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L’incidente e il trapianto, rinascita Faggiano: “È stato calvario difficile. Iervolino mi ha dato carica”

Qualcuno lo ricordava, qualche anno fa, decisamente più robusto e forse si è stupito a rivederlo con tanti chili in meno. Ma Daniele Faggiano ha dovuto, per forza di cose, cambiare fisionomia. In un’intervista concessa a Gazzetta.it, il ds granata ha raccontato la sua malattia. Tutto è cominciato con un incidente stradale: “Ero stanco e spossato, credevo fosse perché non lavoravo. Ma non era così. In autostrada stavo andando a Modena e mi sono rotto due vertebre per un incidente. Però sono uscito dall’ospedale firmando, contro la volontà dei medici. E una volta a casa, mio padre e mio suocero mi hanno rimandato a farmi vedere. Avevo valori sballati, i medici hanno capito che il fegato non funzionava. Così ho cominciato a girare gli ospedali”.

L’ex dirigente di Trapani e Parma ha dovuto cambiare stile di vita e sottoporsi ad un delicatissimo intervento fino al trapianto del 19 dicembre. Il ds ha raccontato anche il percorso post operazione, nel quale gli sono stati accanto anche l’ex granata Torregrossa e Roberto Inglese: “Un calvario, pensavo di non uscirne. Momenti bui, non li auguro a nessuno. Ho provato dolore, rabbia. Una volta non capivo perché negli ospedali le finestre sono chiuse, me ne sono reso conto quando volevo aprirne una e scappare. Ma pensavo alla famiglia, alla bambina, agli amici veri che hanno sofferto con me e mi sono sempre vicini”.

Faggiano ha ammesso come quanto capitatogli gli abbia cambiato la vita. Ora nei suoi pensieri c’è solo la Salernitana: “Ora vedo la vita diversamente, mi arrabbio sempre ma capisco che i problemi sono altri. Ho capito cosa vuol dire soffrire e se posso aiutare qualcuno lo faccio. Iervolino mi ha dato la carica definitiva. Lui ne ha tanta! E me l’ha trasmessa. Il lavoro è la medicina migliore. Il girone è tosto, oltre a Catania e Benevento ci sono anche Cerignola, Crotone, Monopoli, Potenza, e poi l’Atalanta U23. Spero di trasmettere la mia carica alla squadra. Essere qui mi ha dato forza e ora affronto questo impegno con l’entusiasmo di prima. Anzi più di prima, come se fossi resuscitato”.

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