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La nota del Monza: “I calciatori possono svolgere loro attività”

In un momento in cui la tensione è alle stelle, la faccenda dell’escursione a Lugano di otto calciatori del Monza non aiuta a calmare le acque. Una grave leggerezza che potrebbe avere delle ripercussioni nell’ottica della prossima gara dei brianzoli, quella di sabato all’Arechi. La stessa società lombarda è stata sorpresa di apprendere di questa bravata di alcuni suoi tesserati, ma non tanto preoccupata. O almeno così fa intendere dal comunicato ufficiale pubblicato oggi sul proprio sito:

L’AC Monza ha appreso dagli organi di stampa che ieri pomeriggio, al termine dell’allenamento, alcuni calciatori si sono recati al Casinò di Lugano. Non è vietato recarsi in Svizzera; è però stata senz’altro una leggerezza averlo fatto in questo periodo. I predetti calciatori intendevano trascorrere insieme qualche ora libera del pomeriggio. Hanno peccato di ingenuità e hanno riconosciuto l’errore. L’AC Monza ha prontamente comunicato l’ingresso in Italia al Dipartimento di prevenzione dell’Azienda Sanitaria locale di riferimento e continua a osservare il protocollo anti Covid-19 della Figc, che prevede che i calciatori possano svolgere le loro attività sottoponendosi a tamponi periodici”.

Nessun problema quindi a rientrare in gruppo e riprendere le attività per gli otto calciatori, almeno secondo il club che fa riferimento al protocollo della Figc. Molti però in queste ore si sono appellati all’ordinanza attualmente in vigore in Italia secondo cui chi rientra dall’estero (in questo caso dalla Fascia C), deve rispettare cinque giorni di isolamento. La nota del Monza sembra voler sottolineare proprio che i calciatori possono tornare a svolgere l’attività sportiva rimanendo monitorati, isolandosi solo nella vita sociale. Insomma sembra quasi tutelarsi allungando le braccia in avanti prima ancora di cadere. La palla, in ogni caso, passa come al solito nelle mani dell’Asl. Tuttavia il clamore generale, soprattutto in un periodo dove ricorrere a vie legali è all’ordine del giorno, potrebbe fare sì che quella dell’azienda sanitaria non sia l’ultima parola a riguardo.

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