos generato dall’esultanza per la falsa notizia di un gol del Venezia arrivata dalla tribuna.
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