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Editoriale

La pietra dell’indignazione: fuori a vita i delinquenti dall’Arechi!

La Salerno perbene può e deve indignarsi per il lancio sul terreno di gioco di una pietra – che fortunatamente non ha colpito nessuno – avvenuto ieri sera durante Salernitana-Genoa. Perché no, anche vergognarsi. Il senso che si prova è questo, a vedere certe scene e a pensare che poi c’è chi intinge il pane. Il sasso in campo è l’ennesimo assist fornito a chi può auspicare una retrocessione della Salernitana, l’ennesimo episodio della solita “minoranza” che però fa fare di tutt’erba un fascio a chi, da lontano, vede, sente, giudica. Ed è per questo che “da vicino” bisogna indignarsi e mostrare con forza (e con i fatti concreti) che è minoranza davvero e non prassi, come purtroppo accade. La pietra è punta dell’iceberg ma il lancio di oggetti negli stadi, anche a Salerno, è purtroppo ancora praticato. Cosa spinga una persona a farlo davvero non si sa.

L’episodio di ieri

Il Genoa segna il pareggio momentaneo, oggetti vari vengono lanciati durante l’esultanza e uno snack colpisce Retegui. Strootman lo mangia provocatoriamente e poi l’arbitro va a prendere anche la pietra, fortunatamente caduta sul prato. Cosa ha fatto Orsato? L’ha raccolta e tenendola in bella mostra l’ha portata al quarto uomo, a favor di telecamere. Probabilmente in altri tempi e in altri contesti il direttore di gara veneto (o chi per lui) avrebbe agito in modo più discreto. Non ci si poteva aspettare un gesto meno plateale la settimana dopo dichiarazioni durissime da parte del presidente granata nei confronti dei colleghi del fischietto di Schio. Che, beninteso, ieri è stato tra i migliori in campo. La Salernitana rischia una sanzione pesante. L’ultima fu in Salernitana-Udinese del 22 maggio 2022, quando pure, sullo 0-4, una parte di Salerno diede il peggio di sé incendiando striscioni e lanciando oggetti in campo. Si pensava di retrocedere e poi il pareggio del Cagliari a Venezia fu decisivo. Anche stavolta il rischio di scendere di categoria è concretissimo ma la piazza granata rischia di autocondannarsi anche prima, continuando a proporre atti da Terza Categoria. Qualcuno sostiene che nel 1999 anche per il vile episodio della bomba carta in Fiorentina-Grasshopers la città e la sua squadra pagarono. Se sia stato davvero così è impossibile saperlo. Ma se è stato così, la pietra in campo che fa il giro d’Italia e del mondo non propone certo un’immagine di una realtà degna di rimanerci in Serie A. Roba da spiegare agli ignoranti protagonisti del gesto, ovviamente. E se si dovesse retrocedere – perché è da mettere in conto – cosa succederebbe? Il passato doloroso e lacerante non ha insegnato nulla?

Retegui non ha assolutamente esultato in modo provocatorio e se anche ciò fosse avvenuto, non avrebbe giustificato il lancio di oggetti che, purtroppo, si verifica spesso quando i calciatori avversari hanno la “colpa” di segnare sotto la Curva Sud e conseguentemente esultare verso la bandierina più vicina, sia a destra o a sinistra della porta. Capita spesso di andare a gioire verso le telecamere posizionate dietro le porte, infatti. È serie A, non la C. Il calciatore professionista, nella stragrande maggioranza dei casi, cerca il favore di telecamera e non pensa certo di poter fare 100 metri di scatto per andare a esultare dalla parte opposta ed evitare di offendere la suscettibilità di chi è pronto a sfogare la propria frustrazione gettando cose in campo. Non è la prima volta che cadono bottigliette (come ci entrano nel recinto dell’Arechi nonostante i controlli degli steward?), accendini, altri oggetti, finanche lo snack. La Salernitana è stata già multata in precedenti circostanze analoghe fin dal suo ritorno in A. Possiamo smetterla, di grazia, dato che nel 2024 oltre ad essere una cosa incivile e pericolosa, è anche ridicola e controproducente perché non incute alcun timore negli avversari? Basta con la mentalità di quarant’anni fa.

Fuori dagli stadi!

Ci si indigna giustamente per il razzismo negli stadi (bene ha fatto Maignan a Udine ad abbandonare il campo due giorni fa) e bene si farà a individuare i responsabili degli insulti a sfondo razziale ed a tenerli fuori dagli stadi a vita. Stessi provvedimenti, non più leggeri, sono auspicabili per chi ha lanciato quella pietra. Niente sconti. C’è un regolamento ben preciso per chi compra un biglietto o un abbonamento ed ora la Salernitana può dare un esempio importante, “ripulirsi” la faccia dopo le ultime settimane di polemiche e fare una comunicazione seria, esemplare: tanti occhi elettronici possono intervenire e fare giustizia, bandendo vita natural durante l’accesso allo stadio a chi ha fatto un gesto tanto stupido quanto pericoloso.

La Salernitana dia un segnale forte

Salerno, la Salernitana, lo sport, i bambini che vanno allo stadio, noi tutti: nessuno ha bisogno di questi esempi. L’auspicio – anche tramite striscioni – alla vigilia di Salernitana-Genoa era quello di “difendere tutti insieme la Serie A”. È così che Salerno intende difenderla? Di certo ai padroni del calcio non fa comodo avere nel massimo campionato una squadra che porta allo stadio anche solo una manciata di persone dedite al lancio di oggetti anche contundenti in campo durante le partite e in mondovisione. Dobbiamo tutti vergognarcene condannando fermamente l’episodio. Ci pensi, Iervolino, che lamentandosi dei torti arbitrali e accusando gli arbitri di inadeguatezza si era chiesto: “È questo il calcio che vogliamo?”. Già, presidente. Per colpa di questa gente, Salerno è su tutti i media nazionali e internazionali con etichetta ormai negativa. Chiediamocelo tutti anche a tal proposito: è questo il calcio che vogliamo? Noi no. Fuori i delinquenti dall’Arechi. Per davvero.

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