Mercato off: inversione tattica verso reparti affollati e qualche singolo da recuperare

Era cominciato col sogno Isco ad infiammare l’assolata vigilia di Capodanno, anticamera dell’avvio ufficiale delle contrattazioni, ed è terminato con l’intrigo Verdi.

L’inversione

Si chiude il calciomercato invernale 2023 della Salernitana con un epilogo che riporta alla mente un film già visto tante, troppe volte nelle ultime sessioni di contrattazioni. Dal fax rotto che bloccò l’operazione Princivalli ai tempi di Nicola Salerno diesse alle tante, tantissime, innumerevoli trattative sfumate sul gong nel lungo interregno dirigenziale romano: Crimi, Dezi, Ceravolo e chi più ne ha, più ne metta, anche se per motivi non “tecnologici”. Qualsiasi esso sia l’epilogo della querelle Verdi con la Lega atteso per questa mattina, la tornata invernale di mercato della Salernitana è stata caratterizzata da tanti colpi di scena ed improvvise piroette. Non soltanto in panchina, con la decisione di esonerare e poi richiamare Nicola, ma a livello tattico e strategico. Iervolino era stato chiaro ed aveva dettato la linea di condotta: a differenza della sessione estiva caratterizzata da ingenti investimenti in chiave patrimonializzazione, a gennaio bisognava intervenire in maniera mirata ed oculata ma low cost, con prestiti e/o scambi. È mancata forse linearità di pensiero nelle scelte che hanno orientato le trattative portate avanti dal diesse Morgan De Sanctis. In primis di natura tattica.

Tanti centrali, pochi terzini

Cambiare radicalmente modulo passando alla difesa a quattro a dieci giorni dalla chiusura del mercato poteva rappresentare un assist ma s’è rivelato un freno. E non soltanto per l’evidente difficoltà nel riuscire a piazzare calciatori che oramai non rientravano nel nuovo progetto tattico di Nicola: da Radovanovic a Kastanos passando per Botheim e Bonazzoli. Nicola si ritrova senza un’alternativa di ruolo (e di piede) a Bradaric, unico vero terzino sinistro in organico, con il solo Sambia a destra in attesa del rientro di Mazzocchi e con sette difensori centrali (compreso il neoarrivato Troost-Ekong) più Radovanovic per due sole maglie: decisamente troppo. I vari Daniliuc, Bronn e Pirola sono adattabili sugli esterni, si dirà, ma con caratteristiche dissimili a quelle di un interprete naturale del ruolo di terzino, più bloccati e con meno abilità di spinta.

Attaccanti da… recuperare

Discorso analogo a centrocampo: ottimi gli innesti di Nicolussi Caviglia e Crnigoj, è rimasto deluso chi si aspettava un colpo ad effetto capace di conferire maggiore qualità al reparto. Fiducia quindi a Vilhena, che ha dimostrato comunque di essere in ripresa in questo 2023 (due gol, quattro punti), in attesa del rientro di Maggiore e di ritrovare il miglior Bohinen. Capitolo attacco: trattare prima Djuric e poi Verdi (fra i tanti altri) ha significato sconfessare parzialmente le scelte della scorsa estate. L’ariete bosniaco sarebbe stata l’alternativa più fisica a Piatek per le “partite sporche” ma il Verona non ha voluto (giustamente) privarsene. De Sanctis aveva una lunghissima lista di nomi perlopiù esotici sul taccuino, prima della tardiva virata su Verdi, certamente “benedetta” dai piani alti e probabilmente anche influenzata da qualche intoppo sulla questione Jovane Cabral, che sembrava ad un passo dall’accordo con la Salernitana. L’ancora acerbo Valencia troverà più spazio come alternativa a Dia e Candreva, ma andranno recuperati appieno Botheim e Bonazzoli. Sul piano psicologico prima che tecnico.