La Salernitana “vola” tra gli ultras che festeggiano una “fedelissima” granata

I fischi a Castori, l’abbraccio tra Jallow ed Odjer sotto gli occhi della Curva Sud Siberano. Nel mezzo i festeggiamenti per il compleanno della “mamma degli ultras”, Celeste Bucciarelli. Erano 7313 (il dato contiene la quota abbonamenti) i tifosi presenti allo stadio Arechi questa sera, per il match tra Salernitana e Trapani. Finito l’effetto “sold-out” con una prevendita che durante la settimana non ha fatto celeri progressi e non è riuscita a decollare, il numero dei presenti riesce comunque a creare una cornice “granata” all’interno dell’impianto di via Allende. Un omaggio, quello per la “fedelissima” Celeste – accolta tra gli applausi e i cori  –  che arriva due giorni dopo la grande festa al Vestuti di sabato – giorno in cui la super tifosa ha compiuto 80 anni – tra fumogeni, striscioni e cori tutti dedicati. E lontani (ma non troppo) i tempi delle contestazioni e delle proteste, adesso c’è da tifare, cantare ed essere accanto alla squadra dell’ippocampo. Perché dopo la grande prova di Benevento, con tantissimi ultras in trasferta, adesso l’obiettivo è riempire nuovamente la Curva Sud, sì…ma di sogni. Questi tifosi – stasera – non hanno mai smesso di cantare, di incitare gli uomini di mister Ventura (nonostante i toni non siano più quelli degli anni d’oro), provando per un attimo a mettere tutto in angolo e a prendere il “vestito buono della domenica” con il cavalluccio marino stampato sul petto. Questa piazza (grande) ha bisogno di sognare, scacciando via i fantasmi del passato e gli incubi delle notti più buie, di riunirsi per festeggiare anche solo per un giorno, una donnina di 80 anni che nonostante il nome (Celeste) ha colorato e colora di granata le vite di tante donne, ma anche di tanti uomini. Ed è proprio così che dovrebbe “vivere” Salerno, perché Salernitana è una città intera, che si unisce nell’abbraccio avvolgente di una tifoseria che sente sempre il bisogno primario di consumare scarpe e voce, con gli occhi rivolti al cielo e sempre più in alto, per guardare quella maglia che “vola”.