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La nuova veste tattica convince, Nicola continua a lavorare sulla difesa a quattro

Le ultime due prove contro Napoli e Lecce hanno fatto registrare un cambio di spartito tattico rispetto alla disastrosa uscita di Bergamo: certo, 180 minuti sono forse pochi per poter giudicare, ma il consenso della tifoseria verso la difesa a quattro è palpabile. Il Nicola-bis, se così si può definire il periodo post esonero e reintegro del tecnico piemontese, è caratterizzato dall’accantonamento del 3-5-2 con passaggio ad una più equilibrata difesa a quattro. Sulla sinistra è bastato arretrare Bradaric, a destra è stato necessario qualche adattamento: col Napoli il terzino è stato Daniliuc, a Lecce Junior Sambia ha dimostrato di poter dire la sua. Il mercato aperto permette quindi al DS De Sanctis di garantire a Nicola una batteria di esterni bassi a prova di infortunio per portare avanti questa idea di gioco. Idea di gioco su cui Nicola continuerà a lavorare anche nella settimana di avvicinamento alla Juventus.

In questa nuova veste tattica, un ruolo cruciale è ricoperto da Boulaye Dia. La sua posizione più lontana dalla porta avversaria non ne limita la pericolosità grazie ad una esplosività ed una rapidità fuori dal comune. Se a destra Antonio Candreva è una certezza, a sinistra Dia è sembrato immarcabile, ed ha trasformato il 4-4-2 in un 4-5-1, lasciando Piatek unico riferimento offensivo. La “heatmap” del senegalese a Lecce, non lascia spazio a dubbi: Dia ha percorso la fascia mancina per poi accentrarsi nei metri finali. Assente Mazzocchi, Nicola ha schierato un altro elemento in grado di garantire la stessa spinta, permettendo a Vilhena di agire più accentrato come è nelle sue corde. Salernitana camaleontica quindi, capace di cambiare pelle dopo tutto un girone di andata concentrato sul 3-5-2. Non solo Dia e Candreva, però: per sostenere un’impalcatura così orientata sulle fasce occorre quantità in mezzo al campo. Ecco perché servirà il miglior Bohinen, quello della passata stagione, per intenderci. Nicolussi Caviglia, gettato nella mischia al posto del norvegese all’intervallo, ha interpretato al meglio la funzione di filtro e di “mente pensante”, quel giocatore che alla luce del posizionamento avversario e della rapidità di proposizione, deve scegliere in quale corridoio lanciare la squadra. Tanto ha fatto la concentrazione e l’applicazione dei granata in campo: la Salernitana ha ritrovato compattezza e quadratura derivanti da una maggiore sicurezza dei propri mezzi. Lavoro psicologico targato Nicola, perché le otto sberle di Bergamo e tutto ciò che ne è derivato avrebbero potuto stendere un elefante. In due settimane si è vista un’altra squadra, e non può essere solo una questione di moduli.

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