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Editoriale

Mercato e mugugni, quando il bicchiere è sempre mezzo vuoto: Salernitana competitiva per salvarsi

Nove giocatori presi, altrettanti salutati senza considerare lo spostamento rapido di Antonio Pio Iervolino dalla C a Malta. La Salernitana è la seconda squadra della serie cadetta per numero di innesti sul mercato di riparazione, dietro soltanto alla Sampdoria (11), e definire deludenti i movimenti effettuati dalla proprietà e dal ds Valentini appare quantomeno ingeneroso, per non osare dire altro. Il voto al calciomercato di gennaio della Bersagliera è un 6,5, perchè, come dovrebbe essere, si tiene conto di tutto il mercato, dal 3 gennaio, e non solo l’ultimo giorno come i più distratti sembrano fare. Opinioni controcorrente. L’ambiente salernitano, nell’epoca dei social soprattutto, in certi casi sembra essere un bicchiere bucato in cui qualcuno versa continuamente acqua con i paraocchi, senza guardarsi intorno ma osservando attentamente solo il fatto che non si riempie mai.

Sarà la “delusione” per l’affare Guessand saltato all’ultimo secondo (anche se si trattava di un difensore giovane che sarebbe andato a fare solo da contorno a un reparto numericamente già completo) saranno i sogni sempre in grande di tifosi, cronisti o semplici appassionati che seguono sempre le ultime 24 ore del mercato con la trepidazione per attendere il rinforzo che fa emozionare nella rincorsa al countdown a volte senza restare saldi con i piedi per terra, fatto sta che al termine del mercato di riparazione i mugugni ormai tradizionali non fanno il paio con un modus operandi sicuramente ben diverso da quello che ha spesso contraddistinto le campagne di rafforzamento di gennaio negli anni precedenti, indipendentemente da chi fosse il proprietario della Salernitana. Perché è giusto ricordare che il mercato non è iniziato alle 8 del mattino del 3 febbraio e non durava 24 ore, come forse qualcuno di quelli che, al grido di “solo Zuccon” oppure “manca l’attaccante”, innaffiano con benzina un braciere a fatica contenuto dal successo contro la Cremonese dimenticando quanto detto 10 minuti prima, settimane prima, mesi prima. A giorni alterni, sembra che ogni spillo sia buono per gettare discredito: a maggio scorso era come sparare sulla croce rossa, visti i risultati, stavolta decisamente meno alla luce degli interventi e del riavvicinamento della proprietà. Che, mentre tante componenti fanno chiacchiere spesso inutili e non sempre con la garanzia di buona fede, perlomeno ha provato a dare risposte alle legittime richieste della piazza delusa dai bassifondi della classifica. Quali? Prezzi stracciati contro la Reggiana, comunque molto bassi con la Cremonese, scuole e scuole calcio gratis in tutte le ultime 5 partite casalinghe (tolti pure gli abbonati, i paganti per ogni partita in media non arrivano a 2mila) ma soprattutto intervento tempestivo sul mercato con l’ingaggio fulmineo di 5 calciatori già disponibili per la prima partita del 2025, numero poi incrementato fino ad arrivare a 9 totali.

Mai, negli ultimi tempi, la Salernitana aveva operato così rapidamente portando subito in dote al tecnico nuovi calciatori. L’attesa del saldo di fine mercato era il maggior motivo di critica dei presidenti dei circoli del malcontento perenne. Ora che questa osservazione non è pertinente, la si butta nel dimenticatoio sminuendo quanto fatto e quasi omettendo che il mercato “deludente” ha fin qui prodotto già 6 punti pesantissimi con le firme di Albertone Cerri, Antonio Raimondo e Oliver Christensen. Iervolino non avrà speso tutti i 5 milioni messi sul tavolo e annunciati a suo tempo dall’ex direttore Petrachi, però il budget non poteva rappresentare un unico termine da considerare, come da spendere obbligatoriamente. A voler essere pignoli, probabilmente uno sforzo in più per Saric avrebbe garantito un elemento di maggiore esperienza rispetto a Zuccon, comunque giocatore fresco e che l’anno scorso è stato titolare del Cosenza che ha raggiunto la salvezza. Che, lo ricordino tutti, è il “nuovo” obiettivo della Salernitana dopo aver accarezzato, ad inizio stagione, il sogno playoff, obiettivo da molti commentatori ed appassionati sbandierato come fattibile, salvo poi fare capriole, giravolte e “sì però” per arrivare chissà dove. È vero che la rosa della Salernitana non era malvagia già ad agosto, che Martusciello probabilmente è stato esonerato con troppa fretta, che è stato fatto un evidente errore anche nella scelta di affidarsi a Colantuono, però è altrettanto vero che i nove acquisti sono un numero importante per una squadra che si deve salvare e nello stesso tempo deve salvaguardare anche equilibri di spogliatoio, proprio per questo motivo non potendosi permettere rivoluzioni estemporanee e non ragionate.

E però sono per gran parte prestiti! Rubinetto aperto sul lato rosso, quello dell’acqua calda: a gennaio è decisamente raro che vengano fatti acquisti a titolo definitivo figli di investimenti importanti, a meno che non ti chiami Paris Saint Germain. Il mercato è quello di riparazione e non di costruzione. Cosa poter programmare a lungo termine, se non si è certi della categoria, degli obiettivi, di quelli che saranno gli uomini (direttore sportivo e allenatore) che hanno contratti comunque in scadenza a giugno? Quale top player, anche se ben pagato, si muove o viene lasciato libero di muoversi a gennaio soprattutto se senza la certezza di una maglia da titolare? L’obiettivo è la salvezza e le operazioni andavano fatte per ottenere il risultato nel breve tempo, a qualsiasi titolo. Anche la Sampdoria, regina del mercato per numero di movimenti in entrata, con i suoi 8 prestiti su 11, ha fatto lo stesso.

La realtà è che la Salernitana consegna a Breda un organico numericamente completo, con forse un paio di ritocchi che potevano rendere ancora migliore il mercato (una punta che accettasse di partire nelle retrovie rispetto a Cerri o Raimondo e un difensore in più per abbondare, che Valentini stava prendendo con Guessand prima della beffa, dovuta ad alcuni rallentamenti nell’invio dei documenti da parte dell’entourage del giovane francese). Cerri e Raimondo, va ricordato, sono innesti del mercato di gennaio e non sono piovuti dal cielo. Hanno già fatto gol decisivi e prendono idealmente il posto del deludente Torregrossa e del vituperato Simy (che ha comunque fatto i suoi 4 gol ufficiali e ora resterà fuori lista fino a scadenza naturale di giugno): due salti di qualità innegabili. Kallon, esterno d’attacco non più funzionale al modulo di Breda, non va rimpiazzato per caratteristiche. Restano in organico giocatori forti come Verde e Tongya, che possono agire da seconde punte, Braaf che pure può giocare a sostegno di un centravanti e a inizio stagione aveva dimostrato di avere colpi e numeri, e resta pure Wlodarczyk che non ha avuto tantissime occasioni per mettersi in mostra e può essere considerato quarta punta. Gli attaccanti che giocano sono due. E se Cerri dovesse aver bisogno di riposare, Raimondo – con i suoi movimenti a detta di tutti da prima punta e “accusato” di pestare i piedi all’ex Como dai più, evidentemente può fare il riferimento offensivo insieme a un altro dei giocatori già citati. Mancava la ciliegina? Forse sì, però la torta può essere buona anche senza e non necessariamente deve essere gettata via con disprezzo. La Salernitana ha provato ad assicurarsi Thomas Henry e Flavio Russo, due giocatori importanti, ricevendo il rifiuto del francese che non ha voluto muoversi da Palermo e quello del giovane del Sassuolo, che ha forse preferito Cesena intravedendo lì delle maggiori possibilità di vedere il campo, avendo in granata proprio Cerri, Raimondo, Verde, eccetera.

In difesa le coppie ci sono. Guasone, tutto da scoprire, va detto, è il vice Ferrari, Jaroszynski (non in grande forma negli ultimi tempi) il vice Lochoshvili, Bronn e Ruggeri si contendono il posto da braccetto destro. Njoh e Corazza sono i due esterni a sinistra, Ghiglione e Stojanovic quelli di destra con la soluzione aggiuntiva Gentile, che può fare anche il braccetto. A centrocampo Amatucci resta unico vero play ma Breda, che il ruolo lo ha interpretato nei suoi trascorsi da giocatore, vede Hrustic come suo possibile vice. Zuccon, Girelli, Caligara, Reine-Adelaide, Soriano, Tello, in caso di necessità anche Tongya, 6-7 uomini per 3 maglie. Un roster che continua ad avere qualche difetto, se è terzultimo un motivo c’è, ma è inequivocabilmente competitivo per raggiungere la salvezza da cui si dovrebbe ripartire l’anno prossimo per pianificare bene un campionato di altro livello.

Perché avvelenare preventivamente tutto con critiche preconcette che, dati, numeri e prestazione di grande carattere e umiltà collettiva contro la Cremonese alla mano, avrebbero bisogno di essere sostituite con riflessioni posate e in grado di aiutare chi arriva a esprimersi con serenità per poi essere giudicato? Lo sport dell’attacco a Danilo Iervolino, principale responsabile della retrocessione indegna dello scorso anno, non può più tirare. Il patron è tornato allo stadio, ha assicurato interventi ed è il primo a non volere i granata in C. Gli ormai abusati appelli all’unità e al solo per la maglia devono trovare concretezza nei fatti e non solo nella presenza allo stadio ma anche entrando in una più responsabile dimensione di giudizio e critica da parte di tutti. Tutti vogliono la Salernitana ancora in B, almeno a parole. Il detox dalle delusioni dell’anno scorso e di questa prima parte di stagione non può essere completato con due vittorie casalinghe, però serve anche uscire dai canoni del facile codazzo di quelli a cui non va mai bene niente per aiutare ed aiutarsi a “disintossicarsi”. Altrimenti, non se ne esce più. Brescia, Carrarese e Frosinone sono tre scontri diretti da giocare con forza e li giocheremo tutti: calciatori, allenatore, dirigenti, proprietario e tifosi, anche la stampa. Mettiamoci in condizione di dire “che bello”, piuttosto che “l’avevo detto”.

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